A
40 anni dall'uscita di
'Unknown Pleasure', il mondo della musica ha commemorato come poteva la nascita e il tramonto artico. Ma non è stato solo il suicidio di
Ian Curtis a fare da
'effetto-meteora' per l'esigua produzione della band, che ammonta a solo due album. Il
circolo Arci di Montefortino ha detto la sua, rinnovando un impegno a creare occasioni di vivibilità di un centro storico tanto difficile quanto meraviglioso, come quello di
Artena. La serata del
13 settembre scorso, dedicata per l'appunto ai
'Joy Division', si è infatti consumata in una
piazza della Resistenza trasformata in una splendida piattaforma sul reticolo stradale che la parte nuova della cittadina in provincia di
Roma. Nell'oscurità della notte, stupisce davvero quanto possa essere illuminato il territorio ai piedi della collina su cui
Artena s'inerpica. Abitabilità dei territori urbani e attenzione alla produzione artistica del territorio hanno portato all'organizzazione di una serata all'insegna del
rock. Per ricordare e rivivere insieme un capitolo tanto breve quanto importante della storia della musica: quello in cui, in maniera assolutamente prematura, il
punk inglese, con le sonorità e le scelte ritmiche dei
Joy Division, già sembrava virare verso il
'post'. Ad affrontare questo discorso sono state convocate tre band locali, con il compito di proporre almeno una cover degli autori di
'Unknown Pleasure'. Il concerto è stato aperto dai
Van der Rohe: autori sui
riff di un
'alternative rock' che, cantato in italiano, risulta carico di tonalità cupe e isterismi. A partire dal sostrato malinconico del gruppo, che dal minimalismo dell'omonimo architetto prende il nome, si innesta la possibilità di una cover della band di
Manchester. La frontwoman,
Simona Panepuccia, si destreggia con onore nell'esecuzione di
'Trasmission'. A seguire una band di genere diverso. Proprio in questo risiedeva la
'sfida' artistica lanciata da
Arci Montefortino: come possono gruppi che provengono da generi diversi restituire la propria versione di una canzone dei
Joy Division? I
Vinnie Jonez Band si collocano nel panorama fluido del
'post rock', tra influenze metal e innesti provenienti dal
'grunge'. Senza troppe difficoltà, il piglio della band capitanata da
Gianluca Sacchi si cala nell'atmosfera di
'Shadowplay'. In chiusura i
Nuàri, che invece provengono proprio dal
punk: conservatori dello spirito originario per cui quel genere è nato a
Londra, contagiano il pubblico con la loro iperattività, risvegliandolo dal torpore che, in qualche modo, le sonorità
'alt' e
'post' tendono a infondere. Se non fosse per un timbro vocale più alla
Syd Barret di
Daniele Macera, totalmente diverso da
Ian Curtis, il passaggio di registro dai pezzi propri a
'Living in the Ice Age' è stato praticamente impercettibile. Tre diverse sfumature dei
Joy Division che resteranno non incise.