Emanuela ColatostiL’infodemia che infetta il giornalismo italiano non riesce a star dietro alle proteste dei lavoratori che si moltiplicano da mesi. A parte qualche aforisma d’effetto, dal sapore di seconda rivoluzione industriale, che ovviamente fa il giro dei social network. “I lavoratori ricordino che oggi il lavoro è un privilegio”, hanno affermato, lo scorso fine settimana, i vertici di Confindustria ai lavoratori portuali di Genova, in sciopero per chiedere il rispetto dei contratti. Sembra di sentire Morgan che dice a Bugo: “Ringrazia il cielo che sei su questo palco”. Ma non sono solo gli operai dei cantieri del capoluogo ligure a essere in mobilitazione. Ci sono anche quelli della Whirpool, di Mirafiori, della Texprint di Lucca e tanti altri. Il comunicato rilasciato il 10 marzo scorso dai ‘Si Cobas’ (Sindacato intercategoriale Comitati di base, ndr) apre uno spaccato di realtà in cui le conquiste di 200 anni di lotte sindacali risultano totalmente azzerate. Il fatto increscioso assume tutti gli aspetti di una ritorsione per gli scioperi dei mesi scorsi nel magazzino Fedex-Tnt di Piacenza. E la questura locale “ha dato vita”, si legge nella nota, “a uno spettacolare blitz nelle case di decine di lavoratori e dei principali operatori provinciali del ‘Si Cobas’, i quali riuscirono a imporre una battuta d'arresto ai piani di ristrutturazione della multinazionale americana”. Il lavoro sindacale dei Cobas, infatti, aveva portato, negli anni, a un miglioramento dei contratti nel settore della logistica, liberando facchini e autisti dal caporalato delle cooperative. Ovviamente, con la pandemia si è trovato l’alibi perfetto per scaricare sui lavoratori i costi della crisi, all’avvicinarsi del momento dei rinnovi contrattuali. Gli effetti dell’azione repressiva contro gli operai scioperanti si è tradotto in: 5 divieti di dimora nel comune di Piacenza; 6 avvisi di revoca dei permessi di soggiorno; 21 indagati con possibili misure di sorveglianza speciale e relativi sequestri dei personal computer; 13 mila 200 euro complessivi di multa per ‘violazione delle misure di contenimento dai contagi’ e 2 arresti domiciliari di sindacalisti. Il sindacato intercategoriale sottolinea, inoltre, come “un'operazione di polizia di tali dimensioni non può essere il frutto di una dinamica puramente locale, né solo la conseguenza di uno sciopero che si stava svolgendo in maniera del tutto pacifica fin quando una carica unilaterale del reparto-celere, con lacrimogeni sparati ad altezza-uomo contro gli scioperanti, non portasse a trasformare una vertenza sindacale in un problema di ordine pubblico”. I Cobas ritengono vi sia un disegno politico, dietro la negazione di piazza Montecitorio per il 18 febbraio per la presentazione delle istanze degli operai di molteplici settori, al fine di screditare “l'unica voce fuori dal coro che si sta levando contro il clima di ‘unità nazionale’ e di pacificazione sociale di cui il governo Draghi è espressione”. Ricordiamo che l’8 marzo scorso c’erano sempre i ‘Si Cobas’ davanti i cancelli di Amazon, per tutelare i diritti di lavoratori ancora non sindacalizzati. E torneranno in piazza a Piacenza domenica 13 marzo, per i lavoratori di Tnt. L’appuntamento del 22 marzo, però, è di estrema rilevanza. In tale data, infatti, si terrà il primo sciopero nazionale di 24 ore dei lavoratori Amazon di tutta Italia, indetto da tutte le maggiori sigle sindacali, dalla Cgil alla Uiltrasporti. Sperando, ovviamente, che l’epilogo delle mobilitazioni di piazza della logistica non sia analogo a quello degli operai e delle operaie di Italpizza. Anni di scioperi iniziati dai ‘Si Cobas’ avevano portato i lavoratori a ottenere l’internalizzazione di 600 dipendenti su mille del colosso della distribuzione industriale della pizza e a un sostanziale miglioramento dei contratti, in linea con quelli nazionali del settore alimentare. Ma i 120 che avevano firmato la prima vertenza, la quale aveva dato il via agli scioperi, non sono stati semplicemente messi alla porta, bensì portati in tribunale. E i facchini della Tnt di Piacenza sembra stiano ricevendo il medesimo accanimento giudiziario.





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