Laura MadrigaliAppare evidente che questa piaga del ‘berlusconismo’ e ‘dell’antiberlusconismo’, che è l’altra faccia della stessa moneta, si sta infettando e sta annientando anche rapporti umani di amicizia. E’ una constatazione dolorosa, che deve far riflettere su come sia possibile che lo scontro politico in Italia, in mancanza di elementi di sostanziale novità, si avviti continuamente su se stesso, generando una condizione di ingovernabilità permanente. Cosa garantirebbe governalibità a questo Paese - poiché questa è la domanda delle domande - quando anche la volontà degli elettori viene ignorata? Lo scontro tra Fini e Berlusconi, al quale si sono avidamente accodate formazioni minori senza altra speranza di un’azione incisiva, né una consistente rappresentanza elettorale, non sarebbe che una lotta intestina neppur degna di nota, se non fosse per lo spunto che esso ha offerto alla sinistra per riappropriarsi, in mancanza di idee e di proposte, almeno di una immagine moralizzatrice che, però, non le compete. Le stesse donne che manifestavano in piazza per l’emancipazione femminile, ora sfilano contro gli effetti collaterali di quella stessa emancipazione che hanno invocato, travisandone il senso e la portata storica, riducendola a una squallida faccenda di mutande. Quegli stessi rivoluzionari ‘sessantottini’ che si sono scontrati con l’università e i criteri di valutazione meritocratici fino ad allora adottati, quelli che hanno ottenuto il sei politico grazie al quale abbiamo assistito a sfornate di diplomati e laureati incapaci perfino di scrivere in un italiano corretto, ora manifestano per la meritocrazia. Coloro che hanno spolpato la nazione della sua economia, trovando più pratico prima depredarla e poi svenderne le aziende più rappresentative pezzo dopo pezzo, mentre di pari passo hanno incentivato la delocalizzazione all’estero delle produzioni industriali senza prevedere la spaventosa ondata di disoccupazione che ne sarebbe derivata; coloro che con una politica suicida hanno reso il costo delle produzioni italiane non competitivo, a partire dall’influenza determinante di quello energetico e dei trasporti; gli ideologi dello Stato centralista, presentato quale garanzia per tutti i cittadini - mentre invece è una palude maleodorante - senza mai ammettere alcuno dei loro errori storici e in fiduciosa attesa di rifilarci qualche altro anno di solenni fregature, sono ancora tutti lì, saldamente al timone di una opposizione per modo di dire, che non avendo davvero più nulla da dire, né da dare, si riduce ad accodarsi a ‘beghe’ e rancori personali di un ex leader del centrodestra ormai ‘alla frutta’, per trovare un pretesto qualunque che faccia parlare di sé. Di costoro non c’è più da fidarsi: Forza Popolare  si rifiuta di assecondare questa spirale perversa e di farsi trascinare in battaglie improprie senza capo né coda, senza una morale, senza un ethos. Il vero spettacolo indecente è una sinistra con un Pd eterna araba fenice, che nasce e muore alla ricerca della ‘Cosa’ e che, dopo quasi vent’anni, neppure sa bene chi sia e dove voglia andare; un Fli  deludente e rissoso al suo interno che si uniforma al più volgare ‘antiberlusconismo’ senza dissociarsi da quasi vent’anni di ‘berlusconismo’ dei fatti e delle leggi; un centro che non è  luogo politico di equilibrio, ma piuttosto di opportunismo, un generatore automatico di assessori e consiglieri di amministrazione. Arrivare a spingere gli italiani a odiarsi tra loro per tifare ciascuno, anche solo uno di costoro, significa aver oltrepassato il limite dell’accettabile scontro politico. Lasciarsi trasportare in balia di queste suggestioni è un insulto all’intelligenza. Cosa ne farebbero questi politici del potere che vorrebbero prendere saldamente in mano? Quali garanzie darebbero alla nazione se basano tutto sulla longevità di un uomo, sperando nel mors tua vita mea? Forza Popolare  sceglie la vita, la pace, un’azione politica ispirata non dall’etica della responsabilità che ha mantenuto in piedi un mostruoso sistema irresponsabile che mai risponde dei propri errori, ma piuttosto da quella della convinzione, perché questa nostra nazione ha già sofferto abbastanza e perduto già  troppe occasioni. Ci rendiamo disponibili a fare la nostra parte all’interno del nuovo centrodestra italiano, contribuendo a un autentico rinnovamento quanto mai necessario per tutti gli italiani e, particolarmente, per tutti i cattolici che devono vedersi rappresentati con dignità. Ipertrofia della ragione, del sentimento e dell’immaginazione, sapientemente dosati dalla politica becera e volgare, hanno portato alla più totale spersonalizzazione, al vuoto morale e al senso d’impotenza. Occorre quindi darci nuove parole d’ordine quali comprensione, ricostruzione e riappropriazione della nostra morale cristiana. E’ infatti questa, la morale cristiana, che si sta ribellando, che porta in piazza donne e uomini a protestare per una dignità calpestata a braccetto con chi quella stessa dignità l’ha calpestata per primo. Libertà di educazione, sostegno della famiglia, del lavoro e rispetto della vita umana sono, infatti, le nostre priorità.


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maurizio - ravenna - Mail - venerdi 25 febbraio 2011 20.40
Mi sentirei ipocrita della peggior specie, (come definisco sempre quelli di sinistra) se una volta che leggo una cosa che condivido pienamente mi trincerassi nel mio tugurio di "pigro", come nella tradizione della destra italiana, quella che lavora e non va mai in piazza. Intervengo solo quando non ne posso più di leggere "cantichi" evanescenti della peggior specie dei nostalgici marxisti che si ergono paladini della democrazia e della libertà (bello l'articolo di Luca Bagatin). Hanno nel dna un innato senso del dimenticare gli errori delle scelte fatte Tra insulti lanciati, condanne a priori di animo giustizialista da fare invidia alle peggiori inquisizioni della storia. Sono bravissimi nel rinnegare o dimenticare. Si riconoscono anche senza l'audio semplicemente guardando la mimica della bocca che si muove in una danza forsennata di rabbia come se ce l'avessero sempre con qualcuno in particolare.
Dicevo che tendo a scrivere sugli articoli di chi non condivido per una forma di donchisciottesca battaglia personale; forse inutile e che toglie tempo al mio lavoro. Ma così è!. E quindi commento Lusanna che mai condivido. Ho un animo innato da sindacalista, mi disse la maestra elementare. Sto zitto quando condivido. Contesto quando non mi và. Forse lo faccioperchè mi rattristano le opere scritte di intellettuali che sprecano materia celebrale nei meandri di elucubrazioni autocelebrative che conferma aimè il ruolo nella storia dell'intellettuale che molto bene scrisse Maldonado in un saggio giovanile. Poi guardo Annozero, ballarò, l'infedele e mi faccio venire fuori la parte peggiore di me perchè "li strozzerei proprio tutti".
Allora oggi sono in buona e sono contento di aver letto il suo articolo; brava giornalista (che sarà anche bella alla faccia dei bacchettoni) che ha scritto cose sensate e pienamente condivise! Abbracci


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