Luca BagatinNorman Zarcone, 27enne palermitano, poteva diventare a pieno titolo parte di un’ipotetica futura classe dirigente del Paese. Una classe dirigente colta, meritevole, talentuosa, onesta. Oggi, Norman, è un cadavere. Metafora dei giovani della sua/nostra generazione, letteralmente provata da un Paese nel quale sono i furbi, i ‘paraculi’ e i ‘leccaculo’ ad andare avanti: i mediocri che non hanno mai il coraggio di alzare la testa, se non per sputtanare e infangare qualcuno migliore di loro. Norman, due lauree con 110 e lode di cui una in filosofia del linguaggio e un dottorato di ricerca in scadenza: nessuna prospettiva lavorativa e di carriera nell’Ateneo, ove vigono le baronie e il ‘paraculismo’ di un’Italia costruita 150 anni fa su principi liberali e meritocratici, ma affossata dalla mancanza di coscienza civile di un Paese che, tutto sommato, ha la classe politica che si merita. Quante altre vittime di questa inciviltà, di questa incultura ci saranno ancora in questo Paese ‘caZZolico’, che guarda più all’arricchimento facile (meglio se ‘fottendo’ il prossimo) che all’evoluzione psicopersonale, spirituale e scientifica della propria società e/o individualità? Norman si è suicidato e ha lasciato scritto: “La libertà di pensare è anche la libertà di morire. Mi attende una nuova scoperta, anche se non potrò commentarla”. Norman, questa libertà di pensiero e di azione non voleva certo perderla per chi non è mai stato abituato a pensare. Per chi è piuttosto abituato a ubbidire ai padroni, ai superiori, ai capoccia che sono lì, alla loro scrivania non certo per merito. Norman ha esercitato il suo diritto alla vita che, certo, talvolta può giungere alle sue estreme conseguenze quando monta dentro la voglia di vivere, di esprimersi, di gridare al Paese l’estrema rabbia contro un male endemico che si chiama vergogna. Una vergogna che ricade sulla nostra classe politica, che andrebbe delegittimata in quanto non solo incapace di governare e di legiferare, ma finanche in quanto eletta sulla base di norme incostituzionali (mai peraltro denunciate dalla presidenza della Repubblica o dalla Corte Costituzionale). Una vergogna sulle coscienze putride di un popolo, quello italico, che non ha saputo, dal 1870, elevarsi culturalmente, moralmente, spiritualmente sino ad emanciparsi del tutto e giungere a pensare davvero con la propria testa e non con quella del dittatore di turno, dell’ideologia massimalista di turno, del prelato di turno, dell’imbonitore televisivo di turno. Quanti ragazzi vogliamo/volete ancora ‘far fuori’? Temiamo che, italianamente, a questa domanda si risponda con un silenzio tombale, di finto rispetto per un morto, sepolto come la coscienza di questo Paese. Un silenzio fatto di ipocrisia pura.




(articolo tratto dal blog www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)
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Carlo Cadorna - Frascati - Mail Web Site - giovedi 21 ottobre 2010 5.27
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