Ci sono molte ragioni per fare un numero monotematico sul Natale. Innanzitutto, è stimolante
pensarlo, costruirlo, riempirlo, leggerlo e rileggerlo. Si apprendono un sacco di cose a parlare di
Natale, in Italia (da Torino a Palermo passando per Roma e Napoli) come nel mondo (dalla Parigi post-banlieue al Darfur, senza dimenticare l’America). Si capisce perché
è importante anche per i laici, oltre che per i cattolici. Si scoprono persino i regali di tendenza, che dicono molto su dove sta andando un Paese. Per di più,
il Natale 2005 è davvero decisivo per l’Italia: è il primo celebrato da
Benedetto XVI, l’ultimo (forse) con
Carlo Azeglio Ciampi al Quirinale,
Marcello Pera alla presidenza del Senato e
Pier Ferdinando Casini alla presidenza della Camera. Soprattutto, e così la buttiamo definitivamente in politica, è questo il Natale che
precede la sfida finale (speriamo sul finale, dieci anni dopo è l’ora di smetterla) tra
Romano Prodi e Silvio Berlusconi. E se abbiamo scelto di occuparci del Natale piuttosto che di capodanno, è anche per una intuizione sull’umore dell’italiano medio,
il moderato centrista che decide le elezioni.
Senza abusarne, è il caso di
adattare la vecchia distinzione gaberiana tra sinistra e destra. Ebbene, a voler giocare,
il Natale è di sinistra mentre il capodanno è di destra. E perciò
il Natale è prodiano mentre il capodanno è berlusconiano. Non è forse vero che a Natale siamo tutti più buoni? E dunque, eccolo lì
il trionfo dell’italiano bonaccione, persino un po’ noioso, il Professore che va in bicicletta, festeggia nella civilissima Bologna, mangia il pandoro e ha una famiglia che pare uscita da
un Medico in famiglia. E non è forse vero che a capodanno siamo tutti più
spensierati? E allora, vai con
l’italiano fattosi da solo, persino un po’ grossolano, il Cavaliere che gira in fuoriserie, festeggia nella produttiva Milano, mangia il panettone e ha una famiglia che pare uscita da
Beautiful. Ora, il punto è che l’italiano medio sta solitamente
nel mezzo. È mezzo Prodi e mezzo Berlusconi, mezzo buonista mezzo arrivista. Se l’umore si sposta verso l’uno o l’altro archetipo, si spostano anche i voti. E l’umore più recente dice che l’italiano medio è più buonista.
Ps: Auguri.
Direttore Responsabile del mensile ‘New politics’,
supplemento del quotidiano ‘Il Riformista’.