Vittorio LussanaL’approccio all’ormai prossima crisi di Governo non sarà uguale a quello di un qualsiasi altro film di fantascienza. Per questo motivo, chi la osserverà aspettandosi una struttura narrativa e un racconto lineare la troverà terribilmente noiosa. ‘2010: odissea nello spazio’ è infatti un film da guardare non come una storia raccontata, ma come una parabola che occupa interi decenni di vita della nostra classe politica, interrogandoci sulle ragioni della sua stessa esistenza. Un ceto dirigente che ha rivoluzionato l’utilizzo della propria immagine, la quale non è più un semplice strumento per esprimere idee e concetti, bensì ha assunto un significato proprio, a sé stante. E’ per questo motivo che i tempi della politica si sono così dilatati: l’immagine è divenuta più forte di qualsiasi parola. Questa è la capacità del vero cinema: quella di colpire l’inconscio senza bisogno di contenuti. Il ‘monolito PdL’ è un’entità divina e aliena, un modo per rappresentare in maniera anonima Dio, l’inconoscibile. Esso è un Partito che simboleggia la ragione e la coscienza, all’arrivo delle quali corrisponde il caos più totale, nella preistoria così come nel futuro, in una circolarità inesauribile. Ogni volta che il monolito appare, sconvolge l’esistenza degli esseri viventi, uomini o primati che siano, i quali si battono per raggiungere il sapere, rappresentato dal monolito stesso. Appena l’elettore del centrodestra diventa uomo, soggetto pensante e cosciente, esso si ritrova nel caos. E’ presente, in ciò, il concetto dell’eterno ritorno di Nietzsche: il protagonista, Silvio Berlusconi, prima vecchio, poi giovane, infine sottoforma di ‘feto’, rinasce in una circolarità eterna. C’è, quindi, un ritorno continuo al punto di partenza, al bambino che conosce il male diventando uomo e che rinasce dopo esser diventato vecchio. Questa continuità vitale è la metafora dell’esistenza stessa, che ruota sempre intorno alla figura del ‘monolito PdL’, centro di tutte le nostre domande senza risposta. Nella vita, non ci imbattiamo anche noi tutti i giorni in ‘monoliti’, in continue domande oscure sulla motivazione della nostra esistenza? Tuttavia, un senso all’esistenza del PdL non si può dare, perciò il finale resta aperto a qualsiasi interpretazione. Il ‘bambino astrale’, incaricato di formare il nuovo Governo, alla fine del film guarda verso la macchina da presa, quindi verso di noi, come per invitarci a proseguire il viaggio. Guardando ‘2010: odissea nello spazio’ dovremmo capire che tutto ciò che non conosciamo è un qualcosa di gigantesco come l’universo. E che il mistero del cosmo non è separabile da quello della vita terrena: essi sono un unico grande mistero. Ed è questa l’importante riflessione che la seconda Repubblica ci ha costretto a fare attraverso un capolavoro inarrivabile, sia dal punto di vista dell’immagine, sia da quello dei contenuti.


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio