Il
‘concertone’ del
Primo Maggio è noto per essere il più grande evento gratuito di musica dal vivo
d’Europa. Che quest’anno fosse ancora impossibile il suo tradizionale svolgimento in
piazza San Giovanni era una certezza. Che si sarebbe svolto alla guisa di uno spettacolo televisivo è un’altra faccenda. Per quanto la
Cavea dell’Auditorium di
Roma sia stata una cornice meravigliosa per l’esibizione degli artisti che hanno animato il palinsesto; per quanto abbia dato un momento di sollievo ad alcune maestranze del mondo dello spettacolo, ferme dall’inizio della
pandemia. Tuttavia, sarebbe scorretto paragonare due eventi come il
‘concertone’ e il
Festival di Sanremo. Quest’ultimo, infatti, anche in condizioni normali, per la maggior parte degli italiani è un evento fruibile grazie alla diretta trasmissione sulla prima rete nazionale. In
2 mila seguono l’evento direttamente dalla platea e qualche altro migliaio di persone dalla piazza antistante
l’Ariston. In qualche modo, lo
‘spirito di Sanremo’ non è stato tradito dalle straordinarie contingenze con cui è stato proposto quest’anno. Scorretto, invece, fare lo stesso ragionamento con il
‘concertone’, la cui modalità classica di fruizione è stata sovvertita in modo radicale. È un evento che, negli anni, è sempre riuscito a tenere gli spettatori
sotto il palco, nonostante la
pioggia. E, per diversi anni, si è toccato il
milione di avventori. Decidere di trasmetterlo soltanto in diretta ha avuto sicuramente il merito di non tener ferma
‘Icompany’, la società che produce l’evento, insieme a tutte le maestranze
dell’Auditorium 'Ennio Morricone'. Davvero non si poteva fare a meno di mediatizzare anche il concerto di
piazza San Giovanni? Altri Paesi
d’Europa, Spagna e
Germania in prima fila, stanno studiando, almeno da
settembre 2020, le migliori strategie per rimettere in moto
l’industria degli eventi. Le prove generali d’autunno dello
Stato iberico consentiranno l’uscita, a fine maggio, della
‘line-up’ del
Primavera Sound Festival. E
l’Inghilterra sembra aver risolto il problema alla radice,
vaccinando la quasi totalità della popolazione. Certo, ripensare il
‘concertone’ in sicurezza non può essere frutto di improvvisazione: avrebbe richiesto delle
‘prove generali’, affinché tutto il mondo dello spettacolo potesse ripartire
in sicurtà. Aprire la
Cavea per un evento in cui potevano accedere solo gli
addetti ai lavori è stata una scelta
facile. Sarebbero servite capacità e volontà manageriali di tutt’altro rilievo, per pensare al
concerto del
Primo Maggio come al primo grande evento della
riapertura: una conquista cui si poteva arrivare per gradi.
L’ippodromo delle Capannelle, luogo del
rock in
Roma, poteva essere un valido candidato.
Tamponi rapidi all’ingresso, obbligo di
mascherina fpp2, un
tetto massimo di partecipanti e la
delimitazione degli spazi per consentire solo agli spettatori che hanno prenotato insieme di stare nello stesso lotto. Insomma, si trattava di
ripensare la fruizione di un concerto, piuttosto che
negarla totalmente, fino a
pandemia conclusa. Ora, la bella stagione è cominciata. Ma non solo la campagna vaccinale è ben lungi dall’essere a buon punto: ancora non c’è neanche l’ombra di un tentativo di
programmare e organizzare degli
eventi artistici all’aperto. La scorsa estate ci sono state
fiere in piazza e
cinema all’aperto, ma è assurdo che al
ministero dei Beni culturali non si sia andati oltre il
‘Netflix della cultura’. Un progetto, peraltro, che non è ancora andato in porto. In tutte le
regioni d’Italia, i cittadini sono liberi di
contagiarsi sui mezzi pubblici per raggiungere il posto di lavoro. Questo perché soltanto il misero
20% delle aziende che possono far lavorare i dipendenti in
‘telelavoro’ poi lo fanno veramente. La popolazione può assumersi una percentuale di
rischio per consumare un pasto in un
ristorante, oppure per fare compere nei grossi
centri commerciali. E forse, la
percentuale di rischio in un evento all’aperto potrebbe essere addirittura più bassa, qualora si
pianifichi attentamente la logistica all’interno della struttura prescelta o, addirittura, all’interno degli spazi urbani. Senza lasciare niente al caso.