Cinzia RiontinoVietare la produzione di carne coltivata è stata una decisione totalmente antiscientifica. Un’ottusità che lascerà indietro l'Italia nel campo della ricerca e non solamente quella biomedica. La carne coltivata, infatti, viene prodotta in laboratorio a partire da cellule animali, esattamente identiche a quelle che troviamo all’interno di un manzo o di un trancio di pescespada. Quindi, il primo errore è stato comunicativo: non si tratta di ‘carne sintetica’, cioè prodotta in forma esogena a un organismo vivente. In secondo luogo, la carne coltivata è un prodotto che trae origine da cellule staminali prelevate tramite una biopsia e fatte crescere in una soluzione ricca di nutrienti. Dopo la crescita, queste cellule staminali si differenziano in una cellula muscolare. Questo processo di differenziazione è identico a quello che avviene all’interno dell’organismo degli animali e non viene in nessun modo modificato, bensì procede in quella che è la classica fisiologia delle cellule. Dalle singole cellule messe insieme, si costituisce un tessuto che dà origine al prodotto finito. La ricerca, in questi anni, si è concentrata per rendere questo processo riproducibile su larga scala. E ciò che si è dimostrato molto utile, ai fini del raggiungimento di questo scopo, è il 'bioreattore'. Un nome che, anche in questo caso, spaventa, ma che è già stato impiegato nella produzione di altri alimenti, come birra e yogurt. Lo scopo di questo strumento è quello di garantire una temperatura utile a mantenere in vita le cellule, rifornendole di nutrienti. Infine, dal punto di vista della sicurezza alimentare, il consumo di carne coltivata non rappresenta, in alcun modo, un rischio per la salute umana.

Politiche europee
Nell’Unione europea, la carne coltivata è considerata un 'novel food', che dovrà sottostare a stretti controlli e a normative di regolamentazione sugli alimenti, prima di arrivare sui mercati. Un po’ come avviene anche per i prodotti che contengono farina di insetti. In Italia, risultava già obbligatorio per legge riportare gli ingredienti e la provenienza degli alimenti tramite etichettatura: chi non intendeva acquistarli era, dunque, già tutelato. E ci vorranno interi decenni, affinché la carne coltivata riesca a conquistarsi una prima ‘nicchia’ di mercato. Qualora l’Autorità europea sulla sicurezza alimentare (Efsa) dovesse approvare la sicurezza della carne coltivata, questa verrà lanciata sui mercati e potrà essere acquistata, poiché la legge emanata dal ministro Lollobrigida dovrà sottostare alla decisione dell’Unione europea, mettendo la popolazione italiana nella condizione di poter scegliere. 

La pericolosa demagogia dell'avere 'torto'
Uno degli aspetti che mette in dubbio la sicurezza di questo prodotto è la modalità con cui viene realizzato. Ancora una volta, ci si trova davanti a un tema molto polarizzante: naturale contro ‘sintetico’. Una dicotomia che si ritrova anche in altre situazioni. Una tra le tante, è la percezione della innaturalità dei prodotti ‘ogm’, rispetto a quelli che non hanno subito alcuna modificazione genica. Tuttavia, anche la produzione attuale di carne ha ben poco di naturale: le 'razze' degli animali allevati sono state selezionate così tanto che, se venissero liberati, non sarebbero in grado di sopravvivere senza l’impiego di farmaci, ormoni e antibiotici per tutelare la salute dei capi di allevamento.

Impatto ambientale
La produzione alimentare è uno dei settori maggiormente impattanti dal punto di vista ambientale. In questo settore, infatti, la produzione di carne è una tra le maggiori responsabili di tali impatti. La gestione e mantenimento degli allevamenti sono un grande problema, che dovremo comunque affrontare in futuro. Un problema etico, se pensiamo alla sofferenza degli animali allevati; una questione ambientale, se pensiamo alle emissioni di ‘gas serra’, all’utilizzo di suolo e di acqua che ne deriva; e anche ricadute di tipo sanitario, se pensiamo alla possibilità di diffusione delle zoonosi dovute agli allevamenti intensivi. Per tutti questi motivi, la ricerca doveva necessariamente individuare valide alternative al consumo di carne. Possiamo diventare vegetariani, ma eliminare del tutto il consumo di carne limiterebbe la scelta individuale. Pertanto, può essere una soluzione trovare nuovi modi per produrla. Basterebbe osservare gli aspetti positivi relativi alla possibile riduzione della sofferenza animale e del numero di capi di bestiame allevati. E altri, anch’essi positivi, dal punto di vista della sostenibilità, in quanto tutti i sostituti della carne ‘naturale’ hanno un impatto sull’ambiente notevolmente inferiore.

Ma quali sono gli aspetti problematici della carne coltivata? 
Dal punto di vista nutrizionale non sono presenti degli aspetti negativi da considerare. Dal punto di vista della sicurezza alimentare, crescendo in un ambiente controllato, si riduce il rischio di malattie di origine animale e non c’è la necessità di impiegare antibiotici. Oltre a ciò, diventa possibile centralizzare la produzione degli alimenti, evitando contaminazioni esterne. Gli aspetti negativi, invece, riguardano il punto di vista etico. Una prima riflessione riguarda il benessere animale: a oggi viene utilizzato il siero fetale bovino, sottoprodotto dell’industria della carne, come ingrediente fondamentale per le colture cellulari. Tuttavia, sono attualmente in sviluppo delle sostanze alternative, che prevedono l’utilizzo di prodotti vegetali. Proprio per questo motivo, era fondamentale che la ricerca proseguisse anche qui da noi, così da poter evitare il sacrificio di animali. Un’ulteriore questione riguarda l’impatto che si potrebbe avere sul piano socio-economico: abolire gli allevamenti intensivi potrebbe comportare una riduzione delle persone attualmente impiegate in questo settore industriale. Per tale motivo, oltre alla ricerca, risulta fondamentale lo sviluppo di politiche e interventi socio-economici integrati, per affrontare la cosa in maniera adeguata. Quel che è sicuro è che il modello attuale di produzione non è più sostenibile: se vogliamo limitare la crisi climatica in corso in tutto il pianeta, diventa essenziale individuare tutte le possibili soluzioni che potranno apportare vantaggi all'ambiente, al benessere degli animali e alla salute umana.





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