Alla vigilia della
‘Giornata nazionale degli stati vegetativi’, decretata dalla presidenza del Consiglio dei ministri in commemorazione della morte di
Eluana Englaro, verrebbe da chiederci se, nella condizione attuale della nostra politica interna, tale evento non possa ricordare anche il clima ‘comatoso’ di un Governo incapace di andare avanti. Persi nelle vicissitudini ‘berlusconiane’ i nostri deputati ben poco sembrano occuparsi delle sorti del Paese. Un’Italia nella quale il disagio sociale, le difficoltà economiche delle famiglie e l’assenza di prospettive per i giovani vivono l’unico trend ‘positivo’ – al peggio non c’è mai fine – registrabile al momento. A settembre dello scorso anno, Eugenio Scalfari scriveva su ‘L’Espresso’, riportando il sentire di Massimo D’Alema, che “il nostro è un Paese il cui cuore batte a destra, perciò bisogna praticare l’acrobazia per portare la sinistra al governo”. Eppure, in quella maggioranza di destra dell’oggi c’è molto del centro-sinistra della prima Repubblica. E non ci riferiamo solamente all’ala ex socialista, ma anche a quel moderatismo cattolico il quale sui principi dell’etica e della morale ha sempre mantenuto il pugno fermo. Si è detto molto dell’incapacità dell’opposizione, ma ben poco dell’assenza di coerenza dei cattolici italiani. Forse è vero che la sinistra ha perso il popolo se, come ha affermato di recente Piero Ignazi,“a partire dagli anni ‘80, il profilo socio-demografico delle formazioni politiche delle sinistre europee non si discosta granché da quello delle destre”. Certo, i Partiti socialisti hanno perso consenso tra i ceti popolari e una grande fascia di elettori è stata attratta da ciò che sembrava una nuova offerta politica, Popolo delle Libertà e Lega Nord, forze politiche che hanno puntato molto sulla propaganda ‘populista’ – con scarse e improbabili, quando non addirittura menzognere, ‘iniezioni di fiducia’ – ma che sul piano economico e sociale non hanno avuto nulla da offrire. Ma dove sono finiti, oggi, gli elettori della vecchia Democrazia Cristiana e, con loro, tutti i princìpi del cattolicesimo più ‘convinto’? Non ci basta la spiegazione di un sociologo della portata di Zygmunt Bauman, il quale ‘fotografa’ la realtà affermando che “la società è passata dagli ideali di una comunità di cittadini responsabili a quelli di un’accolita di consumatori soddisfatti e quindi portatori di interessi personali”. Uno scenario nel quale il vocabolario politico “viene utilizzato come ‘paravento’ per intenti occulti, tanto che il termine mobilità sociale è menzognero, dato che gli individui non sono in grado di scegliere la propria collocazione nella società”. Così come non ci basta, se dobbiamo riconoscerci in quei valori nei quali siamo stati cresciuti, la rivendicazione di un diritto alla vita solo allorquando si parla di aborto, di eutanasia o di obiezione di coscienza. Perché se si continuano a negare i princìpi basilari di equità e giustizia a tutto un Paese, negandogli il futuro, non ha proprio alcun senso parlare di diritto alla vita.