Ogni tanto
ritornano. Ma la
verità è che non se ne sono mai andati. Potenziali
stupratori? No, più semplicemente uomini dediti alla quotidiana pratica della masturbazione. Il
web non è solo il luogo di scambio di materiale pornografico da utilizzare nell'intimità: il
dilemma etico del limite delle
libertà individuali investe anche il
piacere fisico. Nello
Stato di diritto, il confine delle possibilità di qualsivoglia individuo di godere (anche solo) dell'effetto che l'immagine di terzi ha sul proprio desiderio sessuale si scontra con il diritto di quest'ultimo ad avere
un'identità virtuale, cui è impossibile sottrarsi in una società civile in cui tante relazioni, di tanti tipi, si consumano attraverso le
linee internet. Per alcune
comunità 'tossiche' del
web non è importante quanto
'spinto' sia il materiale oggetto di desiderio. Insieme all'immaginazione, si mette in moto qualche programma di
'editing fotografico' e la magia è fatta: un corpo nudo ha il viso che si vorrebbe ed è pronto per essere gettato
'in pasto' ai compari di masturbazione. E quanto è facile fare del
'benaltrismo', puntando il dito sulla
'pagliuzza' nell'occhio del
'gentil sesso': basta denunciare i pubblici apprezzamenti fatti a
influencer uomini sul loro aspetto fisico. Chissà se arriverà mai il giorno in cui, su
Telegram, verrà scovato un
gruppo di donne volte
all'utilizzo onanistico e collettivo di
immagini maschili. Per ora, ci ritroviamo inorriditi di fronte a
presunti 'padri' che chiedono consiglio su come
stuprare le proprie
figlie. Questo riportano alcuni degli
'screenshot' ormai largamente divulgati da infiltrati. Se è lecito dubitare della realtà che si tratti veramente di presunti genitori, lo stomaco si capovolge a constatare che sono in centinaia a rispondere, affascinati dalla
fantasia. Ma una volta terminato di
'stracciarsi le vesti' per l'ovvio, diviene urgente cercare di attraversare la
'zona grigia' del
'non tutti gli uomini sono così': ci mancherebbe altro... Sarebbe interessante capire come si passa dal gruppo del
'calcetto della domenica', dove probabilmente circolano le foto della
ragazza 'più svelta' del gruppo, a vere e proprie
community virtuali di
50 mila individui, dediti allo spaccio di materiale
(in)consapevolmente pornografico. Ed ecco che anche le
donne cresciute e allevate in una cultura
patriarcale, o abituate a essere considerate innanzitutto come una
proprietà, prendono parte allo stesso
'gioco di ruolo'. Sarebbe ipocrita negare uno spaccio di foto di ragazzi, accompagnati da apprezzamenti ammiccanti. Per non parlare di tutti i racconti contornati da
'risatine' e
sbuffi annoiati per tutte quelle volte che il partner ha dimostrato poca voglia di fare il suo
'lavoro' sessuale. In verità, nella
relazione 'uomo-donna' nessuno è
'senza peccato'. Ma fermarsi qui sarebbe inutile: bisognerebbe individuare ogni minimo
sbaglio, per spezzare la catena della ripetizione. È ormai annosa la riflessione sullo
'sfacelo' delle
pubblicità in onda per
televisione. E non solo per ciò che riguarda la considerazione dei
'ruoli di genere'. La responsabilità dell'individuo inizia laddove esiste la possibilità di non alimentare
l'onanismo collettivo su alcuni personaggi. O, al più, limitarsi all'apprezzamento del secondo e accendere il cervello sull'effettiva qualità del
'servizio' proposto. Ciascuno, nel suo piccolo, può evitare di
sessualizzare a tutti i costi ogni
corpo femminile e spingere i propri conoscenti a fare altrettanto. Ma rassicurarli con complicità, oppure garantire indifferenza, non è molto lontano
dall'assistere in silenzio di fronte a una vittima di
molestie sessuali. Niente rende lecita la pubblicazione di foto condivise nel
privato di una
relazione. E tutte quelle dichiarazioni che indicano il
'senno di poi' hanno la stessa valenza del
'se non avesse avuto la minigonna' o, peggio ancora, del
'se non fosse uscita di casa a quell'ora'. Asserzioni di questo genere
spostano la responsabilità dal
colpevole alla
vittima. Senza contare che gli
'stupri virtuali' non vengono consumati solo per mezzo di
scatti osé, ma anche su
banalissime foto profilo. A rendere più eccitante l'immagine di una persona nota, piuttosto che di un'anonima pornoattrice, entrano in gioco almeno
3 diversi fattori:
a) la complicità con lo
'spacciatore'; b) la realtà tangibile della persona, che facilita il gioco di fantasia e quindi l'eccitazione;
c) il senso di protezione dato dal
'branco'. Per non parlare di quel confine sottile tra buona fede e malafede, che si percorre in
'punta di piedi' assecondando la curiosità infantile, tutt'altro che ingenua e, se fuori tempo massimo, di
profanare il tabù, il
proibito. È curioso come, in
Italia, si invochi tantissimo
l'educazione scolastica, dunque istituzionale, quando ci si accorge
dell'assenza di senso civico negli
'uomini di domani', salvo poi demandare alla
famiglia tutto ciò che riguarda
l'educazione sessuale e
affettiva in generale. Troppo spesso, i genitori chiudono gli occhi sul
'bullismo' e le
'molestie sessuali' dei propri
figli, mentre continuano a girare battute spiritose circa
'porte e chiavi'. Se osserviamo la questione dal lato
dell'industria pornografica - professionistica o amatoriale essa sia - la
'lettera scarlatta' ricade unicamente sulla controparte femminile, una volta rientrata nella quotidianità domestica. Il
'fruitore medio' poco si interroga sull'origine di un eventuale complesso di inferiorità, di fronte a modelli o attori dotati di
'attrezzi' di notevoli dimensioni. Per non parlare dell'origine del risentimento in cui, spesso, si trasforma la
mancanza di autostima, quando questa attecchisce in un individuo immerso in una società che lo vuole
'forte' a tutti i costi. Il
'machismo' danneggia tutti i generi, perché li contrappone in un
giuoco di potere che condiziona entrambi. In particolar modo le
donne, visto e considerata la carica di
risentimento che alcune comunità di
Telegram, alla stregua de
'Il canile', si portano dietro. Basti pensare alla descrizione che danno di se stessi, questo genere di uomini. Basterebbero un paio di esempi: gli
'incel' sono gli
'involontariamente celibi'. Dalla nascita del
web, essi si riuniscono in
community autocommiserandosi per il loro
'status' di
'single'; inveendo contro le donne, che sembrano non voler proprio cedere al loro
fascino; oltraggiando con appellativi offensivi il
'gentil sesso', perché dà ad altri ciò che si vorrebbe solamente per se stessi. Ma la
nuova frontiera sono i
'redpill' (chi ha scelto la
'pillola rossa' di
Matrix, ndr). Secondo i
'redpill', il
movimento femminista, fin dalla sua nascita, sarebbe un attacco deliberato al privilegio naturale del
maschio di
possedere la
donna. Allora, invece di accusare ogni
'nazifemminista' di voler imporre il proprio punto di vista su quello
maschile, è necessario spogliarsi del
costume dell'omertà e intimare a ogni
'spacciatore' di
'sensualità tossica' di smetterla, perché ciò è profondamente
sbagliato.