La quarta giornata della recente
XII conferenza mondiale 'Scienze for peace and health' ha sviluppato un tema molto caldo.
'Dna e virus' è stata, infatti, ben lungi dall'essere un'operazione di
marketing volta a cavalcare la
psicosi da
pandemia. Il primo e l'ultimo intervento di
giovedì 12 novembre, durante i quali hanno relazionato
Andrea Crisanti e
Mary Aiken, riguardavano, infatti, il
Covid 19. Il contributo del docente ordinario di microbiologia
dell'Università di Padova, che ha il merito di aver indirizzato con competenza la
Regione Veneto verso una miglior gestione dell'emergenza nella primavera scorsa, si è concentrato sull'aspetto
epidemiologico; la
'cyber-psicologa' irlandese, invece, ha affrontato il tema degli
effetti psicologici di questo nuovo ordine in cui ci troviamo a vivere.
Crisanti all'introduzione e la
Aiken in chiusura erano
'storicamente' motivati. Infatti, fu grazie ai primi studi sui
virus di
Louis Pasteur, che nel
XX secolo James Watson e
Francis Crick scoprirono il
Dna: la miracolosa
'doppia elica' che descrive e programma la vita degli esseri biologici. La giornata prevedeva, inoltre, altri
quattro interventi che hanno affrontato la questione del
'gene editing'. Una nuova disciplina nel campo dell'ingegneria medica, che sembra evocare lo spettro
dell'eugenetica, il quale si allunga, inquietante come un'ombra,
dall'antichità greco-romana fino alle
dittature del
Novecento. Biologia e medicina risultano, pertanto,
storicamente legate con le
questioni etiche. Se la
rivoluzione scientifica del
XVII secolo ha reso possibile
spogliare il corpo umano della
sacralità religiosa, affinché fosse servito dalla
scienza in maniera più efficace, l'esperienza dello scorso secolo ha imposto come urgente il bisogno di
regolare il limite di ciò che la seconda
può fare o
non fare. Ma il
'gene editing' di cui si è parlato, non ha niente a che vedere con qualsivoglia tipo di
'programmazione genetica'. Si tratta, piuttosto, della
'correzione mirata' di una specifica sequenza di
Dna. Ne hanno parlato
Carlo Alberto Redi, Chiara Tonelli, Giuseppe Testa e
Giovanni Tonon, eccellenze internazionali nello studio
dell'ingegneria genetica. Con questa nuova tecnica, che prende
l'etimo in prestito dalla
grafica, è possibile
correggere geni difettosi senza fornire una copia dall'esterno. Inoltre, è possibile agire su più punti del
genoma, risultando efficace anche per malattie causate da più
geni mutati, poiché
"lì dove cresce il pericolo, cresce anche ciò che salva". Il
Dna è il
problema, in molti casi, ma anche la
risposta.