Quest’anno ricorrerà
l’80esimo anniversario del bombardamento americano contro il rione romano di
San Lorenzo. Un tragico evento, che colpì sia il quartiere, sia il meraviglioso cimitero della
capitale d’Italia, il
Verano, adiacente alla
basilica di San Lorenzo fuori le mura aureliane. Da quel giorno, infatti, divenne chiaro a tutte le potenze belligeranti della seconda guerra mondiale che anche
Roma, dichiarata
“città aperta” per preservarne l’enorme patrimonio storico, artistico, monumentale e architettonico, poteva essere colpita sia dalle
potenze alleate che stavano risalendo la nostra penisola, sia dalle forze partigiane della
Resistenza, le quali avevano ricevuto il preciso compito di
provocare, con azioni di disturbo, le
truppe nazifasciste di occupazione.
Roma appartiene, a pieno titolo, al numeroso gruppo di
città d’Italia protagoniste della
Resistenza, esattamente come
Napoli, Genova, Torino, Cuneo, Novara, Firenze, Bologna e
Milano. Anzi, insieme a
Napoli, essa fu una delle prime a
opporsi coraggiosamente all’occupazione nazifascista e a rigettare le
spietate logiche del
totalitarismo, come testimoniato dal celebre capolavoro di
Roberto Rossellini intitolato, non a caso,
‘Roma città aperta’: la pellicola che meglio ha definito
l'immagine dell'occupazione tedesca e della
Resistenza romana nel nostro immaginario collettivo. Lo stesso
Rossellini, in seguito, ebbe modo di ricordare:
“Roma città aperta nasce e cresce all'ombra di via Rasella e delle Fosse Ardeatine”. E il
prete che fu all'origine del
soggetto del film -
‘La disfatta di Satana’ di
Alberto Consiglio e
Sergio Amidei - magistralmente interpretato da
Aldo Fabrizi, era un
sacerdote che finì prigioniero a
Regina Coeli e, in seguito, ucciso alle
Fosse Ardeatine: don Pietro Pappagallo. Grazie a
‘Roma città aperta’, l’Italia ha riconquistato il diritto di
guardarsi in faccia.
San Lorenzo
Quella di
San Lorenzo fuori le mura aureliane è una delle più affascinanti e prestigiose basiliche romane. All’esterno, il campanile e la facciata del
XIII secolo con portico si staccano dalla massa degli edifici monastici, che sorgono a fianco di una piccola collina. Si ha una vista particolarmente gradevole lungo un viale alberato che conduce al
chiostro di
Papa Clemente III, costruito tra il
1187 e il
1191. Di pura architettura
romanica, esso è privo delle eleganti
lumeggiature a mosaico tipici dei lavori della famiglia dei
Cosmati, che si trovano in molti edifici medioevali di
Roma. Il
chiostro di
san Clemente è un
'unicum' tra i monumenti romani, sia per la sua semplicità, sia per la presenza eccezionale di una
loggia romanica che sovrasta il
portico a colonnine, da dove il
magister del monastero, nei giorni
pasquali, leggeva ai convenuti i sermoni. Sotto il portico della facciata, vediamo gli
affreschi del
XIII secolo che illustrano la vita e il martirio di
Lorenzo e alcune leggende a lui attinenti. In questo punto c’è anche la tomba di
Alcide De Gasperi, statista italiano, fondatore della
Democrazia cristiana. Sempre sotto il portico, c’è il
sarcofago con scene di vendemmia nel quale fu deposto
Papa Damaso II, nel
1048. Questa splendida chiesa subì seri danni durante i bombardamenti degli alleati nella
II guerra mondiale: il
19 luglio 1943, trecento bombardieri pesanti quadrimotori
Boing B-24 Liberator dell’aviazione americana sganciarono su
Roma migliaia di bombe. Oltre al
quartiere, alla
basilica e allo
scalo ferroviario, venne colpito anche il
cimitero, in cui risultarono danneggiati: il
quadriportico, il
Pincetto, il
sacrario militare e il
deposito comunale dei servizi funebri. Le esplosioni provocarono anche il crollo di un tratto delle
mura di cinta poste alla destra dell'ingresso, causando la morte di alcune persone che vi avevano cercato riparo. Numerose furono le vittime anche tra i
fiorai e i
marmisti del piazzale antistante il
cimitero monumentale. Subirono danni, tra le altre, le tombe di
Ettore Petrolini e della stessa
famiglia Pacelli. Si ricorda l’abbraccio al popolo,
nell’estate del
1943, proprio di
Papa Pio XII. Il pontefice, dopo la benedizione e l’abbraccio, fece distribuire alla popolazione del quartiere dal suo cardinale, monsignor
Giovanni Battista Montini, futuro
Paolo VI, molto denaro e generi di sostegno, distribuiti da
Pietro Enrico Galeazzi. Tornando a
San Lorenzo, egli subì il martirio insieme a
Papa Sisto II nel
258 dopo Cristo, durante l’impero di
Valeriano. Fu sepolto il
10 agosto nell’Agro Veranus, nel
coemiterium di
Santa Ciriaca, proprio nelle
catacombe dell’attuale basilica che
Costantino I - nel
314 d. C. - fece edificare sotto il pontificato di
Papa San Silvestro. In seguito, molti
Papi vennero sepolti in queste catacombe.
Papa Sisto III, il cui pontificato va collocato tra il
432 e il
440 d. C., rifece e ridecorò il
santuario. Tra il
579 e il
590 d. C., Papa Pelagio II fece costruire una
basilica completamente nuova, che nelle iscrizioni viene descritta come spaziosa, bene illuminata, con un facile passaggio per l’accesso alla tomba di
San Lorenzo. Nel
1148 fu eseguito il
tabernacolo dell’altare maggiore dai marmorari
Giovanni, Angelo e
Sassone dei Cosmati, che lo firmarono. Tra il
1187 e il
1191, Papa Clemente III fece edificare il chiostro. Nel
1191, il cardinale
Cencio Savelli, Camerlengo di
Santa Romana Ecclesia, conosciuto anche come camerario e futuro
Papa Onorio III, fece rifare la tomba di
San Lorenzo, pulendo con devozione le ossa del santo, che morì martirizzato sulla graticola, posizionandole nuovamente nel
sarcofago romano. Fu proprio
Onorio III a collegare i due edifici religiosi: la
basilica di Pelagio e la
chiesa di San Lorenzo. Oggi, la
basilica nuova di
Onorio serve da
navata, mentre quella più antica di
San Pelagio è il
presbiterio. La prima si riconosce per le tre spaziose, ma semplici,
navate, mentre la seconda è un pochino più
angusta, sempre a
tre navate, ma di gusto classico e con dei
matronei, ovvero, le
logge riservate alle donne, così come oggi le
chiese dell’islam ancora conservano. La tomba di
San Lorenzo si trova nei sotterranei, più precisamente nella
cripta della basilica. Entrando, ci si sente attratti dalla sobria dignità delle
colonne ioniche, dal
pavimento cosmatesco dai
pregiati mosaici, che decorano
l’ambone e dalla magnificenza del
tabernacolo. Ma la maggior ricchezza si apprezza salendo i
gradini del presbiterio: su tre lati,
colonne corinzie scanalate, in
marmo pavonazzetto, sorreggono una
trabeazione con frammenti antichissimi e, sopra a questa, le grandi
gallerie dei matronei: sembra quasi di stare a
Istanbul, in qualche moschea. Dalle
vetrate in
marmo alabastro, la luce del sole illumina i
mosaici del
VI secolo, sulla facciata interna
dell’arcone di centro.
Papa Pelagio è ritratto in piedi ed è la figura più piccola, senza
nimbo, sulla sinistra, accanto a
San Lorenzo, mentre offre il modello della sua chiesa al
Cristo troneggiante, con vesti imperiali di
porpora. Una piccola
cappella sotterranea che si apre nella navata sinistra della basilica di
Papa Onorio è dedicata a
Santa Ciriaca, nel cimitero della quale fu sepolto
San Lorenzo. La decorazione odierna di questa cappella risale al
XVII secolo, ma prima di questa esisteva una
cappella del
XII secolo sorta su un’altra ancora più antica. L’antica
navata sotterranea della basilica di
Papa Pelagio custodisce la cappella funebre di
Papa Pio IX - l’ultimo Papa-Re (1846-1878) - in stile medioevale. Ed è qui che si trova
l’altare gemmato di
Pio IX, con incastonate, in
briglie d’argento, pietre preziose quali
smeraldi, rubini, perle, ametiste, agate, lapislazzuli e
altre pietre.