“Che vi piaccia o meno, J. Robert Oppenheimer è la persona più importante che sia mai vissuta. Ha modellato il mondo in cui viviamo, nel bene e nel male. E la sua storia dev’essere vista, per essere compresa” (Christopher Nolan). Scritto e diretto da
Christopher Nolan, il kolossal
'Oppenheimer', uscito nelle sale quest’estate negli
Stati Uniti e a fine agosto approdato anche in
Italia, è un
thriller storico girato in
Imax (una nuova tecnica di proiezione ad altissima risoluzione,
ndr), che catapulta il pubblico nell'adrenalinico paradosso dell'enigmatico scienziato che, per salvare il mondo, fu costretto a
metterlo a rischio. La pellicola vede
Cillan Murphy nel ruolo di
J. Robert Oppenheimer e la vincitrice del Golden Globe,
Emily Blunt, nei panni di sua moglie, la biologa e botanica,
Kitty Oppenheimer. Il vincitore del premio Oscar,
Matt Damon, interpreta
Leslie Groves, il direttore del
Progetto Manhattan, mentre l’attore
Robert Downey jr ricopre il ruolo di
Lewis Strauss, membro fondatore della
Commissione per l’Energia atomica degli
Stati Uniti. L’interprete
Florence Pugh veste i panni della psichiatra,
Jean Tatlock e
Josh Hartnett riveste il ruolo di uno dei primi scienziati nucleari americani,
Ernest Lawrence. Due altri vincitori di
premi Oscar, rispettivamente
Casey Affleck, nel ruolo di
Boris Pash, il comandante del controspionaggio militare al
Presidio di San Francisco e
Rami Malek, scelto per la figura del fisico sperimentale,
David Hill, danno la misura del 'filmone' ben strutturato, mentre un altro notissimo
premio Oscar, il sempre bravissimo
Kenneth Branagh, interpreta il fisico premio Nobel,
Niels Bohr. Il cast di attori è completato da
Benny Safdie, che avevamo già notato in
‘Licorice Pizza’, nel ruolo del fisico teorico,
Edward Teller; Dylan Arnold ('La saga Halloween') nei panni di
Frank Oppenheimer, il fratello più giovane di
Robert; Gustaf Skarsgard ('Air – La storia del grande salto') nelle vesti di
Hans Bethe, membro del
Progetto Manhattan; David Krumholtz ('La ballata di Buster Scruggs') per impersonare il fisico,
Isidor Rabi, vincitore del
premio Nobel; Matthew Modine ('Il cavaliere oscuro' – 'Il ritorno' - 'The Dark Knight Rises') per
Vannevar Bush, capo
dell’Ufficio Ricerca e sviluppo scientifico degli
Stati Uniti; David Dastmalchian
('Dune': Part One) come
William Borden, zelante sostenitore della superiorità nucleare degli
Stati Uniti; infine, l'attore
Tom Conti ('Il cavaliere oscuro' – 'Il ritorno' - 'The Dark Knight Rises') nel ruolo di
Albert Einstein.Perché un biopic su Oppenheimer
La scelta di
Nolan di voler raccontare proprio la vita di
J. Robert Oppenheimer è legata al profondo desiderio dell’autore di affrontare
temi universali, quali la
Storia dell’umanità nel
secolo scorso. “La vicenda di Oppenheimer è una delle più incredibili e potenti che abbia mai letto”, afferma lo stesso
Christopher Nolan. “Essa è piena di paradossi e dilemmi etici. E questa è la tipologia di materiale che, da sempre, mi appassiona. Mentre il film prova ad accompagnare lo spettatore nella comprensione delle scelte prese dalle persone, allo stesso tempo vuole stimolare l’interrogativo sull’opportunità di quelle decisioni. Io penso che questa pellicola”, spiega il regista britannico,
“come strumento narrativo abbia la capacità di portare il pubblico in un’esperienza soggettiva rendendolo giudice dei percorsi dei personaggi, pur mantenendo un elemento di oggettività fondamentale. In diversi passaggi abbiamo provato a sprofondare nella psiche di Oppenheimer, al fine di assistere al suo viaggio emotivo. Questa è la vera sfida del film: raccontare la storia di una persona coinvolta in pieno in una potenziale e straordinaria sequenza di eventi distruttivi”, conclude
Nolan, “ma fatta per le giuste motivazioni e raccontata dal suo personale punto di vista”. Dal romanzo alla sceneggiaturaLa sceneggiatura di
Oppenheimer si basa su un testo di
Kai Bird e del compianto
Martin J. Sherwin, vincitori del
Premio Pulitzer nel
2006, dal titolo:
'Robert Oppenheimer – Il padre della bomba atomica' (titolo originale: American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer), edito in
Italia da
Garzanti. Basandosi su questo romanzo-biografico,
Nolan ha prodotto, in alcuni casi scrivendo i dialoghi di suo pugno, una
sceneggiatura strabiliante, in vista di un'articolata e complessa opera filmica.
“E' una scelta strana quella che ho preso”, conferma
Christopher Nolan in persona,
“ma ciò mi ha permesso di chiarire a tutti quelli che hanno letto la sceneggiatura, che intendevo far compiere a tutto il pubblico questo viaggio insieme allo stesso Oppenheimer”.Il principio dello 'spazio-tempo'Gli
effetti digitali, come nel caso di
‘Inception’ del
2010, in cui
Nolan ha utilizzato l’effetto deformante dei palazzi, affinchè il pubblico potesse
‘vedere’ la mente di uno dei sognatori, si sostituiscono spesso alla macchina da presa con l’espediente, efficace, di dover riprodurre uno 'spazio-tempo' tra l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. Lo spettatore entra con i propri
'sensi' nell’abitacolo dello spazio filmico, subendo una sorta di
'rapimento' al di là della
'quarta parete'. Una scelta che, in questo caso, ha avuto i suoi
critici (Mercadini e
Lussana, ndr). Ma come accade nel magnifico
'Interstellar', il viaggio oltre i
confini galattici, già patrimonio dell’opera di
Kubrick '2001: Odissea nello spazio', diviene manifesto della
sopravvivenza umana che si oppone ai capricci
dell’ignoto. Nel caso di
Oppenheimer, si tratta di
segmenti della memoria, al fine di
ricollegare storicamente l'intera vicenda. Si tratta, in altre parole, della tecnica della
prolessi e del
'flashback', considerati dalla critica
"non pienamente esplicativi" (Roberto Mercadini) o "evasivi, quasi disturbanti" (Vittorio Lussana), ma assai utili per lo
spettatore medio a riconnettersi con la disputa scientifica della
fissione nucleare. Montaggio come flusso di coscienza
In ogni caso, la
sinfonia di raccordi tra un
arco temporale e l'altro, tra un
elemento narrativo e l’altro, è caratterizzata da un
'andirivieni' tra
prolessi (scene anticipatorie) e
analessi (flashback vero e proprio). In pratica, le sequenze che portano alla
'scoperta' della
'possibilità' atomica (con ritmo forsennato, questo è vero, ndr) si alternano a quelle del clandestino interrogatorio di
Oppenheimer, connotata da un ritmo più
blando. In definitiva il girato filmico assume la forma di un’opera che vive di una
propria natura, quasi
illusionistica. Il montaggio stesso è uno strabiliante
flusso di coscienza, che ci fa passare dalla
percezione interiore del personaggio
Robert Oppenheimer a quella
documentaristica del
reportage: il regista ha voluto le scene in
“prospettiva Oppenheimer" a
colori, mentre quelle focalizzate su
Strauss (l'antagonista di Oppenheimer) in
bianco e nero (ma sempre con tecnica Imax).Regia d’orchestra e interpretazioni
La bravura degli
attori (su tutti un
Cillian Murphy in stato di grazia e un sempre efficace
Matt Damon, ndr) e delle
attrici, delle numerose
comparse (dirette a perfezione da chi non lascia mai nulla al caso) assieme a una
fotografia superba e a una
musica che
s'insinua passo dopo passo, senza difetto,
nell’ascolto emotivo dello spettatore, fanno di quest’opera un
film prezioso, da non perdere.Tecniche di ripresaOppenheimer è stato girato in una combinazione di
Imax 65mm e un grande
formato 65mm di pellicola, incluse, per la prima volta nella storia, alcune sezioni in
Imax realizzate in
bianco e nero. Il direttore della fotografia,
Hoyte van Hoytema ('Dunkirk', 'Tenet'), ha già la
nomination per il
premio Oscar per l'ottimo lavoro; la scenografa è di
Ruth de Jiong ('Us', 'Nope'), la costumista è la pluripremiata
Ellen Mirojnick ('Attrazione fatale' e 'Speed') e la montatrice è
Jenniffer Lame ('Black Panther: Wakanda Forever' e 'Tenet'). Le musiche sono a cura del già
premio Oscar, Maestro
Ludwig Goransson ('Black Panther' e
'Tenet'). Note di regia“Nella preparazione al Test Trinity, Oppenheimer e la sua squadra hanno dovuto accettare che vi fosse una minima possibilità che alla pressione sul bottone per attivare la prima bomba, si sarebbe potuto dar fuoco all’atmosfera terrestre e distruggere l’intero pianeta”, spiega ancora
Christopher Nolan. “Non c’era alcuna certezza matematica o teorica che potesse annullare completamente quella possibilità, per quanto minima. E nonostante questo elemento, hanno comunque deciso di premere quel tasto. Si tratta di un momento straordinario nella storia dell’umanità. Ho voluto portare gli spettatori in quella stanza per assistere alla conversazione e provare le emozioni una volta che il bottone è stato premuto. È un momento incredibile, se ci pensate. Il rischio è incalcolabile. Il rapporto fra scienza, teoria, intelletto", conclude
Nolan, "contro la difficoltà pratica di trasformare idee astratte nel mondo reale, fare i conti con la loro esistenza e le loro conseguenze”.