La violenza sulle donne è come un cancro che divora il mondo. Una su tre nel corso della propria vita ne è vittima. I giornali italiani, negli ultimi giorni, hanno fatto tornare questo tema scottante alla ribalta dopo tre stupri nella capitale. Il tutto sta suscitando clamore e insicurezza, come se si fosse creata un’epidemia di violenze sessuali. Tuttavia, passato il delirio di persecuzione, domani si smetterà di parlarne e succederà come per il ‘caso Reggiani’: tanto clamore, nessun ricordo! Ciò che non viene alla luce è che ogni giorno, in Italia, una donna è vittima di violenza sessuale. Non è più una questione di insicurezza,termine usato a dismisura, bensì di ‘indifferenza’, là dove nessuno soccorre una donna in difficoltà. Una violenza che dilaga al riparo dello sguardo e consapevolezza della società esterna, troppo occupata ad arrestare due ballerini di tango che si esibiscono al Piazza di Pietra mentre un giovane stupratore di buona famiglia è ai domiciliari. Negli ultimi dodici mesi, secondo i dati dell’Istat, il numero delle donne vittime di violenza ammonta a 1 milione e 150 mila (5,4%). Sono le giovani dai 16 ai 24 anni (16,3%) e dai 25 ai 24 anni (7,9%) a presentare i tassi più alti. La violenza sessuale incide sul 3,5% di loro, quella fisica sul 2,7%. Lo 0,3%, pari a 74 mila donne, ha subito invece stupri o tentati stupri. Se ogni giorno assistiamo indifferenti anche alle piccole violenze che avvengono intorno a noi da parte di gente che vive ai margini della legalità, come possiamo pensare di combattere quelle più grandi? Il nostro sta diventando un Paese esasperato, che vive nella paura di quello che leggerà il giorno dopo sui giornali, senza affrontare direttamente il problema. Secondo un’indagine di ‘Donna Moderna’ sei donne su dieci sarebbero pronte a farsi giustizie da sole, come la ragazza violentata la notte di Capodanno a Roma. E il 72% è favorevole ad avere più soldati per le strade contro gli stupri. La violenza sulle donne è uno scandalo per i diritti umani. In molte società questo problema si scontra con la mancanza di interesse, il silenzio e l’apatia dei governi. Sia in tempo di pace che in tempo di guerra, le donne subiscono atrocità semplicemente per il fatto di essere donne. A milioni vengono picchiate, aggredite, stuprate, mutilate, assassinate, in qualche modo private dell’esistenza stessa. Secondo la carta internazionale dei diritti umani, tutti i governi hanno la responsabilità di prevenire, indagare e punire gli atti di violenza sulle donne in qualsiasi luogo si verifichino: tra le mura domestiche, sul posto di lavoro, nella comunità o nella società, durante i conflitti armati. Per l’ Italia è l’ennesimo esempio che solo le emergenze, cioè la cultura della difficoltà, porta ad affrontare problemi che dovrebbero essere di ordine pubblico quotidiano e non di clamore momentaneo. Solo sotto l’egida della cultura dell’emergenza si affrontano problemi di disagio sociale che dovrebbero essere risolti con metodologie di prevenzione.