Cinzia RiontinoDopo la corsa per il ‘superbonus’, che ha comportato una crescita del settore delle costruzioni edìli, ma anche un incremento dei prezzi dei materiali e svariate difficoltà nel trovare imprese entro le scadenze previste, adesso sta per arrivare la direttiva europea sulle ‘case green’. In Italia, infatti, oltre 9 milioni di edifici residenziali non rispettano le performance energetiche richieste. E circa il 70% dei nostri immobili è stato realizzato prima dell’entrata in vigore della normativa sul risparmio energetico e sulla sicurezza sismica, determinando una perdita di valore della maggior parte degli immobili. In base agli ultimi dati Enea, pubblicati lo scorso novembre, gli attestati di prestazione energetica per gli edifici italiani, emessi nel 2021, si riferiscono a immobili nelle classi più inquinanti: più di 2 case su 3 dovrebbero essere ristrutturate. Per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici è necessario redigere l’Ape (Attestato di prestazione energetica, ndr), il documento che certifica il consumo energetico di un edificio. Dal 1° luglio 2009, l’Ape è obbligatorio in caso di compravendita di immobili e, dal 1° luglio 2010, in caso di locazione. Andiamo dunque a vedere cosa dice, nello specifico, la nuova direttiva dell’Unione europea. La direttiva sulle ‘case green’ è un pacchetto di norme proposto dall’Unione europea finalizzato a promuovere la ristrutturazione degli edifici esistenti e la costruzione di nuovi edifici ad alta efficienza energetica. Il testo della direttiva, ancora in fase di discussione e approvazione del parlamento europeo, è stato presentato dal vicepresidente della Commissione Ue il 15 dicembre 2021. Il primo voto in commissione Industria è atteso per il 9 febbraio 2023. Essa ha l’obiettivo di stimolare le ristrutturazioni di edifici privati e pubblici in tutta Europa, al fine di ridurre i consumi energetici e le emissioni di Co2 del parco immobiliare dei 27 Stati-membri. Il testo fa parte del progetto ‘Fit for 55’, con cui l’Unione europea intende ridurre del 55%, entro il 2030, le emissioni nocive rispetto ai livelli del 1990. In media, gli edifici rappresentano il 40% del consumo energetico e il 36% dell’emissione di gas inquinanti. L’obiettivo del testo è di aiutare gli Stati-membri a far sì che gli immobili siano più comodi, meno dispendiosi, riducendo l’utilizzo di fonti fossili nelle nostre case come nelle nostre città. Secondo la Commissione europea, ridurre queste emissioni è un passo fondamentale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

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Entro il primo gennaio 2030, tutti gli immobili residenziali dovranno rientrare nella classe energetica ‘E’. Dopo 3 anni, sarà obbligatorio passare alla classe ‘D’. Una promozione che richiede un taglio dei consumi energetici di circa il 25%, con interventi come: cappotto termico, sostituzione degli infissi, nuove caldaie a condensazione, pannelli solari. Al momento, non ci sono limitazioni alla vendita o all’affitto della case per chi non possiede il bollino verde, ma i governi devono comunque decidere quali sanzioni applicare, oltre all’automatica perdita di valore degli immobili non a norma. Dagli interventi sono escluse le case di vacanza, i palazzi storici ufficialmente protetti o che possiedono un vincolo, le chiese e gli altri edifici di culto. Anche le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore a 50 metri quadrati sono escluse dall’intervento. La bozza prevede, dunque, che gli edifici residenziali e le unità immobiliari raggiungano: 1) entro il 1° gennaio 2030 almeno la classe di prestazione energetica ‘E’; 2) entro il 1° gennaio 2033 almeno la classe di prestazione energetica ‘D’. Non tutti gli edifici sono interessati dalla direttiva 'case green'. Sono infatti previste delle eccezioni per i seguenti edifici: a) ricadenti nei centri storici; b) vincolati dai Beni culturali; c) che potrebbero subire una diminuzione del valore architettonico; d) le seconde case; e) le chiese e gli altri edifici di culto; f) gli appartamenti indipendenti con una superficie fino a 50 metri quadrati.

La classe energetica
La classe energetica degli edifici consentirà di comprendere quali sono i consumi energetici delle varie abitazioni. Per differenziare le classi energetiche vengono usati degli indicatori, che vanno da ‘A4’, che indica la classe energetica più performante alla ‘G’, la meno performante. Ogni classe energetica è associata a un punteggio che va dal 10, associato alla classe più efficiente, fino all’1 della classe energetica 'G'. Le abitazioni di classe energetica ‘E’ rappresentano la maggior parte degli immobili presenti in Italia: sono state realizzate tra gli anni ’70 e ’90 del secolo scorso. Gli edifici di classe energetica ‘D’ sono abitazioni relativamente recenti che, a differenza delle abitazioni di classe energetica ‘E’, dispongono di un miglior isolamento termico, poiché i muri esterni sono stati ispessiti ed è stata migliorata la coibentazione del tetto. Il valore ‘Ep’, invece, indica la prestazione energetica che corrisponde all’energia totale consumata dall’edificio climatizzato per metro quadro di superficie ogni anno.

Gli interventi per migliorare la classe energetica
Per effettuare un adeguamento alla direttiva Ue è richiesto un taglio dei consumi energetici di circa il 25%. Per ottenere un miglioramento di classificazione, gli edifici dovranno effettuare gli stessi interventi previsti per il ‘superbonus’: a) coibentazione dell’edificio con il cappotto termico; b) installazione di nuove caldaie a condensazione; c) sostituzione degli infissi; d) installazione del sistema fotovoltaico.





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