Lucilla Corioni

C'è una eco lontana che si insinua tra le crepe dei palazzi moderni. Un sussurro che arriva dai cortili di un tempo, dove il vivere era semplice, 'rasoterra'. Il generoso Mario Federghini ci regala una raccolta di racconti che profuma di quotidianità autentica, di voci che rimbalzano tra i muri scrostati, di bambini che origliano le conversazioni degli adulti, apprendendo inconsapevolmente la storia che si dipana sotto i loro occhi curiosi. Queste storie ci riportano nel cuore pulsante dell'Italia del dopoguerra, con qualche affaccio sui decenni precedenti e uno sguardo attento ai cambiamenti che hanno investito la società fino agli anni '70. Si tratta di un'Italia fatta di comunità coese, di racconti tramandati a voce, di vite che si intrecciano nei cortili e nelle piazze. La radio era un lusso, il telefono un'eccezione e la televisione un miraggio: la parola, la gestualità e la condivisione erano il vero cemento sociale. Siamo nella cornice dell'anfiteatro morenico del Lago Maggiore, dove il fiume Ticino serpeggia tra paesi che crescono e si trasformano. Nel 1945, la presenza di una piccola compagnia di militari americani a Sesto Calende segna un passaggio storico e sociale: la moneta parallela, le Amlire, circolano tra le mani dei locali, testimoniando una nuova epoca che si affaccia, carica di incertezze e promesse. Federghini, testimone di questi anni, ci guida attraverso un affresco vivido di un'Italia che si aggrappa alla speranza, nonostante la crisi economica che falcia i posti di lavoro e spinge molti all’emigrazione, specialmente in Svizzera. I meno fortunati si reinventano pescatori, cacciatori, coltivatori di piccoli orti e allevatori di polli per sfamare le famiglie. Ma tra la fatica e il sacrificio, si respira un senso di comunità raro e prezioso. Lentamente, la rinascita si fa strada. L’industria riprende a pulsare, la ricostruzione del Ponte di Ferro di Sesto diventa simbolo di ripartenza. L’economia si rimette in moto e negli anni '50 e '60 si entra nel decennio del 'boom'. Il cortile, con la sua magia di incontri e solidarietà spontanea, lascia gradualmente il posto al condominio, simbolo di un nuovo modo di vivere, più individualista e meno comunitario. Ma le storie restano. Rasoterra, appunto. Sono le voci di chi ha vissuto la trasformazione senza mai dimenticare l'umanità di un tempo. Sono racconti di chi ha visto le prime televisioni accendersi nelle case, di chi ha sentito il profumo del benessere affacciarsi tra le mura domestiche, di chi ha assistito all’avvento del 'tempo libero', prima sconosciuto. E poi, nei decenni successivi, le inquietudini politiche, gli anni di piombo, il contrasto con la frivolezza della 'Milano da bere'. Insomma, Federghini non ci offre semplicemente una testimonianza storica, ma una narrazione vibrante, fatta di dettagli che accarezzano la memoria e restituiscono il sapore di un'epoca, che continua a vivere nei racconti di chi ha avuto il privilegio di esserci. Non è letteratura fine a se stessa, ma un 'ponte' tra passato e presente, tra un'Italia che fu e un'Italia che è. Un mosaico di vite ordinarie che, intrecciandosi, compongono un racconto straordinario. Un libro da leggere con il cuore, per ritrovare il filo che lega il cortile al condominio, il passato al presente, le radici al futuro. Edito da: Segni e parole (info@segnieparole.com e www.segnieperole.com).


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