
In queste ultime settimane si è detto tutto e di più su
Elly Schlein. E quando non c’era nulla da dire, si è
inventato o
‘arzigogolato’ su motivazioni e complotti interni alla sinistra, la cui ala moderata non accetta
un’outsider come la
Schlein in quanto ella rappresenterebbe la manifestazione di una posizione vista come
“troppo radicale”. È pacifico, dunque, che i
moderati di sinistra non vogliano neanche prendere in considerazione di doversi rimboccare le maniche e incominciare a essere
progressisti. In questo momento, le cose più importanti a cui prestare interesse dovrebbero essere le
idee, i
principi e le
posizioni politiche della neocandidata
Schlein, non la
condizione economica della sua
famiglia, come qualcuno ha scritto. Fare
demagogia sul fatto che
solo dal proletariato possa alzarsi una
voce femminile da contrapporre alla presidente,
Giorgia Meloni, è una
stupidaggine. Il perno in una candidatura sono i
contenuti, non lo
status sociale o il
folklore utile al mondo di certa
informazione.Ideologie perdute a destra e a sinistraL’ideologia, oggi, non è un concetto accostabile alla
politica come poteva esserlo nel
XIX e nel
XX secolo. Come il vocabolario insegna:
“È idealista chi segue nobili ideali e si batte per essi”. Anacronistico,
vero? Eppure
un’ideologia è quell’insieme di
idee, princìpi e
dettami che sono alla base di un
Partito politico e sui quali si forma tutta la sua
struttura identitaria. Le
sinistre occidentali, da sempre si sono battute per
eliminare i divari sociali, per la
tutela del lavoro, per i
diritti civili e
di genere, in difesa delle
minoranze. Ebbene, oggi che tutte queste questioni sembrano
utopie, non appena qualcuno esce dagli
schemi standardizzati di quello che la politica è oggi diventata e subito si paventa una
paura destabilizzante. Un ordine prestabilito vuole che tutto rimanga com’è:
“Ma chi è questa Schlein che, senza nemmeno la tessera del Partito si vuole addirittura candidare a segretario del Pd? Ma siamo pazzi”? Tra l’altro, è anche
offensivo sostenere che per candidarsi alla segreteria del
Partito democratico debba esserci, necessariamente, l’appoggio di
Franceschini, di
Bonaccini o di
Zingaretti. Questa
giovane donna, da
indipendente ha dimostrato di poter fare
grandi cose prendendo più di
22 mila voti senza nessun Partito importante alle spalle:
una voce fuori dal coro, che è in grado di fare assoli strepitosi, alla faccia degli invidiosi. E come dice
Michela Di Biase: ”Proprio perché Elly è una giovane donna, c’è tutta questa attenzione a chiedersi: chi c’è dietro? Chi l’appoggia? Meschinità…”.
Elly Schlein: un linguaggio coinvolgenteMa com’è riuscita
Elly Schlein a vincere alle regionali in
Emilia Romagna, si chiedono in molti? La risposta è semplice: il suo
linguaggio è quello della
gente che s’interessa
dell’ambiente, dei
diritti civili, dei
diritti del lavoro, degli
immigrati, della
‘non globalizzazione’ capitalista sull’onda del
neoliberismo, che impernia tutto l’occidente. Da destra si sono alzate delle voci:
“Ma dove lo vede, la Schlein, il neoliberismo in Italia”? Presto detto: poiché il
neoliberismo è una dottrina imperniata sulla
sempre minore influenza dello Stato nell’economia di un Paese, è possibile riscontrarlo
ovunque. Tutto ciò che è diventato
‘azienda’, nello
Stato, è il prodotto di un
riassetto neoliberista avvenuto in passato. Di conseguenza, abbiamo per esempio la
sanità, che dopo un decennio di
‘tagli’ e di chiusure di
strutture territoriali importanti, è ridotta ai
minimi storici. Quasi tutte le
privatizzazioni, le
deregolamentazioni e i relativi
'tagli' alla
spesa pubblica in settori vitali per il Paese costituiscono azioni di
‘indietreggiamento neoliberista’, le quali hanno condizionato fortemente tutto l’occidente, dagli
anni ’80 del secolo scorso in poi.
Chi non vuole una donna progressista e femminista?Che a destra dia fastidio che
Elly abbia fatto riferimento al
neoliberismo può anche essere accettato, ma attaccarla sul
‘populismo’ è
ridicolo. A meno che non si ritenga che
l'efficacia propagandista sia appannaggio totale
solo delle destre. Del resto, volendo candidarsi alle
primarie del Pd con o senza tessera del Partito in tasca, il suo discorso
è rivolto a tutti. E se del
populismo emerge, qua e là, ci può stare. Il vero problema sorge quando sul
populismo si fonda
l’intera strategia di una forza politica. Ma
Elly Schlein non è un personaggio conosciuto in modo
trasversale dalla popolazione italiana. Infatti, a conoscerla sono soprattutto quelle persone interessate a
tematiche precise, quelle che ha lei stessa argomentato nel discorso della sua candidatura. Ma è altrettanto sicuro che quanti hanno avuto modo di conoscerla come
vicepresidente della Regione Emilia Romagna, abbiano toccato con mano la sua
efficienza nella
gestione pandemica nel suo territorio. Ma la vera forza di questa giovane politica italiana sta nel suo
modo di comunicare, nei toni
pacati, riflessivi ma, al contempo,
assertivi, che coinvolgono le persone. Un
linguaggio moderno, perché la politica deve arrivare a tutti. Quello che, invece, non è accettabile sono le
critiche a sinistra di quanti vedono minata la loro posizione. Ma il
cambiamento è
inevitabile. E
l’apparato del Partito dovrà
prenderne atto. Quella parte moderata che si preoccupa che con la
Schlein si possa smarrire il
fondamento identitario riformista del
Pd, dovrebbe invece interrogarsi sul perché dell’allontanamento
dell’elettorato e su come rimediare a tutti gli
errori commessi nell’ultima campagna elettorale, che ha portato
Fratelli d’Italia a essere il
primo Partito più votato in
Italia. A
destra, i voti si sono
redistribuiti nella coalizione, ma a
sinistra dove sono finiti?
Astensionismo e
Movimento 5 Stelle è la risposta più plausibile. Mentre la
dirigenza Pd si perdeva in questioni di
autoreferenzialità, smarrendo la linea politica e il suo sostrato, si è realizzato un
distacco dai problemi degli italiani. Primo su tutti, quello inerente al
mondo del lavoro e
dell’inoccupazione, con l’avanzare inesorabile della
povertà nelle
fasce più deboli. Invece, a coloro che avevano legato il nome della neocandidata alla segreteria del
Pd a quello di
Matteo Renzi è stata la stessa
Schlein a rispondere per le rime. Comunque vadano le cose, che sia la
Schlein a diventare segretaria o qualcun altro
non si può tornare indietro: il
‘palazzo’ in cui la
politica di centrosinistra si è
arroccata nell’ultimo decennio deve
aprire le sue porte e
rispondere alla gente sui temi reali che affliggono il Paese: è questo il vero
tratto identitario di un
Partito politico. Il
Pd appare, al momento, come una
crisalide incapace di trasformarsi in
farfalla. Puntando sul coinvolgimento delle
nuove generazioni e con
Elly Schlein alla guida, forse si potrà finalmente
agevolare questa trasformazione.