Cinzia RiontinoL’autolesionismo oggi è un problema importante, che coinvolge il 20% degli adolescenti italiani, di cui il 12% circa sono ragazze. Una delle forme più diffuse tra quelle praticate è il ‘cutting’, ovvero: tagliarsi su braccia e gambe e, negli ultimi anni, anche l’addome e il petto. Ragazzi tra i 13 e i 16 anni che si tagliano con oggetti come: taglierini, lamette, pezzi di vetro. E utilizzano i social network come vetrina. Ma come iniziano a praticare il ‘cutting’ gli adolescenti? I ragazzi che si avvicinano al ‘cutting’, spesso non si rendono conto di cosa realmente stia accadendo in loro. Iniziano a provare rabbia, frustrazione e senso di fallimento in tutto quello che fanno. Si procurano tagli per ferire il proprio corpo, quel corpo che molto spesso non accettano. Le parti maggiormente colpite sono le braccia, ma quando i tagli iniziano ad essere tanti, passano anche ad altre zone del corpo, sempre nascoste. Ed ecco che indossano felpe con maniche lunghe, anche nei mesi caldi, cambiano spesso umore e passano velocemente dall’essere nervosi e arrabbiati alla calma totale. Trascorrono tanto tempo in bagno e nei loro zaini si trovano spesso lamette e oggetti appuntiti. Molti genitori non si accorgono subito di questo fenomeno. Spesso, non sono neanche a conoscenza di quali possano essere i segnali a cui prestare attenzione: piombano improvvisamente in una situazione che non conoscono e, soprattutto, non sanno gestire. Parlare con il proprio figlio scatena litigi e incomprensioni maggiori. Quasi sempre, si tratta di malessere non esternato, la paura di parlare di un male che li affligge. Gli adolescenti, con quei tagli procurati, comunicano senza dire nulla, parlano del loro malessere. Quel taglio serve a non stare male con la testa. E quando inizia a sgorgare il sangue, il male che provano dentro si sposta sulla loro pelle. Stanno subito meglio e sembra addirittura che non sia successo nulla. Ma con il passare dei giorni, tutto si ripete, fino ad arrivare al nuovo ed ennesimo taglio. Il ‘cutting’, per chi lo pratica, non è farsi del male ma, al contrario, un farsi del bene.

Come vive un adolescente che pratica il ‘cutting’? Davide si racconta
“Mi chiamo Davide, ho 18 anni e ho iniziato a tagliarmi a 15 anni. Non ho mai pensato fosse un problema. All’inizio, era un modo per sfuggire alla realtà e sentirsi meglio, come se il dolore che avevo dentro uscisse, per un secondo, da me. Mi faceva sentire vivo per un po'. Ero allegro e sorridente, dentro non sentivo davvero niente. Al mattino, mi svegliavo e non provavo niente: non ero felice, non ero triste. Capisci di aver bisogno di aiuto quando chiedi aiuto. Se vuoi nasconderlo, lo fai tranquillamente: io l’ho fatto e nessuno si è mai accorto di nulla. Ho iniziato a fare percorsi con psicologi, ma non capivo: per me, era normale tagliarsi. Stavo meglio e non capivo perché mi dicevano che non dovevo farlo. Ho compreso che potevo sfogare diversamente il mio dolore solo quando ho smesso di andare in terapia. Il ‘cutting’ è un qualcosa che ti lascia il segno nell’anima. A volte, sono lì a pensarci e guardo i segni sulla mia pelle. Ho resistito senza tagliarmi per mesi, poi ho ripreso. Era un’ossessione: vedere il sangue mi faceva sentire al massimo, più dolore provavo più stavo bene. Un rituale che si ripeteva. La mia vita era diventata un doversi nascondere da tutto e tutti”.

Dal ‘cutting’ puoi uscirne tornando a fare progetti
“Autolesionismo vuol dire essere i pazzi di turno. Autolesionismo sono gli sguardi della gente, le bugie e i pianti dei tuoi genitori che non sanno cosa fare. Sentirsi soli, ma non esserlo mai, perché chi ti vuole bene ti segue ovunque, cronometra il tempo che passi in bagno. E se ti tagli perché sbagli ad affettare il pane, non ti crederanno. Cosa posso dire oggi a chi vuole uscirne? Non iniziare mai. Ma se ci sei già dentro, chiedi aiuto e non vergognarti mai di avere bisogno di qualcuno. Gli amici e la mia famiglia mi hanno salvato da questo incubo. Si può uscire, ma devi volerlo tu.  Oggi, sono un ragazzo nuovo, consapevole, con qualche segno sulla pelle e sul cuore, ma con tanti sogni da realizzare”.





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