Anche le tue abitudini di consumatore cominceranno a cambiare: i consigli pratici dal manuale “La sfida delle 100 cose”, edito da Harper, è la bibbia di un nuovo fenomeno. L’autore, Dave Bruno di San Diego (California), è venerato dai suoi fan su Facebook e ha seguaci in tutti gli Stati Uniti. Intere famiglie prendono parte a ciò che definiscono “un nuovo stile di vita”. Ovvero: minima pretesa, massima resa. Liberarsi di tutti le cose futili e non avere condizionamenti sul ritmo del consumatore da strapazzo di cui spesso vestiamo i panni durante il periodo dei saldi o appena ci si presenta del tempo libero da ‘ammazzare’ con lo shopping. In America, questa iniziativa è apprezzata molto dagli ambientalisti, che per una volta non si sentono fuori dal mondo e, anzi, stanno iniziando a svolgere un ruolo da punto di incontro tra le ‘parti’: quella dei consumisti e degli antimaterialisti. Questa ‘funzione’ economica presa a prestito dagli americani insegna a come far ‘rientrare’ il proprio reddito mensile prestando attenzione a ciò che è superfluo o che rischia di invitare all’indebitamento. Più che di un nuovo stile di vita si tratta, paradossalmente, di una condizione psicologica di liberazione dallo stress. In parallelo, sorge inoltre la figura professionale del “life-coach”, ovvero del ‘guru’ che ti insegna a vivere, una sorta di psicoanalista delle scelte quotidiane. Infine, c’è un dettagliato suggerimento educativo riguardo al cambio di abitudini per il futuro da lasciare positivamente a figli e nipoti al fine di fare ammenda delle cose superficiali, poiché saranno loro i nostri successori che dovranno far tesoro degli insegnamenti impartiti. E molte famiglie americane stanno scendendo in piazza con proprie motivazioni identificandosi con questa nuova definizione del “personal downsizers”. Il “downsizing” in passato era un sinonimo aziendale riguardante i licenziamenti di massa finalizzati a maggiori profitti, o come derivante delle riorganizzazioni produttive che, alla fine, hanno ottenuto solo un’industria manifatturiera sempre più rimpicciolita. Oggi, il “downsizing” viene adottato da questo nuovo movimento di consumatore. Il Washington Post ha raccontato di recente una giornata della famiglia Swindlehurst, di Minneapolis, iniziata con un gesto coraggioso: cimentarsi nello svuotamento di armadi, cantine, soffite, ripostigli e garage. Sembra la riscoperta di un’antica tradizione: gli yard-sale, la vendita sui propri marciapiedi di casa degli oggetti ingombranti di casa di cui le famiglie americane riuscivano a liberarsi in occasione di matrimoni, funerali e traslochi. Ma ora, il grande ripulirsi non è una scusa per tornare a disseminare soldi ‘in giro’ per i centri commerciali. Uno studio condotto dalla compagnia assicurativa Metlife rivela che il 40% della “millenium generation” (americani nati tra gli ottanta e i primi anni novanta del secolo scorso) è convinta di possedere già il ben che minimo necessario: erano solo il 28% nel 2008, agli albori della grande crisi. La percentuale delle persone che si sentono sotto stress “per comprare di più” è calata dal 66% al 47/% durante la recessione. E non si tratta di un fatto esclusivamente generazionale: il 77% degli americani di ogni età è convinto che, per migliorare il proprio tenore di vita, basti semplicemente avere un buon rapporto sociale con altri esseri umani, non un ‘freddo’ benessere materialistico. Sean Gosiewsky, direttore della Alliance for Sustainability, saluta questa evoluzione dei valori: “Ci aspettano vent’anni in cui dovremo ridimensionare le nostre aspettative di consumo e adottare abitudini di vita più semplici, tanto vale cominciare subito e con lo spirito giusto”. Possiamo dunque approfittare dei primi giorni del nuovo anno per riunirci con la famiglia e stendere una lista delle “cento cose di cui non possiamo davvero fare a meno”. Un gioco divertente ed essenzialista, secondo quanto riportano i fan del movimento, che aiuta a riscoprire noi stessi, oltre a liberare nuovo spazio disponibile, metri quadri preziosi, occupati da stratificazioni di oggetti futili forse già al momento dell’acquisto.
(articolo tratto dal sito www.periodicoitalianomagazine.it)