Ma quanto siamo bravi a
chiudere le 'stalle' quando i
'buoi' son già
fuggiti. A seguito dell’agghiacciante vicenda di
Satnam Singh, il bracciante indiano morto dissanguato a
Cisterna di Latina dopo esser stato abbandonato con un
braccio amputato, finalmente il
Governo ha deciso di dichiarare guerra al
'caporalato'. Prima no, non si poteva fare. Per la serie:
prevenzione, questa sconosciuta. E’ un concetto che proprio non ci piace, quello di
prevenire le
conseguenze negative di determinati
fenomeni degenerativi, per non dire delinquenziali, ormai persi nel
qualunquismo più indifferente di fronte a delle attività lavorative totalmente
irregolari. Ovviamente, c’è chi si è affrettato a scaricare ogni responsabilità sui
sindacati, colpevoli per non aver vigilato. Come se i
sindacalisti, di qualsivoglia sigla essi siano, possano esser presenti ovunque e dappertutto in base a un
preconcetto ‘superomista’, senza sapere che la vigilanza e i controlli, in certi ambiti e settori, non fanno capo principalmente a loro, bensì allo
Stato. Al
ministero del Lavoro, nello specifico. Come quando si accusano le
'femministe' di
non manifestare abbastanza o di non essere
costantemente presenti sulle strade delle nostre città per combattere i
'femminicidi': un’idea non troppo lontana dalle
ronde di
‘camicie nere’ del tempo che fu. Fermo restando, che neanche nei
regimi militari si riescono a controllare certi
fenomeni criminali, per semplice
impossibilità. Ed eccoci nuovamente innanzi alla
sindrome di
Gotham city, che necessiterebbe di giovarsi degli interventi di un
supereroe. Come
Batman, per l’appunto, ma se ne potrebbero citare anche altri. Noi non sappiamo se
l’Italia di oggi si stia rendendo conto
dell’involuzione ridicola che sembra aver scientemente stabilito. Più per
determinismo, che per reale
senso di giustizia. Tuttavia, noi non possiamo fare altro che
denunciare questa
deriva superficiale, basata sulla più
totale assenza di pensiero: un vero e proprio
naufragio sociale, che altro non è che
mero giustificazionismo relativista. Una forma di
vittimismo quasi
adolescenziale, che ci impedisce di prendere atto di certe nostre
distorsioni. Ma di giustificazione in giustificazione si giunge a una
tolleranza falsa e
utilitaristica: una
presa in giro, individuale e collettiva, che finisce con l’assecondare una
regressione meschina della società, nell’illusione, tutta
ideologica, di poter riuscire a fermare il tempo, il mondo, l’intero universo. Ebbene: le cose non stanno affatto andando per il
verso giusto. Prima ce ne
rendiamo conto e
meglio sarà per tutti.