Emanuela ColatostiUn nuovo album per la Schola Romana festeggiando il decennale del loro progetto musicale e a 6 anni dal loro ultimo lavoro

Compie dieci anni il progetto musicale di Davide Trebbi e della Schola Romana: a sei anni dall'ultimo lavoro, arriva ‘Dieci Decimi’: un album ‘in movimento’, che accompagna l'ascoltatore in un viaggio all'interno di una Roma scanzonata, problematica, ma amatissima. La Roma di ‘Dieci Decimi’ parte, quindi, dal tram numero 3 - con la traccia ‘Er Tre‘ - per finire con ‘Stazione Termini’, crocevia di arrivi, partenze, malinconie e solitudini.

Davide Trebbi, dieci anni di Schola Romana: che bilancio fate guardandovi alle spalle?

“Un bilancio capitale direi: 3 album all’attivo e molti angoli di Roma visitati musicalmente e mentalmente. E’ la conferma che l’urbe merita, ogni giorno, uno sguardo più attento e un affetto che spesso viene distratto dal suo essere metropoli di provincia. E la convinzione sempre crescente che il dialetto romanesco meriti di essere scritto e cantato, riportandolo all’attenzione nazionale, al di lá delle commedie alla romana e del cabaret situazionale”.

Parliamo di ‘Dieci Decimi’: oltre ad alludere alla vista perfetta dell'occhio umano, a cosa altro rimanda il titolo dell'album? Perché l'avete scelto visto che non c'è una traccia che porta questo nome?
“Intitolare gli album di Schola Romana senza richiamare una canzone specifica della track list é una nostra abitudine. Preferiamo mettere un concetto in copertina ed evitare di polarizzare l’attenzione dell’ascoltatore solo su un singolo pezzo. Inoltre, 10/10 rappresenta un intero, nonché i dieci anni di attività del progetto stesso”.

Nell'album è presente un omaggio ad Antonello Venditti, una specie di ‘easter egg’ per chi conosce da vicino la carriera dell'artista: voi che rapporto avete con Venditti?
“Nel 2012, durante la fase inziale e i primi concerti della band, abbiamo avuto l’onore ma soprattutto il piacere, di conoscerlo: Antonello è una persona davvero piacevole e gentile. Nonché un genio avanguardista, rispetto all’ascolto e alla visione della musica nello spazio. Proprio come cerchiamo di fare noi con la ‘Schola’, dando un senso civico a molte canzoni e un affetto ‘camminato’ metro per metro della nostra Roma. Oltretutto, in ogni nostro disco, dal 2012 in poi, inseriamo un brano di Venditti. Nell’album ‘Roma de santi e de mignotte’, del 2012, cantavamo ‘Sora Rosa’; in ‘Storie d’ogni ora’, del 2017, abbiamo riarrangiato ‘E li ponti so’ soli’; in ‘Dieci Decimi’ è stata la volta di ‘A Cristo’. Quest’ultima traccia, insieme a ‘Sora Rosa’, pur essendo canzoni scritte da un Venditti ventenne, all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso, rappresentano una visione lucida e attualissima del nostro Paese e della situazione geopolitica mondiale”.

C'è un'artista italiano o internazionale con cui fareste una ‘featuring’?
“Quello che in Italia avviene raramente, purtroppo, è proprio di riuscire a cantare, comporre o esibirsi con i propri Maestri, Venditti in primis, senza dimenticare tutti gli altri cantautori di alto livello che il nostro Paese offre”.




La foto utilizzata in apertura del presente servizio è di Virginia Rifilato, che ringraziamo


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio