Chiara Scattone‘Coeva’ di Maria Pia Carlucci (nella foto), Fiorella Corbi e Maurizio Verdiani, edito da Bastogi, appare al lettore come un esercizio lessicale e spirituale dove immaginari immaginifici si avvicendano ai sentimenti reali (“l’eccessiva passione per un unico corpo”) e le forme simboliche dei personaggi, molto più metaforiche che reali, lasciano il passo alla danza delle parole. L’opera si srotola come una pergamena in cui le mani degli autori si susseguono e si accavallano. Le immagini, così dipinte, assumono forma e sostanza e, dai nostri retaggi infantili e fiabeschi, prendono vita caroselli di ‘uomini non uomini’ dai nomi enigmatici e dall’identità incerta. E così incontriamo lungo il cammino il Temerlano d’Algebra, il Gran Signore dei Numeri, l’iperbolico Accademia. Il loro succedersi ‘danzando’ trascina il lettore in una musicalità che avanza indietreggiando e che insinua il dubbio di un’esistenza parallela, perché tutto ciò che è scritto ed è già stato detto non è altro che un dejà-vu, un già visto. Abbiamo, perciò, deciso di incontrare gli autori di quest’opera così singolare e, al contempo, fiabesca e allegorica.

Carissimi, la vostra fiaba è l’avventura dell’Adamo, protagonista simbolico del libro, che si fa carico della ricerca di un dono chimerico, accompagnato da una combriccola piuttosto surreale e scombinata che affronta nemici medievali e temibili, allegoriche legioni di numeri ed eserciti di lettere: come è nata la necessità di raccontare una vicenda semplice e ‘banalmente umana’ come l’incontro di un uomo e di una donna, attraverso un linguaggio completamente sperimentale e simbolico?


Fiorella Corbi: "Come antichi alchimisti, abbiamo manipolato il vile metallo (linguaggio comune e storia 'rifritta') trasformandolo in oro, metallo immortale. È stata la ricerca della pietra filosofale rinomata per il suo potere d’arricchimento, metafora dello sviluppo psichico, forza che spinge l’uomo verso la propria identità attraverso una sempre maggiore differenziazione".

Maria Pia Carlucci: "Abbiamo giocato con le parole, tramutando semplici esperienze di vita vissuta in stile con la complessità dell’essere umano. È un esperimento, un viaggio di conquista alla scoperta di un mistero che è dentro ognuno di noi e dal quale ci siamo allontanati. Il semplice linguaggio è l’exoterico, che nasconde qualcosa di più profondo: nasconde, appunto. Ma questo, al contrario, rivela lo spirito, l’essenza. Certo, occorre un lavoro d’intuizione intellettuale, quell’intuizione che ci appartiene: basta cercarla".

Maurizio Verdiani: "In effetti, anch’io intendevo scrivere un’opera ‘ibrida’, per così dire, in cui convergessero parole e struttura come note e accordi: una sorta di prova d’orchestra, una musica che evocasse visioni e ricordi. L’esercito di numeri e lettere ha un’origine. Per esporre il principio metafisico della ‘scienza delle lettere’, Seyidi Mohyiddin considera l'universo come simbolizzato da un libro: l’assai noto ‘Liber Mundi’ dei Rosacroce. I caratteri di questo libro sono, in linea di principio, scritti tutti simultaneamente, quindi coevi, indivisibilmente dalla ‘penna divina’. Queste ‘lettere trascendenti’ sono le essenze eterne. E ogni lettera, allo stesso tempo è un numero, in accordo con la dottrina pitagorica. Esse lottano nel tentativo di lasciare la materia per essere vicine a qualcosa di più elevato. Sono tutte quelle creature che, grazie al soffio divino, discese ai gradi inferiori hanno composto e formato l'universo manifestato. È la lotta continua tra la conoscenza (intima) e la mera realtà".

Adamo ed Eva rappresentano l’archetipo degli esseri umani, forse l’alfa e l’omega della Storia, che in questo libro assumono connotazioni quasi ‘burlesque’: una parodia costruita in forma di favola contemporanea per demistificare la pietas dell’uomo contemporaneo?

Maurizio Verdiani: "Il cinismo non è un talento contenibile ed è stato il nostro ‘Caronte’ nel corso della nostra stesura…”.

Maria Pia Carlucci:
"Kama e Vèlle sono stati appositamente caratterizzati per mostrare l’uno l’inconcludenza dell’uomo contemporaneo, la sua superficialità: Kama è colui che insegue per una vita il chimerico dono; Velle rappresenta, invece, la Penelope moderna, in cui l’attesa, in questo caso, è agìta. Vèlle va avanti lungo il sentiero della conoscenza delle esperienze, ha capito che deve crescere e, per crescere, deve conoscere. E chissà, forse sarà lì ad attendere il ritorno di Ulisse".
 
Se volessimo tramutare in musica il carosello delle immagini che così armonicamente descrivete, sembrerebbe di avvicinarsi agli esperimenti musicali del Vinicio Capossela ‘maturo’, quello degli ultimi anni: un circo umano affastellato di personaggi mitici e teatralmente assurdi che rappresentano le miserie del genere umano…

Fiorella Corbi: "Beh, il tappeto musicale adatto è alquanto variegato. Il primo che potrebbe meglio essere individuato è Mozart, con le sue riscritture barocche ed ermetiche; poi può essere una composizione del jazz modale, magistralmente eseguita da Miles Davis. Può ancora trovare spazio una colonna sonora di musica concreta o quella ‘psichedelica’ di Jimi Hendrix. Non ultime, le melodie sperimentali di Brian Eno. In effetti, ‘Coeva’ è stato concepito ed elaborato come una sinfonia in cui ciascun autore ha suonato il proprio talento e può essere ricondotto, basandosi sulla peculiare struttura, all’arte cinematografica di David Lynch".

L’amabilità fonetica delle parole e la sintassi favolistica del romanzo suggeriscono al lettore una policromia di sentimenti e vicende che potrebbero apparire biografiche: cosa si nasconde dietro alla vicenda centrale? Quanto vi è delle vostre esperienze ‘umane’?

Maurizio Verdiani: "Un banale pretesto: potremmo essere accusati di ‘romanzicidio’, piuttosto…".

Fiorella Corbi: "In sintesi: potreste voi indicarmi quale lobo del cervello ho attivato? Mi sembra brillante nel suo significare e non significare…".

Maria Pia Carlucci: "Dal mio punto di vista c’è tanto, quasi tutto: ci sono accenni alle filosofie orientali; l’esperienza della donna illusa d’aver trovato l’amore e che si accorge, per sua fortuna, che così non è; il tema della donna tradita che non si abbatte e, anzi, decide di rimettersi in ‘gioco’, proprio come fa Vèlle, che parte, viaggia, esce, conosce e prende ciò che può servirle. Insomma, una serie di eventi non proprio positivi che hanno rafforzato il personaggio e cambiato la persona: Vèlle è l’esempio della donna che lavora su se stessa “de maniera che non contempla senza azione e non opre senza contemplazione”, per dirla con Giordano Bruno".

Strauss è il topo ‘filosofo della scena’, poi ci sono l’iperbolico e metodico Accademia, l’entusiasta Ginger, la metafora femminile del desiderio Vèlle, Kama, allegoria del maschio bello e un po’ scialbo e, infine, Kafkasìa, l’idolatra dell’evanescenza: è possibile individuare, tra i vari personaggi, l’identità degli scrittori?

Maurizio Verdiani:
"Peek-a-boo! A me non piace la dietrologia…".

Maria Pia Carlucci: "A me invece piace, quasi sempre, uscire allo scoperto, con tutti i rischi che seguono. Certamente, Vèlle e Kafkasìa sono una parte di me. Non escluderei l’ironico e sagace Ginger, col suo modo di alleggerire le pesantezze umane".

Fiorella Corbi: "La Fata è certamente la mia natura primigena: essa mi avvolge, si srotola e si abbandona agli eventi senza cercare di modificarli o reagire".


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LUCA MAGRINI CUPIDO - Roma - Mail Web Site - mercoledi 14 luglio 2010 18.7
E’ un’intervista a quattro voci, polifonica e corale, ringrazio i tre protagonisti, gli autori del libro “Coeva”: Fiorella Corbi, Maurizio Verdiani e Maria Pia Carlucci, che gentilmente hanno dato vita ad un’insolita e godibile intervista. Vorrei iniziare chiedendovi a quale età è avvenuto l’approccio alla scrittura? Maurizio: Per quanto mi riguarda intorno ai 13-14 anni. Per Maria Pia verso dieci anni fa e per Fiorella nell’adolescenza. Che significa per voi scrivere? Maurizio: per me significa esprimersi. Maria Pia: esprimersi in tutto quello che non si può dire nel linguaggio comune, quello che si sente e che non si può raccontare altrimenti. Fiorella: comunicare significati profondi. Cosa vi ha spinto a realizzare questo romanzo? Maurizio: La passione e la follia, un modo per discostarsi da quello che c’è intorno, da quello che è pubblicato che non ha un costrutto culturale. E’ nato dalla nostra fantasia dalla nostra creatività, dal nostro cercare il nuovo, poi non sappiamo se ci siamo riusciti. Fiorella e Maria Pia: volevamo esprimere l’incomunicabilità ed è stato un modo per ritrovarsi e comunicare. Che cosa significa scrivere un libro a più mani? Maurizio: Ho cercato di accostare la scrittura alla musica, di dare una linea, una direzione e ho coinvolto pian piano tutti quanti in quest’avventura. Abbiamo cercato di puntare all’armonia. Di solito i romanzi si scrivono da soli, da solisti nell’hortus conclusus questo invece è un hortus apertus. Fiorella: E’nato dall’esigenza di ritrovarci tra noi di fare il punto e di individuare ciò che ci accomuna. Qual è stato il vostro percorso di studi letterari? Maurizio: Per me gli studi letterari sono stati quelli dello scientifico e ho sempre nutrito una grossa passione per la letteratura in particolare per quella di nicchia, che esce fuori dagli schemi. Maria Pia: La lettura dei classici, il teatro dell’assurdo, la letteratura orientale, zen e buddista. Fiorella: la passione per i classici greci e latini. Chi è “Coeva” e come nasce la scelta di questo titolo? Risponde Fiorella perché è stata lei la creatrice del titolo: Il titolo è l’anagramma dei nostri cognomi e significa contemporaneità, lo scrivere insieme contemporaneamente al di là delle distanze. Quanto tempo avete impiegato per scriverlo? Tutti insieme: 1 anno e qualcosa. È più difficile iniziare un racconto, trovare la giusta ispirazione, oppure finirlo, individuare il momento giusto per la chiusura? Tutti insieme: Sicuramente è scolpire togliere il superfluo, cosa che non è riuscita alla perfezione, la limatura doveva essere più accurata, come in tutte le opere d’arte bisogna sapere dove fermarsi. Il libro più bello che avete letto recentemente? Maurizio: Il libro più recente è Il Pasto Nudo di William Burroughs. Fiorella: La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano. Maria Pia: La maga delle spezie di Divakaruni Chitra B. Il ladro e i cani di Mahfuz e tutto Italo Calvino. Da cosa avete tratto ispirazione per scrivere Coeva? Maurizio: Dall’esigenza di fare qualcosa che fosse innovativo, forse il romanzo che mi ha ispirato è il Nome della Rosa. Fiorella e Maria Pia: Abbiamo tratto ispirazione dal vissuto. Cosa ne pensate del panorama culturale italiano d’oggi? Io non penso, perché non mi viene neanche da considerarla cultura. Come siete giunti alla pubblicazione del vostro lavoro? Maurizio: Una volta finito abbiamo provveduto a depositare l’opera in Siae, ad un massiccio invio sia telematico sia via posta dell’opera e abbiamo aspettato che arrivassero le proposte. Abbiamo ricevuto 7-8 proposte di pubblicazione, ma la cosa sconcertante è stata scoprire che le case editrici più grandi, ancora dovevano leggere il libro dopo un anno e mezzo. Come nasce un romanzo? Maurizio: Quando finisce. Maria Pia: nasce dall’esigenza e dall’urgenza di comunicare. Fiorella E’ un’idea che si ha dentro che si corteggia e si porta avanti. Cosa spinge uno scrittore a scrivere? Maurizio: La scrittura, i libri parlano fondamentalmente di altri libri. Avete qualche curiosità, o aneddoto da raccontarci a riguardo? Tutti insieme: Siamo appena reduci dalla Selezione Campiello .di sabato, a parte la cerimonia molto bella, la consiglio a tutti quelli che vogliano intraprendere questo tipo di mestiere. La giuria non legge i libri che vengono segnalati, non abbiamo partecipato per vincere, ma ci siamo accorti che molti libri non sono stati neanche aperti. Sono le solite cose all’italiana come la presenza di Tornatore che sembrava fuori luogo. Avete vinto premi letterari? Tutti insieme: Abbiamo partecipato a molti concorsi. Non abbiamo ancora vinto premi letterari ma ognuno deve misurarsi con il grande, facendo finta di crederci. State già pensando a un nuovo progetto letterario? Tutti insieme: Assolutamente sì, abbiamo già in mano materiale per il nostro prossimo romanzo e la sceneggiatura di un film tratto da Coeva, la proporremo negli U.S.A., fuori Italia, qui è un prodotto di nicchia, non penso possa avere futuro. La cosa che ci serve è cercare di vendere le copie, l’acquirenza della nostra opera, altrimenti il libro rischia di finire al macero. Noi abbiamo scritto quest’opera pensata in italiano e non in inglese e stiamo già facendo la traduzione. Nel prossimo romanzo non ci saranno più i nostri nomi, ma quelli del gruppo, seguendo quell’idea di fare un parallelo con la musica. Invece dei brani firmeremo i capitoli. Grazie per la vostra disponibilità e speriamo di poter parlare ancora dei vostri libri.

VITTORIO ESPOSITO - Roma - Mail Web Site - mercoledi 14 luglio 2010 18.3
Per i tipi della Bastogi Editrice Italiana è in distribuzione il romanzo “Coeva” scritto a sei mani (o forse otto) da Maria Pia Carlucci, Fiorella Corbi e Maurizio Verdiani (con la collaborazione di Stefano Capecchi). Si tratta di un romanzo che certamente solleciterà contrastanti reazioni tra i lettori per la scrittura inusuale che rimanda, per certi aspetti e per l’aulicità e le sonorità delle parole, alle parolibere futuriste. Un romanzo difficile da sintetizzare. Continue invenzioni di situazioni fantascientifiche si susseguono nel definire una possibile realtà (forse più vera di quella attuale nella quale viviamo) dove novelli Adamo e Eva possono vivere il loro rapporto la cui conclusione è affidata dagli autori alla libera scelta del lettore.

LAURA GORINI - Bergamo - Mail - mercoledi 14 luglio 2010 18.2
E' inutile negarlo: “Coeva- L'antiromanzo” (Bastogi) e' un testo che mi ha sorpreso. Vuoi per il suo essere volutamente provocatorio ( ma non troppo!). Vuoi per il suo stile forbito ed elegante. Vuoi per la simpatia dei suoi tre autori ( Maurizio Verdiani, Fiorella Corbi e Maria Pia Carlucci, codiuvati da Stefano Capecchi), fatto sta che questo romanzo- pardon- antiromanzo mi ha decisamente convinta. Ma ora “bando alle chiacchiere” e vediamo di conoscere meglio “il mondo di Coeva”... Ragazzi: perche' un antiromanzo? Maurizio: E perche’ un romanzo? Fiorella: Oggi si annusa nell’aria il bisogno di novita'! Sicuramente il vostro e' un testo complesso e non di immediata comprensione. Siete consapevoli di essere scrittori di nicchia? Fiorella: Si’, non volevamo cibare la subcultura, avvertivamo l’urgenza di salire, dal sottoscala ai piani alti. Maria Pia: In tutte le case giapponesi si trova una nicchia necessaria e preposta ad accogliere il butsuran che altro non e' che l' altare per la venerazione dei propri familiari o divinita'. Gli antichi romani onoravano i Lares familiares e nelle loro abitazioni vi era uno spazio dedito ad essi. Insomma: abbiamo voluto proporre un modo di vivere lo spazio lessicale, immenso, intimo e al contempo aperto a tutti. Ma degli scrittori di nicchia come voi che cosa amano leggere? Maurizio: Quotidiani e riviste in primis. Poi amo leggere testi appartenenti alla cosiddetta letteratura classica e quella extraeuropea cercando di scoprire chicche sconosciute ai piu'. Un esempio? “La mia vita nel bosco degli spiriti” di Amos Tutuola. Fiorella: Amo leggere i classici, saggi di vario argomento e autori contemporanei. Maria Pia: Saggi di filosofia orientale, testi teatrali di autori come Mrozek, Pinter e Beckett. Poi adoro Italo Calvino, Goethe, Dostoievsky, Borroughs, e non mi faccio nemmeno mancare saggi di psicologia e psicomagia. Inoltre dall’eta' di dodici anni leggo con passione le poesie di Pablo Neruda dove scopro sempre una nuova emozione e il grande Hikmet. Siete anche delle persone decisamente acculturate: lo si intuisce fin troppo bene, sapete? Quali studi avete fatto? Fiorella: Dopo aver frequentato il liceo scientifico, mi sono laureata in “Scienze dell’Educazione”. Maria Pia: Studi umanistici e giuridici, ma tengo a sottolineare, che e' stata la passione per la conoscenza il propellente ad intraprendere la strada verso la scrittura di culto. Devo confessare che a scuola uscivo fuori tema: ero una scrittrice imbranata. Ma questa e' un’altra storia! Maurizio: Ho da sempre studiato l’arte, la vita nei suoi aspetti piu' semplici ed apparenti. Sono giunto alle soglie della laurea in “Lingue e Letterature Straniere Moderne”. Per scrivere un testo bisogna amare molto la scrittura: chi vi ha trasmesso la passione per la sublime arte di scrivere? Fiorella: Me stessa. Maria Pia: Il teatro. Iscrittami e conclusa un’accademia teatrale mi si sono aperte le porte della creativita’ e della voglia di comunicare in vari modi. Maurizio: Sono una spugna, un animale onnivoro. La lettura, l’approfondimento poi di nuovo la lettura. L’insieme filtrato dalla creativita’. Ma chi e' stato a convincervi a pubblicare un libro? Fiorella: La decisione e’ stata presa di comune accordo tra di noi. Attualmente dove possiamo leggerlo? Maurizio: "Coeva" e' distribuito nelle migliori librerie; bisogna però ordinarlo poiche' le copie disponibili sono gia' state vendute; poi via internet su bol.it, ibs.it. oppure direttamente dal nostro sito www.romanzocoeva.it accedendo al link della Casa Editrice Bastogi. Quali sono le maggiori difficoltà che avete riscontrato durante la pubblicazione? Fiorella: Dopo l’invio del manoscritto alle case editrici, sono giunte proposte di pubblicazione abbastanza eterogenee. Nel valutare le clausole qualche difficolta’ l’abbiamo trovata. Comunque ci siamo accorti come l’ostacolo maggiore sia la promozione. Dicevamo: il vostro e' un romanzo collettivo ma voi, come vi siete conosciuti? Fiorella: Ho conosciuto Maria Pia e Maurizio alla Biblioteca Nazionale di Roma. Maria Pia: Io e Maurizio siamo amici di vecchia, anzi, vecchissima .. un’amicizia che dura da circa venti anni. Quando e come è nata l'idea di scrivere insieme un antiromanzo? Maria Pia: L'idea del libro e’, in particolare, di Maurizio Verdiani (leader), artista multimediale: conoscendomi mi ha proposto di collaborare alla stesura del romanzo ricorrendo ad uno stile linguistico inusuale ed eletto. Inoltre, partendo dalla sua approfondita cultura musicale ha considerato di poterlo scrivere a piu’ mani così come si concepisce e realizza un album musicale. Da cio’ e' nata la cooperazione degli altri due coautori, amici intellettualmente vividi. Fiorella: Considerando il materiale che avevamo nei cassetti, e dal loro relativo confronto e reciproca lettura ho notato che potevamo tentare di iniziare un lavoro di cucitura. Come vi siete mossi per lavorare bene tutti assieme? Fiorella: Lavorare insieme e' stato possibile grazie all’utilizzo di Internet che ha davvero accorciato le distanze. Non vi e' mai successo di non essere d'accordo su una frase piuttosto che su un'idea? A quel punto che facevate? Maurizio: Si’, e’ una situazione che ci e’ capitata sovente, ma tra una risata e uno sberleffo si e’ risolto tutto! Maria Pia: E’ accaduto una sera, in particolare. Io di solito mi recavo da Maurizio per scrivere e arrangiare il materiale del giorno, prodotto da ognuno. C’era bisogno di molta concentrazione e silenzio. Maurizio quando crea ha l’abitudine di passeggiare avanti e indietro, da una stanza all’altra. Ogni qualvolta entrava nella camera dov’era situato il computer continuava a dirmi se avessi scritto una frase piuttosto che un’altra. Arrivai all’esasperazione. Avevo tra le mani il vocabolario, bello grosso e pesante, così il tomo volo’ e planò direttamente sulle sue costole. Ne ha portato il segno per una settimana; il segno indistinguibile di un ematoma del sapere! Non c'e' mai stato un momento in cui avete pensato: ora molliamo tutto a meta’? Maurizio: No, assolutamente, no! Abbiamo parlato di voi in generale ma ora, carissimi, vi tocca presentarvi come si deve con nomi e cognomi e...quant'altro! Prego... Maria Pia Carlucci, sono nata a Foggia. Vivo a Roma da venti anni ed insegno. Sono una donna molto attiva, disordinata e con la testa sempre fra le nuvole. Sono golosa di cioccolata. Ho scelto di dedicare meta' della giornata all’insegnamento nelle scuole elementari ed il resto del tempo alla mia grande attrazione per il teatro. Amante dell’arte nelle sue varie forme espressive ho conseguito il diploma triennale presso la “Scuola Internazionale dell’Attore” a Roma. Sono stata speaker a "Radio Roma" intervistando attori di fama internazionale ma anche giovani promesse. Ho condotto una rubrica di critica teatrale e cinematografica nell’ambito di una trasmissione televisiva presso una tv locale ("TeleAmbiente", ndr). Infine amo dipingere ritratti. Fiorella Corbi, sono nata a Salerno nel 1975. Nel 2002 mi sono trasferita in Toscana dove attualmente risiedo. Nutro da sempre particolare interesse per le arti quali la letteratura (in special modo il genere fantasy), la musica, soprattutto quella classica e l’opera, delle quali sono profonda conoscitrice, il canto, il teatro, il cinema, la pittura. Sono altresi' appassionata e studiosa di filosofia. Negli ultimi tempi mi occupo anche di stesura di tesi universitarie e realizzo esclusive compilations musicali. Mi dedico da molti anni alla scrittura come autrice di liriche. Maurizio Verdiani, sono nato a Roma nel 1960 dove vivo ed opero. Artista polivalente, da sempre incline alla sperimentazione, ho esposto come pittore in numerose gallerie d’arte a Roma, in Italia ed all’estero. Ho realizzato lavori digitali, siti web, cd musicali e collaborato inoltre come videoartista in diversi spettacoli teatrali. Cultore di musica, nutro particolare interesse per la politica, sport, zoologia, letteratura, filosofia, storia, cinema. Ho pubblicato un volume di poesie intitolato “Blahin’”, edito da Fermenti editrice nel 1993. Stefano, ci hai raggiunto anche tu: che onore! Beh, visto che ci sei, che ne dici di presentarti anche tu? Stefano Capecchi, sono nato a Roma nel 1980, dove attualmente vivo. Dopo la maturita' scientifica, m’iscrivo ad “Arti e Scienze dello Spettacolo” indirizzo Teatro presso l’Università di Roma “La Sapienza”, dove studio teatro, drammaturgia, regia e scenografia, oltre ad arricchire la mia cultura seguendo corsi quali letteratura italiana ed inglese, letterature comparate, antropologia, storia, storia delle tradizioni popolari, storia dell’arte, estetica e mediologia. Mi laureo con una tesi di laurea triennale su Pulcinella con Luciano Mariti, e frequento successivamente il corso di laurea specialistica in “Saperi e Tecniche dello Spettacolo Cinematografico, Digitale e Teatrale indirizzo Digitale”, dove mi sono laureato con una tesi su James Cameron con Ferruccio Marotti. Mi appassiono ad autori quali Pirandello, Goldoni, Beckett, Ionesco, Pinter, Molière, e soprattutto Shakespeare, del quale ho tradotto e continuo tuttora a tradurre le opere piu' importanti e significative. In seguito ho sviluppato un interesse per molti altri aspetti culturali, quali la politica, le vite dei papi ed il cinema. Stefano, toglici una curiosita': come e' nata la tua collaborazione con gli altri tre scrittori in veste di super visore? Il mio approccio al romanzo fu del tutto casuale. Forse proprio quest’accidentale congiuntura determino' il mio ingresso nel progetto. Conoscevo gia' da un pezzo Maurizio e Maria Pia, e il nostro rapporto, dapprima basato soltanto sull’amicizia, nel maggio 2008 si amplio' anche in ambito artistico. La cosa che mi colpi' fu la concezione del romanzo, e, sebbene fossi l’ultimo arrivato, misi anima e corpo nello sviluppo di quest’opera. Confesso che stavo attraversando un momento particolare della mia vita, e proprio per questo il mio contributo alla stesura fu significante. Certo, io ho svolto solo una piccola parte rispetto a Maurizio, Maria Pia e Fiorella, ma spero di essere stato quel piccolo ingranaggio che abbia consentito il corretto funzionamento del meccanismo, un meccanismo chiamato "Coeva". Carissimi, Musicalnews. Com e' un portale dedicato principalmente alla musica, quindi ora vi tocca qualche domandine a carattere musicale... La prima: qual' e' la colonna sonora ideale per assaporare meglio il vostro antiromanzo? Maurizio: Non vi e' colonna sonora ideale per “Coeva", ma se proprio la volessimo scovare, penso potrebbe essere “Koyaanisqatsi” di Philip Glass. Beh, almeno ditemi i vostri brani preferiti con annessi i vostri artisti del cuore... Maurizio: Tre brani su tutti: “Heroes” di David Bowie, “Once in a lifetime” dei Talking Heads e “The Man Machine” dei Kraftwerk. O ancora brani di geni come David Byrne, Peter Gabriel, Kraftwerk, Syd Barrett, Cole Porter, Mozart; Miles Davis e, tutti quei musicisti nel mondo capaci di sperimentare. Fiorella: La mia canzone del cuore e' “Facce”, un brano forse poco conosciuto del mio artista preferito : Renato Zero. Maria Pia: Potrei sentire ad oltranza “Solitude”, “Pasion” o “Carpe Diem” di Rodrigo Leào. Poi adoro tutti i brani di Ludovico Einaudi, Pink Floyd, Frank Sinatra, David Byrne, Susana Baca e Biagio Antonacci. Stefano: Spazio dai classici come Beethoven e Ravel fino a brani di musica moderna ed elaborata dei Tangerine Dream al rock europeo, soprattutto l’heavy metal – Black Sabbath su tutti – ai cantautori italiani quali Gino Paoli, Franco Battiato, Adriano Celentano, Fabrizio De Andrè, Giorgio Gaber ed Angelo Branduardi. Le mie canzoni preferite sono: “Wish you were here” dei Pink Floyd, “The robots “dei Kraftwerk e “Get back” dei Beatles. E ora, dopo che avete accettato di rispondere anche a due domandine di musica, direi che dovete assolutamente rivelarci quali saranno le vostre prossime mosse. Qualche presentazione in ballo? Fiorella: Si’, stiamo prendendo accordi per la presentazione ufficiale che avra' luogo nella seconda meta' di ottobre, presso un’importante libreria di Roma, in data da stabilirsi. Abbiamo gia' del materiale per la stesura di un nuovo libro. Sara' anch’esso molto particolare e misterioso. Ma non aggiungo altro!,

Lucilla Noviello - Roma - Mail Web Site - mercoledi 14 luglio 2010 17.59
Coeva è una storia, molto difficile da sintetizzare, che si presenta come una fiaba di ricerca, in cui quello che accade fa sembrare il regno di Alice nel paese delle meraviglie il Paese delle banalità; le storie fantascientifiche – come per esempio il mondo di Dune - qualcosa di appartenente al passato biologico e le vicende surreali un lontano antenato. Tutto ciò che è segno, scrittura – lettere, numeri e disegni – appartengono a quest’opera in cui l’aggettivo, la costruzione sintattica – a volte ricca, prolissa, barocca; altre scarna e anglosassone - sono re e regina. La punteggiatura appare e poi non appare più, costringendo il lettore a fare uno sforzo di respiro, durante la lettura, come fosse sul palcoscenico per un esercizio di oratoria creativa. L’impianto diventa improvvisamente dialogico – simile ad una sceneggiatura: i personaggi parlano e nessuno descrive. Ma nuovamente quello che dicono sfugge alla logica quotidiana. Gli autori si soffermano - in modo quasi maniacale - a descrivere ogni atto minuscolo. Come se tutto – essendo creazione – non dovesse sfuggire alla volontà analitica. La sintesi non esiste; la sintesi è - secondo loro - restrittiva, limitante. Non onora sufficientemente il fatto fondamentale – e forse sacro .- che ogni evento – per quanto minimo, infinitesimale – è parte della vita, del ciclo dell’esistenza. E per questo merita di essere detto, nominato. E di riprodursi attraverso la letteratura.



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