Chiara ScattoneQuesto nuovo anno accademico nel mondo universitario si apre all’insegna delle assemblee e degli scioperi di docenti e studenti, ma soprattutto all’insegna dei tagli alle strutture. Le facoltà si accorpano, i finanziamenti si dimezzano, i concorsi per le cattedre a contratto vengono bloccati, gli insegnamenti vengono assegnati a professori di altre materie. I fondi sono finiti. I docenti si arrangiano con quello che hanno e gli studenti ne risentono. La didattica perde il suo valore aggiunto e ai tanti precari non rimane che sperare in concorsi per insegnamenti sussidiari, ancor più instabili e meno gratificanti. Ma qualche università non si perde d’animo e propone contratti integrativi a 1 euro. La nuova frontiera delle accademie italiane è quella di acquisire personale qualificato a titolo pressoché gratuito: 100 euro nel migliore dei casi, per portare avanti le lezioni di un intero anno accademico. I soldi non ci sono e così i già precari e sottopagati delle università si sono visti proporre insegnamenti low cost. La scelta sembra costretta: il Decreto ministeriale dell’8 luglio 2008 sancisce i criteri e le modalità per il conferimento da parte degli atenei di incarichi di insegnamento gratuiti e retribuiti e l’articolo 3 specifica e conclude: “Il trattamento economico degli incarichi  a titolo oneroso è determinato da ciascuna università nei limiti delle compatibilità di bilancio, sulla base di parametri stabiliti con decreto del Ministro dell'università e della ricerca, di concerto con  il Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro per la funzione pubblica”. Senza dubbio un escamotage preventivamente organizzato per ovviare al problema della mancanza di finanziamenti da assegnare alle accademie italiane. I docenti a contratto, specializzati e preparati ma ancora estraniati dal mondo accademico, si vedono costretti ad accettare per mantenere almeno un piede nelle università italiane e garantire un minimo di continuità alla docenza. I dati parlano di un massimo del 23 per cento di insegnamenti che ogni facoltà può destinare a personale esterno. E così quest’anno le università si sono trovate costrette a inaugurare il nuovo fenomeno delle docenze low cost. Atenei come quelli di Roma, ‘La Sapienza’ e ‘Tor Vergata’, ma anche quelli di Pisa, Bologna, Milano, Torino e Cagliari hanno indetto bandi di concorso per docenti a titolo gratuito. L’Italia inaugura il nuovo fenomeno dell’insegnamento universitario a basso costo, costringendo a una maggior precarizzazione di docenti qualificati e invogliando tutti coloro che possono a trovare la via dell’estero. Ma se i docenti free cost ci rimettono, gli studenti, al contrario, ringraziano: solo così, in un periodo di tagli, i corsi possono essere tenuti aperti, solo così si possono garantire lezioni essenziali per la formazione accademica e professionale.


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