Emanuela ColatostiIl precariato del personale nel settore della scuola dell'obbligo è una piaga marcescente, che influisce sul principio di continuità didattica: uno degli elementi che andrebbe a comporre la serenità educativa garantita dagli articoli 33 e 34 della Costituzione. I numeri permettono di conferire serietà all'allarme dei sindacati: all'inizio di settembre 2018, più di 32 mila posti sono stati coperti da supplenti; e nell'anno scolastico successivo, il numero delle cattedre scoperte è incrementato di ulteriori 42 mila unità. Se si considera che l'organico si compone, di fatto, di circa 56 mila docenti, ciò significa che la scuola viene mandata avanti dai 'precari'. Il concorso ordinario, tanto invocato almeno dal 2017, slittó al 2020. Nonostante la pandemia, essendo nel decreto legge n. 126/2019 del dicembre scorso, c'era l'obbligo di renderlo esecutivo entro 4 mesi. Il 28 aprile ultimo scorso sono state bandite tre procedure: due straordinarie, per chi ha cumulato almeno 3 anni di servizio abilitante per titoli; una seconda, abilitante al ruolo per titoli ed esami; e una ordinaria, abilitante per titoli ed esami. La prima discrepanza tra le due procedure abilitanti straordinarie segna una linea di continuità con le politiche scolastiche portate avanti dal 1999 in poi. Infatti, nonostante dal Governo Renzi venne espressa la volontà di andare oltre il sistema delle graduatorie, quest'ultime risultano un sistema di reclutamento così incancrenito che risulta impossibile da superare, almeno nel breve termine. Se non altro, non si evidenzia, in nessuna dalle iniziative legislative degli ultimi 20 anni, la volontà di interrompere la filiazione di categorie di insegnanti per le quali, al fine di ottenere una stabilizzazione, viene bandito un concorso ad hoc. La procedura straordinaria per esami semplicemente abilitante va in questa direzione: docenti con tre anni di servizio, prestati a scuole pubbliche paritarie, non hanno accesso ai 24 mila posti del concorso straordinario per titoli ed esami. Il vuoto legislativo creato nel reclutamento degli insegnanti delle scuole paritarie è, in parte, responsabile dell'esistenza di questa categoria di insegnanti. Se potessero attingere dalle medesime graduatorie degli istituti statali, almeno dalla 'terza fascia' (in cui sono raggruppati anche i neolaureati senza abilitazione, ndr) si eviterebbero ulteriori casi specifici di insegnanti che prestano servizio senza aver neanche sostenuto gli esami per la relativa classe di concorso. Se ancora non sono chiare le modalità di rientro di bambini e ragazzi a settembre nella scuola dell'obbligo, possiamo considerare la riapertura dei centri estivi per tutte le fasce di età come una prova generale, che ci darà un'idea del possibile andamento della curva epidemiologica, a partire dalla stagione autunnale. Tra 'bonus baby-sitter' insufficienti (la ministra per le Pari opportunità ha parlato di "183 milioni di euro"...) e linee guida estremamente severe e restrittive per i centri estivi, la probabilità è che tantissime associazioni e cooperative che svolgevano questo ruolo sociale chiuderanno i battenti. Addirittura indegno l'appello al terzo settore, quello costituito dai volontari, da parte della ministra: vien da chiedersi se la Repubblica italiana sia fondata sul lavoro oppure sul volontariato. Le reti di solidarietà, che pure esistono e che continueranno a esistere laddove vi sono sacche di povertà e di disagio, non dovrebbero in alcun modo sostituirsi allo Stato: ciò significherebbe, infatti, che potremmo fare a meno di quest'ultimo. In attesa di capire gli effetti di una corretta gestione dei luoghi chiusi nei centri estivi, l'agenda del Miur prevede l'adempimento delle tre procedure concorsuali. I precari storici della scuola, quelli che rientrerebbero nella procedura straordinaria per titoli ed esami, rivendicano a gran voce l'assunzione a tempo indeterminato. È tecnicamente incostituzionale assumere a tempo indeterminato un dipendente della pubblica amministrazione senza concorso pubblico, ma secondo la Legge n. 107 del 2015 non può neanche essere precario per più di tre anni. L'eliminazione del 'pre-test a crocette' nella procedura straordinaria per il ruolo indeterminato, da un lato impedisce la selezione su supposte competenze 'trasversali', d'altro garantisce una prova basata interamente sulle conoscenze della disciplina per cui si concorre. Quanto sia sacrosanta l'obiezione che la conoscenza di determinati contenuti faccia un buon insegnante è un discorso che va oltre ogni questione pratica. Inoltre, il sistema delle convocazioni per 'Messa a disposizione' o per 'terza fascia' indebolisce quel concetto di continuità didattica di bambini e ragazzi che, almeno in parte, garantisce l'esaudimento del diritto all'istruzione sancito dalla Costituzione. Insomma, l'insolvenza della politica (di lunghissima data) sta nell'incapacità di risolvere l'incoerenza di un sistema che non prescinde da quegli stessi docenti considerati non idonei dal concorso e che vorrebbe premiare il 'merito' per mandare avanti la 'macchina' dell'istruzione.


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