Il
precariato del personale nel settore della
scuola dell'obbligo è una piaga marcescente, che influisce sul principio di continuità didattica: uno degli elementi che andrebbe a comporre la
serenità educativa garantita dagli
articoli 33 e
34 della
Costituzione. I numeri permettono di conferire serietà all'allarme dei sindacati: all'inizio di
settembre 2018, più di
32 mila posti sono stati coperti da
supplenti; e nell'anno scolastico successivo, il numero delle cattedre scoperte è incrementato di ulteriori
42 mila unità. Se si considera che l'organico si compone, di fatto, di circa
56 mila docenti, ciò significa che la scuola viene mandata avanti dai
'precari'. Il
concorso ordinario, tanto invocato almeno dal
2017, slittó al
2020. Nonostante la pandemia, essendo nel
decreto legge n. 126/2019 del dicembre scorso, c'era l'obbligo di renderlo esecutivo entro
4 mesi. Il
28 aprile ultimo scorso sono state bandite
tre procedure: due
straordinarie, per chi ha cumulato almeno
3 anni di servizio abilitante
per titoli; una seconda, abilitante al
ruolo per
titoli ed esami; e una
ordinaria, abilitante per titoli ed esami. La prima discrepanza tra le due procedure abilitanti straordinarie segna una linea di continuità con le politiche scolastiche portate avanti dal
1999 in poi. Infatti, nonostante dal
Governo Renzi venne espressa la volontà di andare oltre il sistema delle
graduatorie, quest'ultime risultano un sistema di reclutamento così incancrenito che risulta impossibile da superare, almeno nel breve termine. Se non altro, non si evidenzia, in nessuna dalle iniziative legislative degli ultimi
20 anni, la volontà di interrompere la filiazione di categorie di insegnanti per le quali, al fine di ottenere una stabilizzazione, viene bandito un
concorso ad hoc. La procedura straordinaria
per esami semplicemente abilitante va in questa direzione: docenti con
tre anni di servizio, prestati a
scuole pubbliche paritarie, non hanno accesso ai
24 mila posti del
concorso straordinario per titoli ed esami. Il vuoto legislativo creato nel reclutamento degli insegnanti delle
scuole paritarie è, in parte, responsabile dell'esistenza di questa categoria di insegnanti. Se potessero attingere dalle medesime graduatorie degli istituti statali, almeno dalla
'terza fascia' (in cui sono raggruppati anche i
neolaureati senza abilitazione, ndr) si eviterebbero ulteriori casi specifici di insegnanti che prestano servizio senza aver neanche sostenuto gli esami per la relativa
classe di concorso. Se ancora non sono chiare le modalità di rientro di bambini e ragazzi a
settembre nella scuola dell'obbligo, possiamo considerare la riapertura dei
centri estivi per tutte le fasce di età come una
prova generale, che ci darà un'idea del possibile andamento della
curva epidemiologica, a partire dalla
stagione autunnale. Tra
'bonus baby-sitter' insufficienti (la ministra per le Pari opportunità ha parlato di
"183 milioni di euro"...) e linee guida estremamente severe e restrittive per i
centri estivi, la probabilità è che tantissime
associazioni e
cooperative che svolgevano questo ruolo sociale chiuderanno i battenti. Addirittura
indegno l'appello al
terzo settore, quello costituito dai
volontari, da parte della ministra: vien da chiedersi se la
Repubblica italiana sia fondata sul
lavoro oppure sul
volontariato. Le reti di solidarietà, che pure esistono e che continueranno a esistere laddove vi sono sacche di povertà e di disagio, non dovrebbero in alcun modo
sostituirsi allo Stato: ciò significherebbe, infatti, che potremmo fare a meno di quest'ultimo. In attesa di capire gli effetti di una corretta gestione dei
luoghi chiusi nei
centri estivi, l'agenda del
Miur prevede l'adempimento delle
tre procedure concorsuali. I
precari storici della scuola, quelli che rientrerebbero nella procedura straordinaria per titoli ed esami, rivendicano a gran voce
l'assunzione a tempo indeterminato. È tecnicamente incostituzionale assumere a tempo indeterminato un dipendente della pubblica amministrazione senza concorso pubblico, ma secondo la
Legge n. 107 del
2015 non può neanche essere
precario per più di
tre anni. L'eliminazione del
'pre-test a crocette' nella procedura straordinaria per il ruolo indeterminato, da un lato impedisce la selezione su supposte
competenze 'trasversali', d'altro garantisce una prova basata interamente sulle
conoscenze della disciplina per cui si concorre. Quanto sia
sacrosanta l'obiezione che la conoscenza di determinati contenuti faccia un
buon insegnante è un discorso che va oltre ogni questione pratica. Inoltre, il sistema delle convocazioni per
'Messa a disposizione' o per
'terza fascia' indebolisce quel concetto di continuità didattica di bambini e ragazzi che, almeno in parte, garantisce l'esaudimento del diritto all'istruzione sancito dalla
Costituzione. Insomma,
l'insolvenza della politica (di lunghissima data) sta nell'incapacità di risolvere
l'incoerenza di un sistema che non prescinde da quegli stessi
docenti considerati
non idonei dal concorso e che vorrebbe premiare il
'merito' per mandare avanti la
'macchina' dell'istruzione.