Ennio Trinelli

Marina Berlusconi si prende in un colpo solo il palcoscenico di due grandi ‘desaparecidos’ della politica italiana, divenuti improvvisamente muti: Meloni e Tajani. Lo ha fatto con il piglio del capo e attraverso un’intervista rilasciata a ‘Il Foglio’ del 17 febbraio scorso e di cui sono state fornite alcune anticipazioni riprese anche da ‘Repubblica’. La Marina non entra a 'gamba tesa', come qualcuno potrebbe sostenere, ma dice ciò che Tajani dovrebbe dire invece di tacere. E dice ciò che Meloni dovrebbe rendere noto invece di stare zitta: “Molti dei primi interventi di Trump”, dice Marina Berlusconi, “hanno portato qualche vantaggio immediato agli Stati Uniti, ma alla lunga la sua strategia di mettere gli altri Paesi continuamente sotto pressione si trasformerà in una forza centrifuga sempre più violenta, capace di separare e dividere la comunità occidentale”. Una dichiarazione da presidente del Consiglio, che si è tenuta la delega degli Esteri e che è un vero 'siluro' a un esecutivo in cui i principali responsabili della nostra politica estera sono muti come pesci: “Spero davvero”, continua Marina, “che il Paese che è sempre stato il principale garante dell’Occidente non abbia, ora, un presidente che ambisce a diventare lui il ‘rottamatore’ dell’Occidente stesso, demolendo così tutto quello che l’America è stata negli ultimi ottant’anni”. La presidente di Fininvest e del gruppo Mondadori, principale azionista, con tutta la famiglia, di Forza Italia, ha poi parlato della slealtà dell’algoritmo come strumento di controllo: un problema di “concorrenza sleale grande come una casa”. E ha parlato anche di Kiev e della fine della guerra: “Sarà inevitabile un compromesso, ma sono assolutamente convinta che la fine della guerra non debba coincidere con la resa di Kiev e la vittoria di Mosca. All’Ucraina spettano le garanzie necessarie per la sua sicurezza e la sua indipendenza: se fosse una pace fatta sulla pelle di Kiev e dell’Europa, non credo si potrebbe considerare un bene”. Una vera ‘lezione’ di politica estera a chi ha orecchie per ascoltarla.


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