Nel caso le
destre vincessero, come appare probabile, le
elezioni politiche previste per il prossimo
25 settembre, sarebbe buona cosa predisporre un nuovo
modello dottrinario che inquadri l’intero
fronte ‘neo-con’ italiano all’interno di un
perimetro costituzionale antifascista. Ciò può avvenire rielaborando una teoria in grado di consentire, soprattutto alle forze
‘post fasciste’, l’abbandono del vecchio
alveo totalitario della
dittatura militare, il quale non possiede un
pensiero vero e proprio, ma si affida unicamente a un
metodo d’ordine, alla semplice
disciplina. Per fondare un
nuovo pensiero filosofico ‘neo-futurista’ – se così vogliamo chiamarlo - siamo perciò costretti a
ribaltare tali presupposti, per non sprofondare nel
‘non diritto’. Bisogna cioè ripartire da alcuni
valori di principio che non siano meramente
pragmatici o
realisti, formulando una
visione spiritualista che rifugga il vecchio
metodo statico o
‘fotografico’, tipico dei
materialismi storicisti, al fine di innescare un
processo dinamico del pensiero senza che esso si trasformi in
scetticismo o degenerare
nell’irrazionalismo, inverando al contempo
coscienza e
realtà nel
singolo individuo. Un processo, insomma, che sappia lasciare una
‘porta sempre aperta’, arrivando a escludere ogni
modello ideologico ‘chiuso’. La
filosofia, infatti, è un
mondo dinamico, che non si ferma alla
mera propaganda opportunistica. Pertanto, un nuovo concetto di
destra democratica, moderna e adatta ai tempi, deve saper inserire nel proprio modo di pensare anche il
‘principio di tempo’, che per quanto sia una creazione puramente
illusoria, esso è l’unico strumento che possiamo utilizzare come
coordinata ontologica, al fine di dare nuova forma a una più
coerente visione del mondo. Una
nuova etica, in buona sostanza, costruita come
dottrina della libertà che si conquista mediante
l’affrancamento dell’anima dalle
passioni, in favore di un
ideale, appunto, di
sapienza. Ovvero, un pieno
accordo della personalità umana perfezionata dalla
ragione, senza rinunciare ai
sentimenti, bensì valorizzandoli in quanto
attività motivazionale non speculativa. Dare una nuova
spina dorsale culturale non è altro che il tentativo di cogliere e descrivere l’infinita potenza della
‘materia/tempo’: il fondamento e, al contempo, il vertice di una
visione di conoscenza. Ma entrare nella conoscenza corrisponde a realizzare una vita che sia
esperienza immanente di ogni uomo che pensa. Detto in estrema sintesi, una più attuale
comprensione delle cose, rifuggendo ogni
astrazione.