‘Le vite degli altri’ di Florian Henckhel Von Donnersmarck è un raro e bellissimo film sui crimini commessi dal servizio di spionaggio comunista, la Stasi, nella Repubblica democratica tedesca (Ddr) prima del crollo del Muro di Berlino. Film tedesco che, oltre a mettere in luce uno dei peggiori avvenimenti della Storia europea degli ultimi decenni come non era mai stata raccontata (come se il nazismo fosse il solo atroce crimine che aveva invaso la Germania), è una storia di redenzione. La redenzione di uno degli agenti della Stasi, il temibile e freddo Gerd Wiesler, capace di torturare psicologicamente gli avversari politici del regime comunista della Germania Est e di far loro confessare i propositi di abbandonare il Paese per raggiungere l’occidente democratico. Wiesler, interpretato dall'ottimo Ulrich Mühe (che nella vita reale fu egli stesso vittima dello spionaggio della Stasi) ha il compito di sorvegliare la vita dello scrittore Georg Dreyman e della sua compagna, l’attrice Christa Sieland. E ciò in quanto quest’ultima è l’amante del ministro della Cultura, Bruno Hempf. Wiesler, ascoltando giorno per giorno - per mezzo di appositi microfoni spia - le vite dei due innamorati, si rende ben presto conto dell’assurdità del suo compito e, allorquando Dreyman scrive clandestinamente un articolo per lo ‘Spiegel’ ove denuncia l’altissima percentuale di suicidi nella Ddr causata dall’oppressione del regime comunista, Wiesler lo copre e insabbia il caso. Christa Sieland, però, temendo di perdere il suo lavoro di attrice, cede ai ricatti del regime e denuncia il compagno. Wiesler entra nuovamente in azione e nasconde le prove che potrebbero incastrare Dreyman. Christa si suicida. Il caso Dreyman è archiviato. Wiesler viene degradato. E’ il 9 novembre 1989, il muro di Berlino crolla e, con esso, il regime comunista in Germania Est: è l’avvento della libertà. Wiesler è un semplice addetto al volantinaggio pubblicitario, ma Dreyman, grazie all’apertura degli archivi segreti della Stasi, verrà a sapere che è stato lui ad aiutarlo e gli dedicherà il suo ultimo libro: ‘Sonata per le persone buone’. E’ significativo che nel film si ricordi che nessuno dei ministri e dei gerarchi del regime comunista in Germania Est sia stato processato e condannato per crimini contro l’umanità. Anzi, molti di loro andranno a occupare ‘posti-chiave’ e taluni saranno eletti persino in parlamento nelle file del Partito della sinistra (oggi Die linke, ovvero La sinistra). Un film denuncia che, per ambientazioni e fotografia, ricorda molto ‘Orwell 1984’ di Micheal Radford. Una pellicola che andrebbe proiettata in tutte le scuole d’Europa affinché i più giovani non dimentichino che cosa è stato il marxismo-leninismo, embrione di tutti i peggiori totalitarismi del ‘900.
(articolo tratto dal blog www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)