Furio Gubetti è Senatore del Gruppo parlamentare di Forza Italia a Palazzo Madama, eletto nel collegio Piemonte 8 (Nichelino – Moncalieri).
Egli è il primo firmatario della proposta di legge, da noi qui pubblicata, tesa a migliorare il diritto dei detenuti a scontare una giusta pena.

Senatore, lei ha presentato un disegno di legge di modifica della tutela detentiva: da quali esigenze nasce?
“Prima di tutto da un'esigenza etica: la pena deve essere soltanto quella scritta nel Codice. Non devono più esistere pene ‘di fatto’, aggiuntive, subdole, come la coabitazione forzata di detenuti per reati non violenti con coloro che sono giunti in carcere a causa di comportamenti violenti. Questi ultimi impongono il proprio dominio con la prepotenza, costringendo gli altri a subire ogni sorta di umiliazione, di intimidazione e di sopraffazione spingendo i detenuti più deboli alla disperazione e, in alcuni documentati casi, persino al suicidio. Questa drammatica realtà è stata ampiamente rappresentata in libri, film, inchieste giornalistiche. E' dunque giunto il momento che anche il legislatore ne prenda atto, eliminando la promiscuità coatta con i violenti come pena aggiuntiva, ingiusta e crudele, non prevista dai Codici e non irrogata in modo esplicito dai Tribunali”.

Vuole illustrarci i punti salienti del ddl?
“La proposta, che è stata sottoscritta da cento Senatori, prevede il diritto – non più a discrezione di magistrati o direttori di carceri – dei detenuti per reati non violenti ad essere ospitati in zone carcerarie diverse, autonome e separate, nell'intero arco delle 24 ore, da quelle riservate agli altri detenuti. Questo diritto si perde per sempre se si commette un reato violento o si tenta di evadere”.

E non le sembra una proposta eccessivamente ‘garantista’?
“Tutt'altro: ciò che si vuole è la certezza della pena. Ma se questa è il carcere, è giusto cercare di garantire il condannato da altre pene "improprie", come la tortura psicologica e fisica o addirittura la morte – l'assassinio è raro, ma non eccezionale nelle nostre carceri –, irrogate da detenuti violenti”.

Qualora la sua proposta diventasse legge cosa cambierà, anche in termini pratici e di gestione, nel sistema carcerario italiano?
“Poiché vi saranno zone carcerarie o interi carceri molto tranquilli - interamente occupati da detenuti non violenti che inoltre sanno di perdere il diritto di restarci in caso di tentata evasione –, si potrà risparmiare sensibilmente sui sistemi di sicurezza. Invece di una guardia ogni due detenuti – questa è la proporzione esistente oggi in Italia – sarà sufficiente in queste aree, secondo alcuni esperti, una guardia ogni sei. Anche le strutture murarie potranno essere molto più semplici: si potranno riutilizzare vecchie colonie agricole, risparmiando tempo e denaro per l'apertura di nuove strutture, così urgenti per eliminare l'attuale sovraffollamento”.

Come viene valutata la sua proposta dagli addetti ai lavori, dal governo, dalle forze politiche rappresentate in Commissione e quali sono le obiezioni o le riserve in merito?
“Tutti, anche i partiti dell'opposizione, hanno mostrato di apprezzare lo spirito e gli obiettivi della proposta. Alcuni Direttori di carceri hanno espresso dubbi organizzativi e il timore di poter essere perseguiti per una mancata applicazione. Questo avverrebbe, però, soltanto in caso di comportamento doloso e i problemi organizzativi potrebbero essere superati da una attuazione graduale della legge, che può essere prevista con un apposito emendamento. Il Ministro dell’Economia, On. Giulio Tremonti, mi ha scritto tre volte per comunicarmi le preoccupazioni dei suoi uffici per un possibile aumento delle spese: timori comprensibili, ma che ritengo infondati, perché, per le ragioni precedentemente esposte, si dovrebbe avere invece un consistente risparmio. Una limitata sperimentazione potrebbe fugare ogni dubbio”.

Il Papa, durante la Sua visita a Montecitorio, ancora una volta ha posto alla classe politica il problema della condizione dei detenuti nelle carceri sollecitando, in merito, un intervento del Parlamento: lei è favorevole all'amnistia, all'indulto o a qualche provvedimento utile a rendere meno congestionate gli istituti di pena?
“Come cattolico ho grande rispetto per le parole di un Papa, che ammiro immensamente per le sue straordinarie doti umane. Ma come rappresentante del popolo, in uno Stato giuridicamente laico, ho il dovere prioritario di difendere i cittadini onesti. Nell'anno successivo all'ultima amnistia, circa un decennio fa, i reati aumentarono del 40% e la popolazione carceraria tornò rapidamente ai livelli precedenti, fallendo così anche l'obiettivo pragmatico dello sfollamento. Forse, una sospensione della pena, condizionata alla mancata ricaduta in nuovi reati, potrebbe dare risultati meno negativi. L'applicazione dell'accordo con l'Albania – che prevede l'esecuzione della pena in patria per i propri concittadini condannati in Italia – e la sua estensione ad altri paesi del Mediterraneo risolverebbe radicalmente il problema, dato che gli stranieri rappresentano oltre un quarto della popolazione carceraria. E' comunque strano che due anni fa, prima delle elezioni politiche, quando c'erano quattrocento detenuti in più e due nuovi carceri in meno, nessuno abbia sollevato questo problema…”.

Come mai la maggioranza non riesce a trovare un punto d'incontro su questa importante questione? Alla fine si troverà una soluzione, secondo lei?
“Credo che molti, non solo nella maggioranza, abbiano problemi di coscienza come quelli che ho precedentemente esposto. Forse la sospensione condizionata della pena potrebbe essere un punto di mediazione accettabile”.

Ritiene che il suo disegno di legge possa contribuire, in qualche modo, a risolvere l'annoso problema del sovraffollamento delle carceri?
“Non si avrebbe alcun effetto diretto sul numero dei detenuti, ma, come ho già detto, sugli spazi carcerari a loro disposizione. Questo grazie al possibile recupero di piccoli carceri o colonie agricole, dismessi perché ritenuti non più idonei a garantire, in modo economico, gli elevati livelli di sicurezza ed il conseguente alto numero di operatori, resi necessari dalla presenza di una popolazione di detenuti promiscua, comprendente anche condannati per reati violenti”.

Se la sua proposta non diventerà legge, a cosa sarà dovuto?
“Qualcuno mi ha suggerito che certi giudici o certi Direttori di carcere potrebbero non voler rinunciare ad un potere discrezionale che può essere utile strumento di pressione per ottenere confessioni o per mantenere l'ordine negli istituti. Mi rifiuto di credere che ci sia qualcuno che vuole continuare ad avere un potere così terribile ed ingiusto. Penso piuttosto che chi è maggiormente segnato dalle abitudini e dalla mentalità burocratiche può avere un irrazionale, ma sincero, timore per qualsiasi innovazione che minacci la tranquillità di una collaudata routine quotidiana”.

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