Francesca BuffoCi sono giorni in cui è difficile vivere in Italia, sia che ci si ritrovi a Milano, a Roma o a Catania. Giorni maledetti nei quali rimani chiuso nel traffico di una tangenziale o di un raccordo e ti rendi conto che, se per poter andare a lavorare ci impieghi due ore al posto di venti minuti, le infrastrutture fanno schifo. Giorni infernali che sei disconnesso dal mondo, senza telefono e senza internet, perché il tuo operatore telefonico ha disconnesso un'intera città (e parliamo di una Vodafone che scollega gli utenti di Roma per oltre 8 ore) e capisci che i consumatori non sono tutelati, devono solo pagare. Se si lavora con colleghi su tutto il territorio nazionale basta un breve giro di telefonate per raccogliere le lacrime di un Paese alla deriva. L'Italia è bloccata e la colpa non è della crisi, come vorrebbero farci credere. Momenti così grigi nessuno li ricorda dai tempi del dopoguerra. Ma in quegli anni si investiva sulla ricostruzione. Oggi no. Le imprese sono al collasso, le banche aiutano sempre gli stessi e l'economia è paralizzata. Persino una nonna, con la sua misera pensione, vive meglio di un imprenditore o di un giovane precario. Che cosa si può dire di una nazione dove gli investimenti vanno solo in operazioni che hanno un ritorno di immagine per gli investitori e che coinvolgono solo pochi professionisti e di solito sempre gli stessi? Perché nessuno scende in piazza contro il decreto mille proroghe? Perché nessuno dei talkshow che ci ha ammorbato per settimane su Berlusconi ne parla? Persino i festeggiamenti per l'unità d'Italia hanno ricalcato il solito cliché clientelare: soldi stanziati per musei e manifestazioni che hanno coinvolto o coinvolgeranno pochissimi italiani rispetto al gran numero di cittadini che fa fatica a sopravvivere. Non manca neanche il solito sociologo opinionista pronto a lanciarsi nella polemica sul disinteresse e sull'allarmismo di un'Italia finita. Ma nessuno, proprio nessuno vuole rischiare nell'ammettere la verità: l'Italia è sfinita e con essa tutti quegli italiani che vi lavorano senza alcuna prospettiva non futura, ma presente. E scusate se è poco!




(articolo tratto dal sito www.periodicoitalianomagazine.it)
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Vittorio Lussana - Roma - Mail - lunedi 21 marzo 2011 15.3
RISPOSTA PER ARBOR E ALFREDO: Carissimi lettori, fermo restando il fatto che questa redazione ha sempre evitato di censurare i vostri commenti, l'obiezione della nostra giornalista è corretta: si può tranquillamente affermare di non essere d'accordo con un brano, ma non in maniera irriguardosa nei confronti degli articolisti e, soprattutto, senza motivare la critica stessa con argomentazioni contrarie alle tesi esposte. Il giornalista, inoltre, ha la facoltà di rispondere o meno a una critica: che non sempre lo faccia spesso è il segnale di non aver minimamente dato peso alla 'fonte', poiché scarsamente titolata. La libertà non corrisponde alla liceità o all'anarchia. E buona norma di comportamente sarebbe quella di prendere atto di una risposta senza proseguire una polemica solamente per il gusto di poter avere l'ultima parola, poiché è anche questo il dato che fa discendere il dubbio di una presa di posizione di carattere personale, poco oggettiva. Infine, anche se qualcuno ha ormai i capelli bianchi e ci dice che un tempo questo Paese era anche peggio non giustifica il fatto, ad esempio, che una piccola azienda possa trovarsi con un credito di 8 mila euro mensili, regolarmente fatturati per progetti e iniziative effettuate con altre aziende o soggetti commerciali, e non riesca a recuperare questo credito perché certi simpatici vecchietti coi capelli bianchi spariscono per trascorrere le feste di Natale a Dubai o in altri posti esotici. Il sistema è sbagliato, mettetevelo in testa: chi è debitore finisce con l'affondare tutto il resto della 'nave' e chi è in credito rimane paralizzato o quasi, impedendogli ogni genere di rilancio espansivo. E ciò deriva proprio dal fatto che molti 'giovani vecchietti' coi capelli bianchi non vogliono neanche pensare di modificare il proprio stile di vita, magari anche semplicemente decidendo di rimanersene a Dubai al fine di evitare di 'zavorrare' la vita quotidiana della collettività.
Cordialmente.
VL
Alfredo - Roma - Mail - domenica 20 marzo 2011 21.5
ARBOR: entrambe chi? mi scambia per una donna? La mia non è mica una polemica, ogni giorno lascio anche sul Fatto Quotidiano i miei commenti e a nessun giornalista viene in mente di rispondere personalmente. Comunque questa testata è particolarmente permalosa, soprattutto le donne che scrivono, non sono sicure di come vengono percepite e si agitano. Inutilmente.
ARBOR - MILANO - Mail - domenica 20 marzo 2011 19.15
Una breve nota per concludere una polemica che sa un po' di pollaio.
Ad Alfredo: è giusto quanto dice Francesca, una critica dovrebbe essere oggettivamente motivata e, possibilmente, con delle proposte alternative.
A Francesca: il lettore ha il diritto/dovere di criticare il giornalista e questo deve incassare, perchè questo è (o meglio dovrebbe essere) il suo mestiere. Sarebbe come se un calciatore di fronte alle critiche su come gioca, dicesse al pubblico di scendere in campo e mostrare se sa fare di meglio. No, il giocatore è pagato per giocare ed essere criticato da chi va allo stadio per vederlo, indipendentemente se veramente gioca bene o male.
Un'ultima annotazione: ho i capelli bianchi e ricordo quando le nonnine di pensione non ne avevano proprio, anzi morivano a sessant'anni. Non c'era congestione del traffico perchè la gente andava (doveva) in bicicletta, con il sole ma anche con la pioggia, e non c'erano due o tre macchine per famiglia.
I telefonini non disconnetevano intere città, perchè la gente doveva telefonare dalle cabine che distavano anche kilometri da casa propria.
Siamo proprio sicuri che si stava meglio allora? Certo non viviamo un'epoca aurea, ma forse dipende anche da chi (v.stampa ipercritica) continua a dire che tutto va male e tutto è da rifare, senza però azzardare una sia pur minima proposta alternativa, a parte le utopie delle frange rosso-verdi. E' proprio su ciò che sguazza una classe dirigente inetta.
Serena giornata ad entrambe.
Alfredo - Roma - Mail - domenica 20 marzo 2011 11.11
Apprezzo le sue scuse perchè sta veramente esagerando. Incassare una critica da un lettore non implica che ci debbano o possano essere implicazioni personali. Per quale motivo poi è un dato tutto da chiarire. Il motivo l'ho scritto prima, al mio iniziale commento prima che mi fornisse la sensazione che lei forse prende troppi ormoni perchè è aggressiva e ansiosa oltre ogni limite e questo ai lettori fa riflettere ancor più del suo pessimista articolo. Lo rilegga con calma e soprattutto si calmi. E' soltanto una osservazione a quello che viene pubblicato on line. Serena giornata
Francesca Buffo - Roma - Mail - domenica 20 marzo 2011 9.16
Mi scuso di avere frainteso. Ciò che mi ha fatto pensare che Lei fosse un abituale frequentatore di social network è il suo modo di porsi verbalmente: arrogante, maleducato e privo di reali argomentazioni. Perché vede, quando un lettore risponde all'articolo di un giornalista, soprattutto quando non ne condivide il punto di vista, pone a confronto altre tesi, fornisce un proprio punto di vista argomentandolo. Lei tutto questo non lo ha fatto, il che già di per sé rende sterile il suo intervento nella parte commenti (perché questo è uno spazio nel quale i lettori possono allargare la discussione, proporre nuovi punti o solamente diversi punti di vista). Lei invece preferisce insultare e denigrare la persona che scrive quasi coltivasse un livore personale. Lei parla di ovvietà e pensa, nel suo delirio di onnipotenza, che tutti possano sapere cosa c'è nella sua testa. Perché invece non spiega a me e ai 40 lettori che la pensano esattamente allo stesso modo (quelli che hanno risposto dopo la diffusione dell'articolo su FB) perché per lei il Paese non è alla frutta? Ci spieghi il suo punto di vista, per piacere. Dia un perché al suo commento, altrimenti eviti di perdere tempo e di farlo perdere alle altre persone.
Alfredo - Roma - Mail - mercoledi 16 marzo 2011 15.0
non capisco cosa le fa pensare che io abbia uno spazio su un social network. L'unica ovvietà è che sia lei 'alla frutta' con le sue affermazioni altro che il Paese
Francesca Buffo - Roma - Mail - mercoledi 16 marzo 2011 12.49
Gent.ssimo Alfredo, presuntuosa perché? Io svolgo il mio lavoro. Lei, piuttosto, pretende di imporre agli altri il suo pensiero. Le consiglio di sfogare le sue amenità e 'ammorbare, come dice Lei, il prossimo direttamente su facebook, dove può tranquillamente rivolgersi al pollaio con il suo linguaggio da gallina. Troverà sicuramente un pubblico alla sua altezza e autolodarsi come opinionista senza averne alcun titolo.
Alfredo - Roma - Mail - martedi 15 marzo 2011 21.55
io non sono un giornalista ma lei di sicuro è una presuntuosa che se la schitarra da sola.. e la scusiamo se non è poco.
Francesca Buffo - Roma - Mail - martedi 15 marzo 2011 19.48
Eh sì Alfredo, il pessimismo diventa proprio cosmico quando si leggono commenti come il 'suo'. Lei dimostra, come molti fanno quotidianamente, di non avere ben chiara la realtà dei fatti nel nostro Paese. Continui così. Forse ha proprio ragione Lei. Basta tenere gli occhi chiusi, perché ciò che non si vede non esiste. Ah, dimenticavo: il brano pubblicato giornalisticamente corrisponde a un corsivo, ovvero un articolo di colore che oltre a fornire alcune notizie, quali ad esempio lo stop di 8 ore su gran parte della capitale dell'operatore Vodafone, tende a rappresentare un'opinione sintetica e non troppo articolata. L'occhiello stesso dell'articolo - L'OPINIONE - è lì a indicare proprio questo (ma Lei evidentemente non è un giornalista e non può saperlo).
Alfredo - Roma - Mail - lunedi 14 marzo 2011 20.34
Sarà.. ma il suo pessimismo cosmico è ancora più deprimente delle quattro cose descritte. Questo fa un giornalista? sfogare le sue amenità on line e ammorbare il prossimo? scusate se è poco!


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