Non c'è più tempo per stare a guardare il lento declino di un Paese come il nostro nel 64esimo anniversario della Repubblica italiana. E' indispensabile rimboccarsi le maniche e darsi da fare, senza credere ai facili ottimismi di governanti che pensano sia sufficiente tagliare la spesa pubblica un po' qua e un po' là mantenendo inalterati il grosso dei privilegi. Dall'altra parte, poi, il carro cattocomunista propone un vero e proprio ricatto di Stato nei confronti delle aziende: "Tasse zero per i primi due anni se assumerete a tempo indeterminato". Figuriamoci se un'azienda in crisi può permettersi di sottostare a determinati diktat e assumere personale a vita ricevendone, come 'premio', tasse zero ma solo per i primi due anni! Diciamolo subito: i tagli che sta attuando il ministro Tremonti alla spesa pubblica sono necessari. Il problema, semmai, è che son pochi: è ridicolo tagliare del solo 10 % lo stipendio di manager pubblici e politici. Andrebbero tagliati almeno del 30 % ed estesi a presidenti, assessori e consiglieri regionali E poi c'è il discorso dell'abolizione delle Province, che come repubblicani proponiamo sin dagli anni '70 e che a Pordenone rilanciammo con una lista civica ad hoc nel 2004. Poi, ancora, c'è il discorso dei Comuni inferiori a 20.000 abitanti, che costano e andrebbero accorpati. E ancora: è possibile che vi siano regioni, in Italia, che spendono e spandono sulla sanità senza dover rendere conto a nessuno? E dei 'progettini' comunali socialmente inutili o, meglio, utili ai soliti noti, vogliamo parlarne? Una volta introdotti seri e drastici tagli alla spesa pubblica improduttiva, allora si puï pensare non già a ricattare ideologicamente le aziende, ma a ridurre il carico fiscale a due, massimo tre aliquote e a innalzare la soglia della 'No tax area'. Riducendo le imposte - l'hanno dimostrato gli anni di Reagan e della Thatcher e noti esperti economici come Oscar Giannino - si amplia ben presto la base imponibile. E l'evasione si riduce automaticamente (senza sguinzagliare costosi ispettori della guardia di finanza) per effetto della famosa 'curva di Laffer'. Sarebbe un bene, dunque, che la classe politica odierna, pur nella sua mediocrità, prendesse spunto dai migliori Governi che la Repubblica abbia mai avuto: quelli dell'asse De Gasperi-Einaudi-Carlo Sforza-Pacciardi-Saragat-La Malfa. Governi che seppero ricostruire l'Italia dopo la piaga fascista, collocarla all'interno del Patto Atlantico e quindi annoverarla fra le democrazie occidentali. Governi che portarono, in pochi anni, al boom economico degli anni '50. Governi intransigentemente anti-cattocomunisti, fondati su un franco dialogo fra laici risorgimentali e cattolici liberali. Nel 64esimo anniversario della Repubblica italiana dovremmo non solo onorare la memoria di quei Governi, ma finanche auspicare che qualche politico illuminato d'oggi ne recuperasse l'identità e le prospettive.
(articolo tratto dal blog www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)