Che in America le donne soffrissero di cali della libido ä un fenomeno recente e, forse, ancora poco conosciuto nel Vecchio Continente. "Niente sesso, siamo inglesi". O, forse, sarebbe pió opportuno affermare, oggi: "Niente sesso, siamo americane". Una casa farmaceutica tedesca ha infatti deciso di risolvere il problema del calo della libido nelle donne sostenendo che l'assenza di desiderio sessuale sia una vera e propria malattia e, così come la famosa pillola blu risolve l'imbarazzante disturbo tra gli uomini, la nuova pillola rosa, denominata 'Gerosa', dovrebbe aiutare le donne 'frigide'. La commissione americana della Food and Drug Administration, l'ente federale che autorizza la vendita di prodotti farmaceutici, ha negato già per ben due volte l'autorizzazione alla Flibanserin (nome scientifico della Gerosa), sostenendone perï l'importanza della ricerca e richiedendone un approfondimento degli effetti. Ma in America il dibattito si sta scatenando e, se da un lato il gruppo New View Campaign ha lanciato una petizione su internet per ribadire che le donne non sono uno strumento del piacere maschile, dall'altro il 'New York Times', in queste ultime settimane, si è nuovamente chiesto se il problema sia incentrato solamente sul colore della pillola, blu o rosa a seconda del sesso degli utenti, o se, in realtà, il problema non parta da un mutamento della società in cui stiamo vivendo. Sulle colonne de 'la Repubblica', la nota storica del femminismo statunitense, Camille Paglia, ha ribadito che il problema del calo della libido femminile senza dubbio andrebbe ricercata all'interno dei cambiamenti e delle trasformazioni che si sono avute dagli anni '60 del secolo scorso nella società contemporanea americana. E quindi, probabilmente - sostiene la Paglia - la causa dell'eccessiva secolarizzazione dei mass media, che negli ultimi anni hanno modificato il loro atteggiamento mostrando sempre pió disinvoltamente il corpo nudo femminile e sdoganando di fatto il sesso, va cercata nelle radici della società borghese del XIX secolo, quando la borghesia ha identificato nell'idea di rispettabilità l'individuo e la propria appartenenza a una specifica classe sociale dando avvio a quelle forme di censura e di repressioni sessuali che hanno condannato la precedente 'pruderie' anglosassone, ben rappresentata dalla commedie di Shakespeare. Il percorso è contorto e ardimentoso: l'omologazione dei sessi e la volgarizzazione della sessualità stessa, ingenerato dalla cultura massmediatica di questi anni, costituiscono una degenerazione della vivacità rivoluzionaria degli anni sessanta e settanta, dove in tutti i movimenti e in tutti i settori della società il desiderio di liberazione sessuale e dell'abbattimento dei tabù imposti dai pedanti anni cinquanta hanno sopraffatto e conquistato la mentalità degli individui, trasformando di conseguenza l'intera società. E così, il conquistato riconoscimento dell'uguaglianza tra uomo e donna ha comportato in realtà un avvilimento dei rapporti intimi, dove entrambi i sessi giocano nello stesso ruolo: gli uomini e le donne oramai hanno raggiunto l'interscambiabilità e la sessualità nella famiglia, o nella coppia in generale, ha perso le sue ancestrali differenze. Il gioco dell'erotismo e del mistero del sesso si è così reso opaco, se non del tutto annichilito. Le allusioni, le complicità erotiche, il disvelamento dei corpi hanno perso importanza, lasciando il posto a una uniformazione dei sessi: donne androgine, vibranti e nervose, assottigliate da diete e manie di magrezze, prive di voluttà. Le curve e le rotondità di una femminilità antica e persa, di una sessualità celata ma non del tutto nascosta da un sottile velo, che rendeva una conquista la morbidezza della donna, giacciono moribonde nelle pagine dei romanzi ottocenteschi e del primo novecento. L'attuale società sbandiera la sessualità e il corpo femminile rendendolo privo di mistero e di sorprese: i sederi e i seni che prorompono dagli schermi e dai pannelli pubblicitari, la nudità scoperta e l'inclinazione all'eccesso delle nuove star del rock e dello spettacolo, come per esempio Lady Gaga, rappresentano una montatura della femminilità, se non l'abbandono dell'erotismo più autentico. L'Italia non è immune dal fenomeno. Anzi, la mentalità che ci è propria ci vede, da un lato, nascosti sotto il velo pesante dell'ipocrisia cattolica, per cui il sesso e il corpo rappresentano il 'peccato' e andrebbero celati e annichiliti in quanto 'impuri', mentre dall'altro, i mass media e i modelli imposti da essi, dai politicanti, dagli uomini di spettacolo, da veline, velone e da centinaia di vedette che si 'dibattono' per un secondo di gloria pubblica 'svestita', prorompono nell'immaginario collettivo imponendo un modello omologato di femminilità e di comportamenti che la donna deve necessariamente adottare per garantirsi un posto nella 'comitiva' che conta. La pillola rosa, se un domani dovesse ottenere l'autorizzazione alla sua commercializzazione, diventerà oggetto del desiderio femminile, ma siamo certi che risolverà il problema del 'piacere perduto'?