Un altro festival di Sanremo, grazie al cielo, è definitivamente trascorso: ha vinto il buon Vecchioni, nuovi segnali interessanti sembrano provenire dalle modalità di selezione delle canzoni passate in rassegna – brani apparsi decisamente migliori rispetto agli altri anni – un certo tradizionalismo naftalinico è stato messo, finalmente, in minoranza. Certo, non siamo ancora al punto di poter scrivere che la kermesse sia entrata nel mito dei fenomeni di culto. Tuttavia, si è notato un certo sforzo affinché la manifestazione riuscisse a dimostrarsi interessante senza aver bisogno di stupire con polemiche, provocazioni, stucchevolezze, effetti speciali di svariato genere e tipo. La conduzione di Gianni Morandi è apparsa un po’ ‘retrò’. Naturalmente, stiamo parlando di un professionista sulla ‘breccia’ ormai da interi millenni, la qual cosa ci vede costretti a concedere almeno le attenuanti generiche. Tuttavia, l’impressione che i veri presentatori fossero, in realtà, i frizzanti Luca e Paolo è risultata, talvolta, abbastanza palese. Morandi, probabilmente, è stato utilizzato come elemento di rassicurazione collettiva: una sorta di bromuro di massa che fungesse da ‘collante’ tra le generazioni destinate ad andarsene e quelle ormai in arrivo. Ci distacchiamo, invece, dal ‘coro’ relativo alle due belle vallette: la Canalis, simpatica ma assai poco accorta in alcune circostanze e questa ‘caspita’ di Belén Rodriguez, da tutti ormai esaltata come nuova icona della femminilità latina. Indubbiamente, la ragazza è carina, espressiva, comunicatrice di una sensualità evidente. In ogni caso, prima di farne una diva, varrebbe la pena di attenderla alla prova in ruoli maggiormente impegnativi, soprattutto sotto il profilo dell’interpretazione artistica, poiché fin troppe sono le ‘soubrettine’ capaci di far buona figura in quanto ‘bamboline’ - o ‘bambolone’ - del momento. Insomma, dopo il disastro della Clerici dello scorso anno, la quale ci aveva comunque propinato ottimi spunti ironici, siamo tutto sommato contenti di poter registrare un festival di ‘normalizzazione’, che ha avuto anche momenti interessanti grazie a questi due simpaticissimi ‘ragazzi terribili’, Luca e Paolo, insieme al grande Roberto Benigni, un attore che sa criticare la destra facendoci rimpiangere ben altra sinistra. A proposito di Benigni, qualche spunto di riflessione su una categoria, quella dei comici, ormai costretta a rappresentare l’intera classe intellettuale del Paese ci è pur venuta alla mente. Ma forse, si tratta di una mera tendenza di questa fase storica, la quale, con piena evidenza, sta manifestando un periodo di impoverimento qualitativo in tutti i settori. Ma torniamo alle canzoni: nel corso della gara abbiamo vissuto qualche momento di viva soddisfazione verso la fine della seconda serata, allorquando sembrava profilarsi l’eliminazione di Al Bano, il noto cantante con la cucina in Puglia e il tinello in Abruzzo, infausto scopritore delle sorelle Lecciso, che tanto hanno dato al panorama degli orrori artistici di questo Paese. Purtroppo, si è trattato di un falso allarme: un perverso meccanismo di ripescaggio ha infatti rilanciato questo ‘genio del male’ parcheggiandolo sin sul podio della manifestazione. Riposte dunque le bottiglie di spumante in frigorifero, c’è rimasto indubbiamente da aggiungere che ci si attendeva qualcosa di più da alcuni personaggi molto affermati. Invece, abbiamo dovuto registrare una Anna Oxa totalmente immersa in una preoccupante crisi di identità, una Patty Pravo puramente autocelebrativa, una Giusy Ferreri che, all’opposto della Oxa, sembra non riuscire ad andare oltre un’oscura replica di se stessa. Alla fine, ha vinto Roberto Vecchioni con la sua onesta tranquillità di professore di liceo che deve averle ormai viste di tutti i ‘colori’. Si tratta di un riconoscimento tardivo, una di quelle ‘pezze’ che Sanremo ogni tanto propone con toni da Hollywood di provincia, al fine di illudersi di rappresentare il vero premio Oscar della canzone italiana. Fu così anche per il ‘povero’ Ron, per il caparbio Enrico Ruggeri e persino per il meritevole Umberto Tozzi, storico venditore di intere ‘vagonate’ di dischi in tutto il mondo. Ma sappiamo anche bene come Sanremo abbia spesso ‘dormito in piedi’ su molti fenomeni della musica italiana. Dunque, perché stupirsi? Bene così, alla fine: è già molto che questa manifestazione si sia ‘tolta’ assai velocemente tra i ‘coglioni’ dei palinsesti. Adesso, avanti a tutta forza con le serie televisive di qualità, come per esempio la nuova stagione di ‘the Closer’, interpretata dalla bravissima Kyra Sedgwick. E chi non è al corrente di cosa stiamo suggerendo, che peste lo colga!
Presidente dell'associazione culturale 'Phoenix'
Direttore responsabile dei mensili 'Periodico italiano magazine' e 'Confronto Italia'