L’Italia, per la prima volta nella sua Storia, ha un
premier donna. A prescindere dalla
provenienza ideologica della
presidente Meloni, la notizia c’è tutta. E può svolgere un ruolo di
‘sprone’ anche per
tante altre donne, impegnate nei loro rispettivi ruoli professionali o di lavoro. Sono sempre di più, infatti, le donne che vogliono
fare impresa, spinte da una visione e dal coraggio di voler trasformare le loro idee in
progetti di business. Una bella mattina, ti svegli e decidi di mettere
‘nero su bianco’ quell’idea che da tempo ti martellava la testa. Certamente, le paure e i dubbi non ti abbandonano un istante: il fallimento spaventa ancor prima di iniziare. Ma ciò rappresenta, paradossalmente, una
tappa normale, in un percorso professionale. Quando poi è una donna a iniziare questo
viaggio, non si possono non riconoscere le
difficoltà che, ancora oggi, esse
incontrano. Lo sappiamo bene: liberarci definitivamente dagli
stereotipi e dal modello di
leadership maschile, sembra
utopia. Una strada cosparsa di
lotte, per raggiungere posizioni e dimostrare di avere le
competenze giuste non è percorso semplice. E non lo è ancora oggi. C’è ancora tanto lavoro da fare, in
Italia, per potenziare
l’impresa al femminile. Attualmente, solo
un’impresa su cinque risulta
guidata da una donna. Ma per fortuna, sembra finalmente
‘soffiare’ un
vento favorevole alle
donne imprenditrici, che con talento e tanta passione hanno compreso come sfruttarlo. Con calma e assertività, la
donna imprenditrice sta trasmettendo al mondo che il successo sta proprio in quelle
caratteristiche femminili: non serve emulare il
modello dell’uomo-imprenditore. E non serve
mascolinizzarsi nel
look e, soprattutto, negli
atteggiamenti. Esistono, nella donna, peculiarità e
modelli di comportamento che le appartengono totalmente: un potenziale naturale, che le dona punti a favore nella gestione di un
business, o qualora si trovasse a ricoprire ruoli importanti, poiché
maestre nella negoziazione, intuitive e con un
forte spirito di adattamento. Consapevoli che
talento e
attitudine da soli non bastano, la
donna imprenditrice può intraprendere
nuovi percorsi di formazione e
apprendimento: strumenti
importanti, per sviluppare
competenze nel proprio settore e mettere a fuoco gli
obiettivi da raggiungere. Un viaggio che può cominciare a
tutte le età: si può iniziare a
18 come a
50 anni. Non è mai
troppo presto e nemmeno
troppo tardi. I
muri anagrafici nel mondo del
business sono ormai
demoliti, lasciando spazio alla
libertà di costruire e
vivere il proprio
futuro professionale. E allora vediamo come
donne giovanissime, che fino qualche giorno prima si aggiravano tra i banchi di scuola o nelle aule universitarie, dare vita a
‘mini-startup’ brillanti e solide al tempo stesso. Altre che, a
50 anni, hanno voglia di tirar fuori quello che hanno imparato: un
background di tutto rispetto, pronte a dare inizio a una
nuova avventura. Cosa mettere in
valigia? Tanta voglia di
mettersi in gioco e una mentalità predisposta al
cambiamento sono fondamentali per la
sopravvivenza di un’impresa. Consapevoli del fatto che i periodi in salita
non mancheranno, che le
battute d’arresto e i
cambi di direzione, molto spesso, sono
inevitabili. Ma ciò che proprio non può mancare nel nostro bagaglio è lo
spirito di osservazione: un’abilità che, se ben allenata, regala la possibilità di guardare oltre e cogliere
sfumature ‘altre’ durante il viaggio. Infine, da non dimenticare, il nostro
bagaglio a mano: la
curiosità. Ovvero, il
motore che ci spinge a
migliorare ogni giorno.