Fratelli d’Italia, finalmente la Patria s’è desta, si è svegliata e ha indossato l’elmo di Scipione l’africano, il grande stratega. Ma dov’è la vittoria? Che venga a rendere gli onori all’Italia e a mostrare la sua chioma piegando la testa, in quanto essa fu sempre schiava di quella che fu, un tempo, la nostra patria: l’Impero della città dei Cesari. Fu infatti per questo fine che Iddio la creò, fu per questi ed altri meriti che Roma è la capitale del nostro Paese. Stringiamoci dunque a coorte (le coorti erano gruppi formati dall’esercito romano nell’antichità, le famose centurie con a capo i centurioni, ciascuno al comando di cento uomini come dice la parola, quindi l’inno di Mameli esorta tutti i fratelli d’Italia a stringersi in gruppo in nome dell’intento comune), ché siamo pronti per morire se occorre, poiché l’Italia intera ci chiama! E noi tutti rispondiamo: presente! Questo è il significato sotteso all’inno di Mameli. Ma oggi un certo ministro, leader di un partito di ‘somari’ che non conoscono nemmeno la cultura del proprio Paese, vorrebbe fondarne un altro pur non sapendo nemmeno ciò che fa. Come si può notare, nell’inno di Mameli non viene menzionata alcuna città, né del sud, né del nord. L’unica città nominata è Roma, poiché sarebbe stato alquanto bizzarro se Mameli avesse citato una città che non fosse quella Roma imperiale che fu capace di conquistare e civilizzare il mondo. Ma immaginiamo come verrebbe se al posto di Roma si cantasse: Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta! Dell’elmo di Bossi s’è cinta la testa! Dov’è la vittoria? Le porga la chioma, ché schiava di Mediolanum Iddio la creò. Beh! Che ne dite? Che bella ‘ciofeca’! E’ inoltre risaputo che Mediolanum all’epoca neanche esisteva: venne fondata sulle spoglie di un antico villaggio celtico sol perché si ritrovava nel bel mezzo alla Pianura padana (dal latino medio - planum: in mezzo alla pianura). Furono i Romani, infatti, a prosciugare le paludi circostanti e a fondare le mura della nuova città. Altro che ‘magnoni’: se non l’avessero ripulita loro, dell’attuale Padania c’erano solo gli ‘zeppi’! Mameli, dunque, l’inno lo compose in maniera corretta. Musicalmente è una ‘marcetta’, una ‘fanfara’ che deriva dallo stile ‘verdiano’ del tempo in cui venne composto, francesizzato con il ritmo della ‘rivoluzione dei bambini’ della Carmen di Bizet. Verdi e Bizet, infatti, erano i compositori più ascoltati dal popolo. Il Maestro di Busseto, in particolare, pur dopo qualche tentennamento, fu uno degli uomini che si impegnò più di tutti per l’unità d’Italia. Per non parlare delle note cinque giornate di Milano, delle barricate, del sangue per le strade, dei combattimenti con i militari austriaci casa per casa. Tutte cose da rinnegare? Mi perdoni, ministro Bossi, ma la prego vivamente di non farsi mai vedere, a Roma, in piazza del Popolo. Lei lo sa, Eccellenza, che proprio in quella piazza fu eretto il patibolo a Targhini e Montanari? E chi erano Targhini e Montanari? Ma come! ECCELLENZA! Due patrioti 'padani', no! Due ‘poveri diavoli’, meschini e disgraziati, che vennero dal nord d'Italia solo per fare un dispetto a Lei! Essi volevano svegliare, proprio con l’inno di Mameli, tutti quei romani pecoroni che all’unità d’Italia non ci avevano ancora pensato: ma guarda un po’! Non furono ascoltati, poveretti. E proprio per il loro amore verso il tricolore vennero processati e condannati a morte. Furono i primi, a Roma, a morire per l’ideale dell’Italia unita. Mentre Lei, grand’uomo, con la nostra bandiera vorrebbe farsi il bidèt! Complimenti! Che gran cultura possiede Lei! Da che mondo è mondo, i patiboli li hanno sempre eretti a Roma, in ogni tempo e per quasi duemila anni. I Romani hanno sopportato tutto e tutti! A molti non sembra, ma i Romani sono sempre stati un popolo paziente: prima gli etruschi, poi i galli, poi Annibale sotto alle mura, poi ancora Cleopatra la Divina, in seguito i Lanzichenecchi, infine una miriade di Papa Re! Oggi son tempi moderni e si patisce in ben altri modi. Oggi, nella città eterna è arrivato Lei con le sue camicie verdi. E ci viene a raccontare della sua secessione, che la Patria unita per Lei non è un valore. Lei non lo fa nemmeno per la Padania, ma solo pensando alle ‘palanche’! Ma che bell’ideale, complimenti ancora! Ma anche su questo versante, Lei è male informato, perché quei Carbonari che inscenarono la protesta del tabacco e che si astennero per mesi dal fumare sigari di importazione austriaca, al fine di mettere in ginocchio l’economia dell’Impero asburgico, anche quelli erano patrioti lombardi, soprattutto milanesi e bergamaschi. La verità è una sola, caro ministro Bossi: anche per gestire il danaro ci vuole ‘sale in zucca’. Ma dopo gli anni del boom economico, voi ‘padani’ avete solamente dimostrato, con i vostri quattro soldi ‘puzzolenti’ che oggi tenete in tasca, di aver dimenticato persino chi siete veramente e cosa avete fatto, proprio voi, per l’unità di tutti gli italiani!