L’8 ottobre scorso, alle ore 19.00, presso la saletta incontri dell’ex convento di San Francesco a Pordenone, il Partito repubblicano della provincia di Pordenone ha organizzato la presentazione del saggio curato dal professor Pier Franco Quaglieni dal titolo: ‘Mario Pannunzio da Longanesi al Mondo’, edito da Rubbettino. La presentazione, curata da chi vi scrive, ha visto la partecipazione stessa del prof. Quaglieni, docente di Storia risorgimentale presso l’Università degli Studi di Torino e presidente del Centro Pannunzio, che fondò, nel 1968, assieme a Mario Soldati e ad Arrigo Olivetti. L’evento ha ricevuto spontaneamente il patrocinio da parte dell’Amministrazione comunale di Pordenone ed è intervenuto, con un breve saluto introduttivo, lo stesso sindaco, Sergio Bolzonello. Bolzonello, già in passato iscritto al Partito liberale italiano e quindi assai vicino all’ideale ‘pannunziano’, si è rammaricato di come oggi “si senta la mancanza di una scuola di pensiero politico e di come il Paese sia totalmente allo sbando” e ciò a causa “tanto del ‘berlusconismo’, quanto per la mancanza di un disegno organico da parte del Pd”, Partito al quale egli stesso appartiene. L’incontro è proseguito con una breve presentazione della figura di Pannunzio, già sceneggiatore cinematografico, giornalista e poi politico liberale. Nato a Lucca nel 1910, Pannunzio si schierò coraggiosamente per l’antifascismo liberale e democratico e per l’anticomunismo anche per mezzo del foglio clandestino legato al Pli: ‘Risorgimento Liberale’. Poi venne il dopoguerra, con la fondazione de ‘Il Mondo’, un magnifico settimanale laico e liberaldemocratico che gettò le basi per una terza forza da contrapporre alle ‘chiese’, quella clericale e quella comunista. Terza forza che sarà poi il Partito radicale dei liberali e dei democratici il quale, in chiave progressista, si alleerà al Partito repubblicano italiano di La Malfa e Pacciardi. Sono infatti da ricordare le grandi battaglie politiche, civili ed economiche de ‘Il Mondo’: contro i monopoli, la speculazione edilizia, l’influenza del dogma ecclesiastico nelle leggi dello Stato, i privilegi delle corporazioni e dei ‘poteri forti’. Pannunzio e i suoi collaboratori volevano ‘scavalcare a sinistra’ persino i comunisti, da cui la celebre frase di Pannunzio stesso: “Essere liberali significa essere socialisti in modo assai più avveduto e attuale di quel che credono gli epigoni di Marx”. Il professor Pier Franco Quaglieni ha dunque presentato il saggio, che vede avvicendarsi contributi, oltre che suoi, anche di Pierluigi Battista, Marcello Staglieno, Carla Sodini, Girolamo Cotroneo, Guglielmo Gallino, Mirella Serri, Angiolo Bandinelli e uno scritto inedito di Mario Soldati. Quaglieni ha quindi ricordato il Pannunzio inizialmente disinteressato alla politica, ma successivamente, nel corso degli anni ‘40, fervente antifascista e antitotalitario, collaboratore di Longanesi a ‘Omnibus’ prima, allievo di Benedetto Croce e fondatore del crociano ‘Il Mondo’ poi. Quaglieni ha altresì ricordato di come moltissime generazioni di giovani, anche non provenienti dall’area liberaldemocratica, si siano formate intellettualmente proprio sulle pagine de ‘Il Mondo’ “che - ha affermato Quaglieni - era letto anche da giovani democristiani e comunisti, di nascosto dai loro ‘apparati’ di Partito”. Il prof. Quaglieni, a ogni modo, è pessimista relativamente al fatto che oggi, un’esperienza esaltante, culturalmente e politicamente, come quella de ‘Il Mondo’, possa rinascere. “Le cause - ha detto - sono varie: l’imbarbarimento del linguaggio, dei media stessi e della politica, tutti presi più dal ‘gossip’ che dalle problematiche contingenti. E poi, la mancanza di una cultura liberale maggioritaria nel nostro Paese”. Il Centro Pannunzio, a ogni modo, rimane un punto di riferimento per tutti coloro i quali vogliono dare testimonianza di ciò che è stato il liberalismo di Pannunzio, che poi era quello del conte di Cavour e che, successivamente, giunse a confrontarsi con il repubblicanesimo mazziniano e con il socialismo autonomista, le grandi culture laiche del nostro Paese. Degno di nota, fra il pubblico, la presenza di ex militanti dell’area liberale e repubblicana che si formarono politicamente negli anni ‘80 e ’90: nessun ‘reduce’, bensì molti quaranta-cinquantenni che, dopo la caduta del muro di Berlino, credevano in una grande rivoluzione liberale e libertaria che avrebbe potuto giungere anche in Italia, sull’onda anche della parabola pannunziana. Così, purtroppo, non fu. Giunse, invece, Tangentopoli e, come detto anche dal prof. Pier Franco Quagliani, “fu una sciagura per tutti, a cominciare dai Partiti che avevano fatto dell’Italia un Paese moderno e democratico”. Morì così, un grande sogno di libertà.
(articolo tratto dal blog www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)