Tommaso CrudeliLa pressione per una vicenda che appariva inaccettabile e l’assenza, da parte del ministro, di spiegazioni plausibili hanno portato Scajola alle dimissioni. Tutto secondo copione quindi? No, non tutto. Il fatto che il ministro non risultasse, e tuttora non risulti, indagato per le vicende che lo hanno portato alle dimissioni e che hanno origine da informazioni giornalistiche assunte e propalate da una indagine giudiziaria, merita un approfondimento non cavilloso, ma sostanziale. La questione è di una semplicità disarmante: quei fatti così eclatanti quando e come verranno accertati con completezza? La nostra storia politica recente, purtroppo, è piena di episodi giudiziari con amplificazione mediatica iniziati all’insegna di “prove schiaccianti” e poi conclusisi con un buco nell’acqua. Per non andare troppo indietro nel tempo, basterà citare il caso Mastella e il caso Del Turco. Entrambi gli scandali hanno prodotto conseguenze personali e politiche enormi. Nell’uno e nell’altro caso: crisi del governo, elezioni anticipate e vittoria del fronte politico opposto a quello disarcionato giudiziariamente. Ebbene, in entrambi questi due casi (come in molti altri), alla fine del percorso giudiziario la vicenda ha avuto il seguente epilogo: il castello accusatorio si è sciolto come neve al sole e nessuno ha pagato per errori così grossolani, che hanno prodotto conseguenze così gravi. La domanda quindi è semplice: quale sarà il luogo in cui, con garanzie paritarie tra accusa e difesa, verrà accertata la fattuale consistenza del caso Scajola, atteso che non aver indagato il ministro esclude la via giudiziaria? Non paia una questione di poco conto o di ‘lana caprina’. Fino a oggi, gran parte degli osservatori hanno stigmatizzato l’anomalia giustizialista, che si alimenta di processi giornalistici che accompagnano quelli veri che si svolgono nelle aule dei tribunali e, molto spesso, li sopraffanno. Il caso Scajola si candida a un ulteriore salto di qualità: il processo mediatico si sostituisce a quello giudiziario e lo rende superfluo. Si tratta di una sorta di processo breve inedito, di cui avvertiamo tutta la pericolosità.


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