Carmen Posta

Cosa è successo alla generazione dei genitori dei Millennials? Sembra essere un trend diffuso, quello che caratterizza coloro che spesso vengono definiti come 'Baby Boomers'. Una generazione che, in gran parte, non si è guardata 'dentro', non si è mai conosciuta veramente e che sembrerebbe non essere stata in grado di creare legami profondi con se stessa, con la famiglia e con il contesto sociale. Il mondo intorno a loro è cambiato a una velocità impressionante: dalla radio a cassette, dai Cd allo streaming. Hanno vissuto il benessere degli anni ‘90 del secolo scorso, l’esplosione economica, un’epoca in cui tutto pareva possibile e il denaro per la classe media occidentale sembrava in espansione continua. Questa promessa di benessere senza fine ha reso molti di loro superficiali, impreparati a gestire le difficoltà, incapaci di affrontare le crisi interiori e quelle più oggettive che poi hanno investito il mondo. Come persone non allenate alla resilienza, si sono spesso rifugiati nella negazione, rifiutandosi di accettare un futuro che mai si sarebbero aspettati. Senza riconoscere che tutto è cambiato, che anche loro hanno commesso errori e che il mondo richiede oggi più compassione e amore, non comando e competizione. Ovviamente, si tratta di una generalizzazione. Alcuni di loro hanno affrontato il dolore, cercando strumenti nella psicologia, nelle discipline olistiche o nell’esoterismo, per comprendersi e divenire consapevoli di sé. Ma la maggior parte sembra vivere col pilota automatico, dentro una verità soggettiva che vedono solo loro, negando qualsiasi cosa possa mettere in discussione quella realtà imperfetta e poco auspicabile. Si parla tanto dei giovani di oggi che non vogliono lavorare, che non sono in grado di sviluppare una produttività. Sarebbe però necessario porre l’attenzione anche su quegli adulti che si rifiutano di migliorare, di lavorare su se stessi, di avere il coraggio di osservare le proprie ferite. Ferite che si sono trasformate in compulsioni, comportamenti tossici, muri insormontabili e conflitti familiari che erodono la stabilità e l’affetto degli ambienti sociali. Questa generazione si lamenta spesso: le cose non sono andate come volevano. Ma allo stesso tempo, molti non sono disposti a cambiare, a fare quel lavoro di autoconoscenza e di esplorazione interiore che sarebbe necessario. Si rinchiudono dietro alle giustificazioni, muri emotivi e una incapacità d’agire in direzioni diverse da quelle che avevano deciso. Vorremmo lanciare un messaggio di speranza a queste a ed altre generazioni, ricordando che la crescita personale non ha età e che è indispensabile nel percorso assumersi la responsabilità delle proprie scelte e delle proprie emozioni, accettando e abbracciando il cambiamento. Senza questa consapevolezza, il rischio è quello di restare imprigionati in un’illusione nostalgica, mentre il mondo continua a cambiare, nel bene e nel male.


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