L’anarchismo nell’età contemporanea è sottoposto a critiche socio-politiche che lo hanno reso una scienza ancora più profonda, aperta e sperimentale. La Rivoluzione esistenziale figlia del ‘68, quotidiana per essenza, ha fatto in modo che l’anarchismo cambiasse completamente l’idea ideologizzata di “rivoluzione”.
Nico Berti afferma che, quella rivoluzione a metà
“ha cambiato il costume, ha incivilito la società, in altri termini ha reso più civile e più liberale la società liberale. Il ‘68 ha liberato la società liberale, ma non l’ha minata. Io credo che l’abbia perfezionata e resa più civile, più liberale e anche più libertaria… Ma le conquiste del ‘68 sono tutte sottoscrivibili da un liberale”. Come sottolineato dal Berti, si tratta di capire come sviluppare una società libertaria partendo da quella liberale, non cercando di eliminare quest’ultima poiché, anche in modo controverso, comunque è figlia di spinte libertarie e rivoluzionarie a cui anche gli anarchici hanno dato un contributo nel ‘68.
Fabio Massimo Nicosia parla di libertà e di essenza proprio partendo dalle esperienze libertarie degli anni ’60. In questo caso, è più evidente la storia radicale relativa alle cosiddette battaglie per i ‘diritti civili’. Nicosia parla di un essenza libertaria, di una
“inclinazione libertaria” che non è di tutti gli uomini e che, forse, appartiene solo a una minoranza. L’idea giusnaturalista secondo cui la natura sarebbe libertaria per definizione è, quindi, contraddittoria, altrimenti semplicemente non si capirebbe il perché della non esistenza attuale della società libertaria. Tuttavia, da una semplice valutazione, anche approssimativa e pur sempre teorica, ritenere che una società libertaria fondata sul libero mercato andrebbe a vantaggio di tutti, soprattutto delle minoranze che non sarebbero schiacciate dalla maggioranza, non è affatto banalità, bensì una considerazione degna di valore reale, soprattutto se riteniamo ‘contraffatti’ gli attuali sistemi democratici. La problematica è il rapporto in bilancio tra libertà ed eguaglianza. Dal punto di vista libertario, le formulazioni riguardanti i ‘princìpi di libertà’ non possono essere sottoposte a retrocessione per esperienze egualitarie. Si tratta di capire come bilanciare questi rapporti per non ottenere una società apparentemente libertaria ma diseguale e, quindi, priva di libertà, cadendo nella contraddizione di una società al contempo libertaria e illibertaria. Nicosia, come esempio di probabile bilancio, riprende il programma del Partito radicale olandese del 1977 definito di
“Democrazia Reale” ove si legge:
“Il potere decisionale deve essere notevolmente decentralizzato alle comunità locali e ai sobborghi delle città più grandi”. Una democrazia radicale, industriale, di mercato e autogestionaria. In una fase di transizione, si possono immaginare forme di autogestione esterne, al di là dei produttori diretti con la partecipazione societaria di utenti consumatori e le loro organizzazioni. Dei rapporti in bilancio tra eguaglianza e libertà, una curiosità: proprio del Partito radicale olandese e del suo programma del 1977 parla anche
Van Parijs, che tra le ‘assi della libertà e quelle dell’eguaglianza’ sicuramente è collocabile più vicina a quest’ultima. Van Parjis descrive di come proprio il Partito radicale olandese sia la prima formazione in Olanda a includere nel proprio programma il
‘Reddito minimo universale’. Rifacendosi a intellettuali come Piane o Steiner, egli ritiene che non si tratti più di un’imposta redistributiva, ma piuttosto della redistribuzione di un canone di locazione per l’uso di una risorsa, la Terra, che è, almeno moralmente, di tutti. In questo senso, il ‘reddito minimo universale’ è essenzialmente il ricavato del prodotto e l’utilizzo, in sistema di libertà, delle proprie capacità di gestione e interazione dei vari titoli di proprietà, della proprietà privata. In questa espressione va trovato, forse, quel
‘bilancio non declassatorio tra libertà ed eguaglianza’? Di certo, formulazioni seguendo tal percorso risultano di interesse notevole. Enunciati che l’odierna teoria libertaria, vastissima, considera e identifica come
‘geo-libertarie’.
Fonti:
- Van Parijs – Vanderborght, Il Reddito Minimo Universale, Università Bocconi Editori, 2006
- Nico Berti, Intervista agli anarchici, Galzerano Editore, 2009
- Fabio Massimo Nicosia, Il dittatore libertario, Giappichelli Editore, 2011