Emanuela Colatosti
Settori strategici come quello energetico potrebbero tornare pienamente in mano agli Stati. Di recente, infatti, le nazioni hanno cavalcato i benefici della globalizzazione declinata in un’ottica ‘neoliberista’. Ma sono sempre di più i governi di Stati del G20 che, mentre investono in ‘energia verde’, decidono di vendere a privati società di gas e petrolio in via di dismissione. Tra il 2017 e il 2020, ben 12 tra le grandi società statali di petrolio e gas del mondo hanno trasferito le attività più inquinanti ad aziende che non hanno mai preso impegni di decarbonizzazione. Solo nel 2021 sono state effettuate 498 transazioni di questo tipo, per la cifra astronomica di 192 miliardi di dollari. Tra le petrolifere coinvolte in questo preoccupante mercato nero delle emissioni troviamo le texane ‘Apache’ e ‘Oasis Petroleum’, l’egiziana ‘Dragon Oil’, ‘Shell’ e ‘Total’. Questo l’allarmante contenuto dell’ultimo report di ‘Edf’ (Electicitré de France, ndr), la più grande azienda inglese che produce energia rinnovabile e fornisce consulenze per raggiungere l’obiettivo ‘Net Zero’. Secondo Mary Schapiro, direttrice di Edf, transazioni di questo tipo rallentano la decarbonizzazione, allontanando i allontanano gli obiettivi degli accordi di Parigi. Cosa succede se una società energetica di gas o petrolio vende gli asset più inquinanti per tenersi quelli ecosostenibili? Secondo l’analisi di Edf, gli operatori privati tendono a rallentare le operazioni di dismissione dei pozzi inattivi, continuando a estrarre petrolio. Alcune società tra quelle menzionate nel report hanno addirittura invertito la ‘rotta’ e completato la costruzione di nuovi pozzi, aumentato la produzione e, conseguentemente, incrementato le attività di ‘flaring', per eliminare il gas-metano estratto con il petrolio. Questo perché, in generale, le società energetiche private hanno meno vincoli ambientali, che si traducono in impegni minori nella lotta al cambiamento climatico. La compravendita di settori di produzione di petrolio e gas da parte di società statali a privati sta provocando un aumento significativo delle emissioni, che ritarda la transizione energetica. Chiudere questa ‘scappatoia’ per le ‘major’ del petrolio, oppure stabilire dei vincoli per le società acquirenti, porrebbe fine a questo mercato ‘nero’, che mina ogni sforzo di ‘decarbonizzazione’.






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