Vittorio Lussana

Carissimo Arturo, ti scrivo per augurarti buone feste, ma anche perché, dopo aver letto i risultati delle regionali abruzzesi, sono stato colto dallo sconforto: ma hai letto come mi stanno riducendo la sinistra? La ‘mia’ sinistra, quella della solidarietà, della lotta al sottosviluppo, dei meriti e bisogni, dell’urlo della Magnani? Me la stanno trasformando in un movimento giustizialista astratto, ti rendi conto? Non è più possibile far comprendere un emerito ‘tubo’ a questi qui: prima si son chiusi in quella maledetta torre d’avorio di Partito che hanno messo su, una ‘brodaglia’ di cui non si è mai capita un’emerita ‘mazza’ (scusa, Arturo, ma quando me le fanno girare…). E adesso si son messi ad andar dietro a quell’oste della malora di Di Pietro, uno che solo a sentirlo parlare ti vien voglia di nominare Aldo Biscardi presidente dell’Accademia della Crusca! Io non lo so che roba fumano da quelle parti lì, guarda: sembrano diventati tutti matti! Hanno affondato Prodi, che non era neanche tanto male; hanno prosciugato i comunisti, che almeno due parole su Pasolini ce le potevo pure scambiare; hanno massacrato per l’ennesima volta i socialisti, che sembra quasi lo facciano apposta; sono andati a Bruxelles e hanno fatto un ‘casino’, guarda Arturo, un ‘bordello’ vero, con Fassino che firmava il Manifesto del Pse da segretario dei Ds, la Bresso che non sapeva più dove sbattere la testa e la Bindi che si è messa a spaccare il capello in quattro. Risultato? Invece di andare avanti vanno indietro, come i gamberi: ma che ‘diavolo’ di strategia è? Tu lo sai che ho passato due anni in quel ‘guazzabuglio’ del centrosinistra: vuoi sapere veramente cosa ho trovato? Guarda, te lo riassumo con piena obiettività liberale: un branco di pazzi in libera uscita. La linea Ferrero - Bertinotti era troppo dispendiosa, quella di D’Alema troppo attendista sull’Afghanistan, Bobo Craxi era meglio mandarlo in giro per il mondo a cercare consensi per l’Expo di Milano, la Bonino era troppo radicale, Mastella troppo cattolico, la Pollastrini era solo una graziosa signora del thé e Giuliano Amato s’impapocchiava con la spazzatura di Napoli. Una cosa da malati, guarda, da interdizione collettiva. Io credevo che, presa la ‘schicchera’, sarebbero rinsaviti, per lo meno. Maddeché!!! Continuano imperterriti, invece. Non è neanche più ‘tafazzismo’: siamo al vero e proprio ‘bondage’ sado-masochista. Ma cosa vanno cercando, ancora, questi del Pd? La pietra filosofale? Il sesso degli angeli? La formula magica di Cagliostro? L’unico che ha preso in mano una battaglia degna di questo nome è il povero senatore Marino, che ha lanciato un appello sul testamento biologico. Sul resto, encefalogramma piatto: il decesso è avvenuto il 14 aprile 2008, alle ore 15 e 44 e neanche hanno fatto l’autopsia, perché preferiscono star lì a litigarsi gli orecchini della nonna, l’anellino della bisavola e la stola della moglie di Gronchi. Buon Natale, Arturo, con tanto affetto per te e per tutti gli amici de l’Opinione: almeno con voi un concetto sensato lo posso ancora scambiare…




(articolo tratto dalla prima pagina del quotidiano 'L'opinione delle Libertà' del 17 dicembre 2008)
Lascia il tuo commento

Mirco Marchetti - Urbino-Italia-Mondo-galassia... - Mail - sabato 10 gennaio 2009 18.38
Hai ragione Cara Debora, il cuore conosce ragioni che la ragione non conosce, come diceva Pascal ..

un abbraccio,
debora - italia - Mail - giovedi 8 gennaio 2009 8.49
Caro mirco, mi permetto di chiamarti caro perchè le tue parole arrivano dritte al cuore. Hai conquistato un elettore, la prossima tornata elettorale voterò il tuo partito. Siete gli unici in questo paese a saper fare l'opposizione, continuate così e non mollate. Per dirla alla W. Allen.. il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile. Per ciò che riguarda la politica in generale c'e una bellissima massima di Filippo Turati che mi piace ricordare : Le catastrofi politiche non vengono se non siano in qualche modo consentite e volute....
Mirco Marchetti - Urbino-Italia-Mondo-Luna et cetera et cetera - Mail - mercoledi 7 gennaio 2009 22.29
Anche qui, mi sento di convenire con te. Ho iniziato a leggere alcuni articoli e, da militante di un partito mi sono sentito inquisito, denigrato ed insultato. Ad esser sinceri, già il Vittorio che tu conosci era uso alla denigrazione ed all'insulto, ma io spegnevo la tele perché in lui riuscivo a scorgere il peggio di me. Fu invece un libro di un autore sconosciuto di nome Ivan Dobre che, con i suoi "Detriti sul delta" mi fece capire quanto fossero teneri e risibili gli atteggiamenti dei vari Sgarbi giornalieri. E mi convinsi che costoro non potevanpo far paura, ma solo tenerezza.

Dobre mi fece capire, dal basso del suo eloquio argomentante, quanto fossimo privi di creatività e poco coraggiosi noi uomini, persi nei meandri dei detriti di un delta. Uomini frammentati, parziali senza saper prender parte, autoconsolatori e volgari. Mancava e manca ancor più oggi, la poesia. Manca un sentimento di umanità degno di un uomo maturo che sa volger lo sguardo oltre i dettagli, oltre i detriti storici di un passato che mal conosce, nella sola rivendicazione egoica di un vivere per sopravvivere. Piccoli frammenti esistenziali, immobili ed oltraggiosi che, se sapessero alzare lo sguardo oltre i detriti di quel delta che raccoglie frammenti di parzialità, vedrebbero un mare ecumenico che si staglia su un comune orizzonte. E forse hai ragione tu, questa è utopia. Forse hai ragione tu, più mi dirigo verso quell'orizzonte più esso mi pare inamovibile. Ma, a cosa serve l'utopia, se non a farci camminare verso una direzione.

P.s. la politica e l'attivarmi per essa, per ciò che mi riguarda, sono fasi circoscritte della mia esistenza. Dopo averla esperita, con maggior cognizione di causa, la racconterò all'ignaro viandante. Su Di Pietro avrei critiche da avanzare, ma lo farò in una sede che possa mostrare meno pregiudizi e maggior libertà di giusdizio. Sgarbi e detta libertà sono termini ossimorici.

sempre cordialmente,
mirco
Vittorio Lussana - Roma - Mail - mercoledi 7 gennaio 2009 16.50
RISPOSTA A MIRCO MARCHETTI N. 3: Vittorio Sgarbi non è un critico d'arte: è uno storico dell'arte ed è laureato in Filosofia. Dunque, mi appare assai riduttiva la fotografia che ne hai fatto senza conoscerlo. Inoltre, chi lo conosce bene sa quanto sia politicamente ingestibile. Ed io ho sempre ritenuto questa sua caratteristica un vero pregio. Per ciò che riguarda Berlusconi, neanch'io ho un grande opinione nei suoi confronti in quanto personaggio politico, ma come imprenditore non possiamo dirgli nulla. Tu pensi che si sia sempre mosso attorno a logiche politiche o ad economie di relazione. Può darsi, ma non tutti sono riusciti in ciò in cui è riuscito lui. Nel giudicare i politici, come vedi, bisogna essere equilibrati e porre ogni cosa sul piatto della bilancia. Ed è questa una delle caratteristiche che non mi piace molto dell'Idv, in particolar modo della sua militanza: un modo di giudicare il prossimo fortemente provocatorio e massimalistico, grossolano, che non tiene conto di altri fattori, specularmente a certi populismi qualunquistici che spesso affiorano nei movimenti di destra. Anche per questo motivo, spesso ci si chiede se l'Idv sia un partito con una precisa collocazione. Le tradizioni hanno il loro peso, in politica. E non si può accusare Berlusconi di averci costretto al supermercato delle idee senza possedere un retroterra culturale e identitario originale. A travestirsi da inquisitori, siamo capaci tutti...
VL
Mirco Marchetti - Urbino-Italia-Mondo... - Mail Web Site - martedi 6 gennaio 2009 15.51
Caro Vittorio, di fondo, nel nostro interloquire, mi pare vi sia una sorta di fraintendimento. Come te, anche io sono più che convinto che non esista una verità assoluta. Seppur per mestiere mi occupi di comportamenti umani, di gruppi e loro dinamiche, spesso mi trovo a disvelare a coloro che partecipano ai miei corsi, il loro essere caleidoscopico, la loro indole gruppale. Ugualmente, nel campo dell'informazione io posso crearmi una mia opinione, tanto più a rilevanza semantica quanto più io posso aver accesso ad una moltitudine di fonti. L'occhio con cui tu vai ad osservare un certo evento ed attraverso il quale mi descrivi ad dato fatto o evento, è differente dal mio e da altri occhi, pur guardando nella stessa direzione. L'aver accesso ad una pluralità di fonti è per il lettore fonte di informazione più vicina ad un desiderio che si fa obiettivo ma, come ben tu sai, dietro ogni obiettivo vi è un occhio che guarda. Mi pare quindi di esser d'accordo con te. Anche per ciò che attiene, mezzi e fini, nel mio argomentare non vi è nulla di macchiavellico. A mio avviso il fine non giustifica i mezzi, il fatto è che non ha alcun senso una finalità senza aver palesato i mezzi per raggiungerla, né tantomeno può aver rilevanza un mezzo fine a se stesso. Ciò che intendevo invece è che i partiti, tutti e nessuno escluso, sono mezzi fini a se stessi. Anche per ciò che attiene al giustizialismo, termine in voga e comodo alla Casta, mi sento di dover dissentire. Sono nell'IDV oggi che ho 45 anni, ma ho una storia che si fonda sul garantismo e come me molti altri che mi sono attorno. Ero garantista quando a vent'anni vedevo la giustizia accanirsi contro signori nessuno, attorno a me regnava il silenzio però. Poi, i silenti signori si sono risvegliati allorquando la giustizia toccò i padroni. Si svegliarono allora le voci di pseudogarantisti ed io divenni per l'opinione pubblica un giustizialista. No, troppo comodo e persino troppo ingiusto. Sono un garantista, ma vorrei che la giustizia sia uguale per tutti, in realtà, è vero, per alcuni è un po più uguale.
Berlusconi, in oltre, è un imprenditore e si muove pure in politica come tale. La gestione delle reti pubbliche è sodale ad uno spirito monopolistico che nutre òle logiche profittuali che attengono ad un imprenditore e non si muovono con spirito di servizio ma vanno dietro una audience. Io toglierei due reti a RAI e due a Berlusconi e darei quindi le 4 frequenze ad altrettanti imprenditori instaurando un regime di reale concorrenza. Oppure lascerei due reti alla RAI purché una abbia una caratura regionale mentre l'altra nazionale. Ovviamente per la RAI niente pubblicità, ma solo canone e spirito di servizio. Sgarbi, persona sicuramente preparata, è apparso uno dei tanti lacché di Regime e se non è riuscito a costruire un'immagine dignitosa per se, visti i megafoni che gli hanno offerto, figuriamoci cosa possa fare per il nostro paese. Bravo critico d'arte ma con la politica c'entra poco o nulla. Abbiamo bisogno di statisti e uomini coraggiosi, quanto di una scuola che produca cuori e menti per il futuro, non grigi impiegati o uomini "piegati".
A Sgarbi chiederei di aiutarmi a costruire, a livello consulenziale, un mondo che, oltre al benessere sia attento anche al bell'essere, sono certo possa essermi d'aiuto. Ma nulla più..
Vittorio Lussana - Roma - Mail - martedi 6 gennaio 2009 13.52
RISPOSTA AL SIG. MARCHETTI N. 2: Caro Mirco, ho letto la tua lunga replica e ho anche condiviso un certo senso di interesse e di compartecipazione morale alle vicende sociali e politiche del nostro Paese. Tuttavia, il tuo punto di vista - che, ti ripeto, rispetto profondamente - continua ad apparirmi troppo 'esterno', esogeno ai fatti quotidiani della politica. Innanzitutto, il ragionamento su mezzi e fini non lo posso condividere, poiché mi appare di derivazione 'machiavellica': per me, il movimento è tutto, il fine nulla... In secondo luogo, continui a sovrapporre concezioni filosofiche e morali a questioni politiche, quasi ispirandoti ad un modello perfetto di società che rimane utopico: ci sarà sempre chi si suicida per problemi esistenziali che, in un certo momento, gli appaiono più grandi di lui, ma non per questo posso reputare ciò una soluzione valida e, anzi, mi appare il segnale di una scarsa abitudine ad affrontare i problemi. Io faccio il giornalista da sempre. E mi è capitato, in passato, di seguire delle piste o di proporre delle inchieste in cui mi pareva incredibile vi fossero persone che mi davano visioni differenti e punti di vista palesemente difformi rispetto alla verità che cercavo o che intendevo denunziare. Ma proprio questo mestiere mi ha insegnato che non esiste una verità oggettiva, neutra, valida per tutti, poiché ogni ricostruzione ed ogni interpretazione risente di condizionamenti distinti. Noi possiamo avvicinarci a ciò che più è verosimile, non ad una verità assoluta. E non sarei un buon laico se non la pensassi così, cioè se ritenessi di detenere la verità 'nelle mie tasche'... La politica non è né religione, né morale e nemmeno filosofia, se non nei vaghi termini di alcuni vaghi principi ispiratori: la politica è la peggiore tra tutte le cose. Eppure, essa è necessaria al fine di trovare mediazioni e compromessi praticabili. Io stimo tantissimo, al contrario di te, uomini come Vittorio Sgarbi, che tra l'altro mi hanno donato conoscenze e dati di esperienza preziosissimi. E mi reputo suo amico nonostante lui sappia perfettamente che sarei il primo a voler scagliare nello spazio cosmico molti personaggi politici a lui vicini. Ma alla fine, grazie a persone come lui, ho capito che la verità non sta quasi mai tutta da una parte. E che l'avvento di un imprenditore come Berlusconi, ad esempio, ha portato ad uno sviluppo economico, in particolar modo in Lombardia, vorticoso e fortemente modernizzante, in una certa fase della nostra vita. Riguardo poi all'Idv, mi pare che, nelle sue teorizzazioni, non vada molto al di là di uno Stato di polizia in cui si presuppone di poter controllare tutto e tutti. Ma qualsiasi sistema economico possiede zone 'grigie'. Certo, ci sono esagerazioni ed eccessi, in particolar modo in Italia, che dovrebbero esser tenuti sotto controllo, per carità. Ma, ti ripeto: non è con il giustizialismo che si riuscirà a fare in modo che tante cose possano essere realizzate concretamente ed in tempi ragionevoli. In ogni caso, ti ringrazio della discussione, assai franca a costruttiva. Un caro saluto.
VL
Mirco Marchetti - Urbino/Italia/mondo - Mail Web Site - sabato 3 gennaio 2009 12.56
Gentile Vittorio, io temo che, morale e politica non siano mai andate di pari passo. La Politica attiene al potere, la morale attiene all'uomo. Il potere ha nella sua vocazione l'occupare spazio, spazi mediatici, fisici, psicologici, elettorali. La morale, rivendica ancora oggi una sua collocazione ben precisa. La morale, da noi, attiene solo alla chiesa e la massima autorità morale è detenuta nelle mani dei pontefici. Tutto il resto è divenuto moralismo ed i partiti, anche i sedicenti laici, ne sono divenuti supportatori. La logica che sottende questo gioco, è quella del capro espiatorio ed a mio parere, ciò non porterà che all'inasprimento di un conflitto.

Nel 1983, facevo l'agente di custodia prestando servizio militare. Al corso dei 3 mesi tenutosi in quel di Cassino, si cianciava di intenzioni dirette al "recupero", di umanizzazione delle condizioni di chi era in carcere anche in ottemperanza alle linee guida dettate dai Padri Costituenti nell'articolo 27 della nostra Costituzione.

Tra le diverse cose che vidi in quello anno, vi fu una storia che mi rimase impressa: Un ragazzo, considerato "bene", venne condotto in carcere perché venne trovato in possesso di un po di marjuana. Disperato, non sapendo come giustificarsi dinnanzi ad una opinione pubblica che lo riteneva moralmente "buono", il giorno successivo si impiccò in carcere. Non sentii i megafoni del potere scandalizzarsi dell'accaduto, in fin dei conti succedeva spesso ed io racconto un fatto tra i tanti. A morire era un povero cristo a cui il potere non aveva in animo il conceder nulla, perché nulla aveva in ritorno.

Poi arrivò tangentopoli, quel che tutti in cuor loro sapevano venne messo all'evidenza e portato alla responsabilità delle singole coscienze. I megafoni del potere, in loro difesa accesero i riflettori a tutti coloro che, invero, erano portati a fare guerre d'altri. Nacquero gli sgarbi quotidiani, i ferrara, si enfatizzarono i fede, si ammutirono le coscienze. Il danneggiato non era un povero cristo che non poteva, in quanto tale, aver accesso all'occupazione degli spazi. Il danneggiato era il potere costituito e la sua credibilità. Il danneggiato poteva concedere spazi ai suoi sodali, attraverso quotidiani sgarbi ad un popolo che, in difesa di un criterio di decenza si sentiva definito nei più orrendi dei modi in attesa di creare il capro espiatorio e che sarebbe, nel proseguo, stato evidenziato in colui che osò scoprire l'inaccessibile e metterlo nelle mani dell'opinione pubblica.

Tutto questo è immorale a meno che noi non riusciamo a mutare le regole del gioco, non gli attori che, con le stesse regole sono costretti a giocare allo stesso gioco che, occorre farsene una ragione, il popolo inizia a scorgere.

Se, la scienza ha fatto passi in avanti con la tecnologia, mi chiedo e chiedo, come mai la politica è ferma ad oltre un secolo fa tanto da farmi affermare che da Lincoln a Giolitti poco o nulla è cambiato su quel fronte. E se io, usando come mezzo l'IDV (che è per me un mezzo per giungere ad un fine, non il fine delle mie movenze), chiedendo una giustizia più equilibrata e meno prostrata al potere, certezza della pena per tutti, chiedendo che sia il povero cristo che Cesare Previti vengano rieducati alla civile convivenza ed al buon senso, chiedendo che, invece di indultare i reati dei grandi magnati della finanza, si sia invece indulgenti con chi, in questo periodo ad esempio, ha reali difficoltà a risolvere contenziosi tributari con enti pubblici perché non arriva a fine mese. Ecco, io, pur non avendo alcun megafono a mia disposizione, perché non sono un potente, vengo additato dal potere costituito come un populista e giustizialista sovversivo.

Lasciamo perdere la TV, ed i tempi del "craxismo". Un pentapartito, che si coalizzava pur di non far governare i pericolosi comunisti, un Craxi che concedeva le "Nostre" frequenze ad un imprenditore abile che con il metodo della "cassettazione" aggirava tutti i patti posti a suggello di una finalità a matrice multidimensionale e che avrebbe dovuto condurre ad una gestione più democratica degli spazi mass-mediatici. Si è voluto accontentare un suddito con vocazioni imprenditoriali, ben inserito nelle logiche di un potere fine a se stesso.

Si continuano ad usare due pesi e due misure. Riscuotere dai meno abbienti gli oneri degli sbagli di coloro che mai pagheranno per i loro sbagli, sapendo ad esemppio, che l'Alitalia sono 10 anni che aveva i conti in rosso ma nessuna Banca o politico o magistrato si è mai degnato, se non in stato d'emergenza di offrire soluzioni ai reali problemi che attanagliano il paese. Si provi il povero cristo a tenere i conti in rosso per qualche giorno con una Banca, foss'anche la Rasini.

Ieri il capro erano comunisti che servivano a tenere nita una coalizione di miopi contabili amministratori, oggi si vorrwebbe far ricadere ogni colpa sui dipietristi, su qualche comico o sul popolo che osa dichiarare in maniera anche scomposta la sua disapprovazione. Mi si permetta dire però che, chi punta il dito, oggi come allora, son sempre le stesse miopi oligarchie, inefficaci allo scopo e che non capiscono che perseverare su questo piano non potrà che condurre il popolo a manovre scomposte, forse pure violente ed in quanto tali, volte ad assecondare le logiche del potere, perché se la violenza dovesse esplodere nelle piazze, Lorsignori diranno ancora una volta: "avevamo ragione noi".

In animo riformista quindi concludo che, occorre al mmento muoverci sullo stesso scacchiere che il Re non intende mutare ma, essendo Egli nudo o più scoperto, senza violenza alcuna, si potrebbe dar scacco matto al Re, purché il gioco venga condotto da coloro i quali non hanno ancora perso la capacità di stupirsi, né hanno perso lucidità in quanto non interamente coivolti negli ingranaggi di un potere che si mette in moto solo con le chiavi che al momento tengono in mano, poche, "rispettabili" persone d'onore.

E' anche per questo che, io stesso, nell'iconolatria imperante, sono divenuto giustizialista e populista, mentre un tempo ero solo uno di sinistra.
Saluti,
Mirco Marchetti
Vittorio Lussana - Roma - Mail - venerdi 2 gennaio 2009 22.39
RISPOSTA AL SIG. MARCHETTI: Caro Marchetti, io rispetto il suo pensiero, ma rimango convinto che moralismo e moralità non siano la stessa cosa. Ed è per questo motivo che non si riesce a far comprendere a molti cosa si intende allorquando si parla di 'giustizialismo astratto e populista'. La politica, in questo Paese, ha sempre svolto un determinato ruolo. E lo ha fatto nel tentativo di far crescere la società, in molti casi riuscendoci. Benché io nutra grande rispetto verso la figura di Berlinguer, persona umanamente eccezionale, la sua teorizzazione di una questione morale è stato il frutto di una visione ideologica realmente 'altra' rispetto a quella emocraticamente di sistema. Poichè chiunque, regolamente, non appena gestisce un pizzico di potere inizia a venir bombardato di telefonate in cui gli vengono chiesti favori o aiuti. Le faccio un esempio molto piccolo, in grado di farle comprendere meglio cosa intendo dirle e che, tuttavia, non è teso a giustificare ogni cosa (per carità...): un tempo si diceva che in Rai entravano un democristiano, un comunista, un socialista, un laico e uno 'bravo'. Ebbene: coi partiti 'minestrone' di oggi, quello 'bravo' non entra più. E tutto è molto più politicizzato di quanto non fosse nella tanto vituperata prima Repubblica, che non era di certo un regime monarchico - dittatoriale. Lei vede come positivo il passaggio da una democrazia dei partiti ad un'oligarchia delle coalizioni. Invece, si è trattato una falsa rivoluzione, poiché non è stata in grado di proporre una soluzione effettivamente alternativa, un nuovo sistema di gestione della cosa pubblica che potesse evitare estremismi e sbandamenti tardo-ideologici. Oggi, o si sta da una parte o si sta dall'altra. E tali dicotomie si realizzano proprio nel momento in cui ci si rifiuta di comprendere che un Craxi e un Ugo La Malfa, tanto per farle due esempi, possedevano disegni precisi tesi ad aiutare il Pci ad uscire dalla condizione di autosegregazioe ideologica nella quale si trovava. Il Pci aveva una funzione fondamentale, democraticamente parlando. E doveva essere aiutato a predisporre una grande area laica alternativa al sistema di potere della Dc. Ma non si è voluto accettare tale disegno per questioni di egemonia, di 'diversità' culturale e morale che proprio i fatti più recenti stanno smentendo nella loro miserevole supponenza. Infine, io posso naturalmente accettare una concezione della moralità che tenda a premiare meriti e bisogni effettivi della società. Ma non credo nemmeno si possa generare un conflitto tale tra poteri dello Stato che rischia solo di ingenerare processi contrari a quelli che io - e forse anche lei - auspicano. Sono tante le contraddizioni che potrei offrirle, per cercare di farle capire come la politica potrebbe essere riformabile dall'interno, anziché essere regolarmente bombardata dall'alto di un moralismo che spesso non distingue nemmeno chi ha cercato di aiutare il proprio partito, dunque una comunità di cittadini, da chi ha voluto arricchirsi personalmente. E' come quando tanti si lamentano dell'entrata degli extracomunitari clandestini nel nostro Paese, rifiutandosi però di svolgere il lavoro che queste persone vengono a fare qui da noi. E sa, lei, le telefonate più invadenti e arrabbiate da chi le ho ricevute a causa della mia non volotà di far entrare in Italia cittadini stranieri attraverso sotterfugi? Dagli italiani! Mi creda: ci sono delle tali e tante ipocrisie, nell'anima più profonda di questo Paese, da essere in grado di dare un significato preciso alla necessità di rinascita di una forte area politica laica che dia voce veramente a temi quali quelli meritocratici o porre in luce le nostre risorse politiche e umane migliori in termini di neutralità, equilibrio e lealtà istituzionale. Ma ciò non potrà essere realizzato tramite la contrapposizione tra berlusconismo e giustizialismo astratto. Mi dispiace.
Cordiali saluti.
VITTORIO LUSSANA
Mirco Marchetti - Urbino - Mail Web Site - sabato 27 dicembre 2008 18.11
Ma, dico io, chissenefrega dietro chi va il PD, tra non molto forse sarà dietro l'IDV. Perché? Perché molto probabilmente l'IDV risulta, pur nel suo linguaggio dipietrista, sanguigno e meno da castellino dorato come appare ai più il PD e più rispondente ai bisogni del paese. L'Italia, evidentemente non sente il primario bisogno di manovre alchemiche, quanto invece di riattualizzare quella questione morale di berlingueriana memoria e che il PDL, ma neppure il PD che con ogni mezzo difende le burocorporazioni, si sognano minimamente di voler affrontare. L'unico partito che pare essere credibile, pur nella rozzezza dell'eloquio del suo rappresentante, è l'Italia dei Valori di Di Pietro, ma pure di Leoluca Orlando o del professor Pardi, tanto per citarne due in animo bypartisan. Umiltà e buon senso, prima che eloquio ed apparenza, di questo abbiamo bisogno, non del PD di cui possiamo pure farne a meno. Si ricordino "lorsignori" del voto utile, ricordino e raccolgano i frutti del loro miope mendicare uno spazio di potere nell'affezione di una bulimia imperante.
Mario - Rampichini - Mail - lunedi 22 dicembre 2008 19.49
I liberali, e ce ne sono tanti, delusi dal PD o dal PDL o comunque dispersi, dovrebbero venire, o tornare, al PLI. Qui siamo pochi , snobbati da tutti e non contiamo nulla, ma almeno siamo TUTTI LIBERALI. L'occasione è data dal prossimo congresso nazionale del Partito Liberale Italiano (Roma, 20-22 febbraio 2009, vedi www.partitoliberale.it).


 1  2  >