La recente 50ª Conferenza Generale della
AIEA, tenutasi qualche mese fa a Vienna, ha denunciato un problema cruciale: quello relativo al
controllo della crescita e dello sviluppo dell’energia nucleare. E a New York, durante i lavori della recente Assemblea generale delle Nazioni Unite, uno dei temi maggiormente dibattuti è stato appunto quello riguardante la questione nucleare.
L’AIEA, che proprio quest’anno è stata gratificata dal
premio Nobel, gioca un ruolo fondamentale intorno a tale problematiche, poiché rappresenta il principale strumento scientifico internazionale che consente di lavorare sui tre grandi temi che istituzionalmente competono all’Agenzia:
la salvaguardia e verifica dei sistemi di energia nucleare, la sicurezza e la prevenzione, la cooperazione tecnica. Ora, è evidente che
il Trattato di non – proliferazione è il fondamento stesso del regime globale di sicurezza planetaria e la base per il perseguimento del
disarmo nucleare. E non vi è dubbio che la diffusione di conoscenze e di capacità tecniche
nucleari implichino un accresciuto rischio di proliferazione e di terrorismo. Tuttavia, rimane il fatto che
il controllo dell’atomo per fini pacifici rappresenti un tema molto complesso, particolarmente difficile. L’Italia considera
i Protocolli Addizionali della AIEA parte integrante del
Sistema di salvaguardia, auspica l’entrata in vigore del
Trattato per la messa al bando completa degli esperimenti nucleari (CTBT) e l’avvio di
negoziati per un
Trattato per il Bando della Produzione di Materiale Fissile a scopi di esplosioni nucleari (FMCT). Ciò posto, resta il problema di
garantire lo sviluppo, per i Paesi che lo richiedono, della ricerca nucleare a scopi pacifici. Al grande fisico
Albert Einstein un giorno venne chiesto, alcuni decenni fa, perché si fosse riusciti a scoprire l’atomo, ma non i mezzi per controllarlo. Ed egli rispose:
“E’ semplice: perché la politica è più difficile della politica”. Vero o meno quello che Einstein ha affermato, certo è che si deve
accordare alla sicurezza nucleare una certa priorità, fermo restando che
la sicurezza deve essere perseguita in modo efficace grazie allo sviluppo di un regime di sicurezza globale utilizzando
Convenzioni, Codici di Condotta, standard unici di sicurezza nucleare.
Il caso
Iran, sotto questo profilo risulta emblematico: la ricerca nucleare è giustificata da Teheran per motivi pacifici.
Non del tutto a torto, se si pensa che il secondo Paese produttore di petrolio al mondo sta per adottare
pesanti misure di austerity, non riuscendo più a gestire la filiera petrolifera e non essendo in grado di
‘lavorare l’oro nero’ al punto di dover addirittura
importare i prodotti ‘raffinati’ come la benzina. Diversi Stati occidentali temono, a loro volta, che
il nucleare iraniano, accompagnato da qualche bellicosa dichiarazione degli esponenti governativi di quel Paese,
creino nell’area più calda del mondo il presupposto di una minaccia nucleare. Sulla base di simili presupposti, le esperienze recenti devono, dunque, essere di monito.
Prima di adottare misure sanzionatorie, presupposto di altre e più drastiche decisioni, sarebbe buona cosa che la comunità internazionale si adoperasse su due distinti piani:
la specializzazione tecnica del controllo (che, ahimè, possiede forti limiti temporali) e l’esercizio continuo della diplomazia. Durante la lunga
‘guerra fredda’, più volte si superò il rischio
dell’olocausto nucleare proprio negoziando, sul terreno diplomatico, con i Paesi forniti di armi nucleari. Oggi, invece, siamo di fronte ad un Paese che
non è ancora armato nuclearmente e che chiede, forse con formale ‘ruvidezza’, di
entrare nel ristretto ‘club’ delle nazioni nuclearizzate. Io non credo che si tratti di
appeasement invitare le grandi nazioni del globo
a negoziare prima ancora di prendere decisioni, le quali, una volta prese, saranno coerentemente seguite da tutti. In questa prospettiva, l’evento speciale della
Conferenza Generale della AIEA ha dunque contribuito
a definire nuovi approcci multilaterali per gli usi pacifici dell’energia nucleare, garantendo l’approvvigionamento di combustibile nucleare
in un quadro di massima garanzia rispetto alla non diversione dei materiali, contribuendo, altresì,
a rassenerare la corrusca aria che si intravedeva a New York.
Giornalista