Crisi, inflazione e deflazione sono termini ormai triti e ritriti in un mercato del lavoro che sembra sgretolarsi implacabilmente. La maggior parte degli italiani di fronte a tale situazione attribuisce gran parte della colpa all’adozione dell’euro come moneta unica o alla bolla immobiliare Usa. Chi invece nel mercato del lavoro opera a livello imprenditoriale, e più specificatamente nell’ambito della piccola e media impresa, negli ultimi anni ha coltivato, spesso sulla propria pelle, un diverso punto di vista. In un Paese in cui le difficoltà della classe lavoratrice sono affrontate quasi esclusivamente dal punto di vista del sindacato e dei dipendenti, ben poco si scrive sullo ‘schiacciamento’ subito dalle Pmi da parte dei grossi committenti. Anni di malcelati ricatti a fronte di una continuità lavorativa, che spesso non era mai garantita, con prezzi di listino mai rivalutati se non addirittura ribassati, pagamenti posticipati a oltranza nel tempo (oppure ‘scontati’ con argomentazioni pretestuose) sono solo alcune delle strategie adottate da zelanti dirigenti premiati proporzionalmente all’abbattimento dei costi o alla salvaguardia della liquidità aziendale. Gli stessi dirigenti che successivamente, con la medesima implacabile logica, sono stati decimati dai cosiddetti ‘tagliatori di teste’. È il credo del profitto a qualsiasi costo. Quello per cui di fronte all’epopea estiva della Fiat, guidata da Sergio Marchionne, che licenzia in Italia e delocalizza nei Paesi dell’Est, per la quale tutti gridano allo scandalo, c’è invece chi ride con amara soddisfazione borbottando un “benvenuti nel mio mondo”! Una risata che da amara si trasforma in ‘sghignazzamento’ quando (“finalmente”! – ndr) c’è chi dimostra che a spendere sempre meno la qualità si perde da qualche parte. È il caso di Michael O’Leary, geniale amministratore delegato della Ryan Air, che con la strategia low-cost ha ‘sbaragliato’ la concorrenza trasformando una piccola società un po’ scalcinata in una delle più popolari compagnie aeree. Con il suo arrivo l’azienda inglese, in meno di un decennio, è passata da circa cinquanta impiegati a duemilaseicento e da due aerei, che trasportavano circa cinquemila passeggeri tra Irlanda e Gran Bretagna, a ben cento aerei che percorrono duecentotrentatre rotte diverse. Poi, per mantenere comunque alti i profitti aziendali, ha ridotto al minimo gli spazi all’interno degli aerei, riducendo la distanza fra i sedili al fine di aumentare i posti (sono stati perfino eliminati i portacenere dietro i sedili perché troppo ingombranti) così come ha fatto pagare a ciascun impiegato le uniformi. Dato che la cosa ha funzionato le proposte strategiche sono diventate più audaci. Occorrono altri posti, quindi, perché non trasformare i sedili in postazioni ‘verticali’ magari eliminando anche due delle tre toilette di bordo? Fino all’ultima delirante proposta: basta solo un pilota, tutt’al più ‘addestriamo’ una hostess a effettuare un atterraggio di emergenza. Eccola qui l’anima splendente del dirigente ‘diligente’, che garantisce i profitti! Icona di successo, acclamato e riverito nei salotti che ‘contano’. E voi tutti che oggi vi scandalizzate, da che parte volgevate lo sguardo, quando le piccole aziende denunciavano politiche di mercato a dir poco scandalose?