Nelle
società di
calcio italiane, fino a ora, eccezion fatta per la
Juventus - e per i club medio-piccoli, il
‘Gewis Stadium’ di
Bergamo, la
‘Dacia Arena’ di
Udine, lo
‘Stirpe’ di
Frosinone e il
‘Mapei Stadium’ di
Reggio Emilia - nessuno è riuscito realizzare uno
stadio di proprietà. Molti
club italiani utilizzano impianti obsoleti, risalenti ai
Mondiali di
Italia ’90: impianti sportivi non adeguati e sicuri rispetto alle altre nazioni europee. Le società di calcio
medio-alte non hanno i
finanziamenti per coprire delle spese legate ai costi elevati di eventuali
ristrutturazioni.
I grandi benefici dello stadio di proprietà
Cosa succede al
territorio che riceve il progetto di ristrutturazione di uno
stadio o, addirittura, della fondazione di un
impianto ex novo? Sicuramente,
l’area urbana potrebbe beneficiare non solo della fruizione dell’impianto sportivo, un
soggetto urbanistico multifunzionale. Come in altri Paesi europei
(Inghilterra e
Germania) l’area dello stadio è, soprattutto, un
centro di aggregazione dove i tifosi (e non solo): essi possono acquistare nei negozi i prodotti di
merchandising, non solo a ridosso degli eventi sportivi, ma durante tutto l'anno. Le
attività commerciali, associate alla realizzazione di tale progetto, sono connesse al
marketing, alla
sponsorizzazione e alla
sponsorship: i beneficiari di queste operazioni sono le
società calcistiche proprietarie dello stadio (direttamente o meno). Inoltre, garantendo i
servizi annessi all’area (infrastrutture e luoghi di aggregazione) si determina un notevole beneficio per la città e per le istituzioni pubbliche. Non si tratta - e qui è il punto - di una mera
speculazione edilizia (fatta dai soliti ‘palazzinari’), che darebbe vita a una desolante
‘cattedrale nel deserto’ che non risolverebbe certo i problemi finanziari del club.
Inghilterra e Germania
Pianeta molto diverso, rispetto alla
Serie A calcistica italiana, è quello della
Premiere League in
Inghilterra, dove, da più di un decennio, la politica calcistica ha avallato la costruzione di
stadi di proprietà: si veda il caso dello stadio
dell'Arsenal, finanziato (quasi interamente) dalla compagnia aerea
‘Emirates’, da cui il nome
Emirates Stadium. Questo impianto, come molti altri, sono un modello efficiente di
multifunzionalità, con il coinvolgimento dei tifosi in tutte le
attività commerciali, culturali e
sportive. Altro esempio di grande efficienza è anche quello della
‘Allianz Arena’ del
Bayern Monaco, in
Bundesliga, inaugurato nel
2005 con una capienza di
70 mila spettatori.
In Italia
In Italia, gli stadi sono per lo più di
proprietà comunale e non c'è, dunque, un profitto legato direttamente allo
stadio. È chiaro che ci sono gli
abbonamenti e i
biglietti, ma non basta. Uno stadio come
l’Olimpico di
Roma, invece, non è del comune, ma di una società,
‘Sport e Salute’, partecipata del
Mef (ministero dell'Economia e delle Finanze, ndr), che accoglie eventi sportivi non solo calcistici. In conclusione, gli aspetti burocratici e la mancanza di una moderna e efficace
iniziativa imprenditoriale hanno allontanato (per ora) gli
investimenti sugli impianti sportivi. Quale altro
'top club' italiano riuscirà nell’intento, visto che i
tempi son sempre molto lunghi, per veder posare la
prima pietra?