L’On. Elena Montecchi è parlamentare dei
Democratici di Sinistra e membro della Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati.
On. Montecchi, lei ritiene necessario regolamentare in una forma più adatta ai nostri tempi la libertà di culto nel nostro Paese?
“La libertà religiosa, nella quale rientra anche la libertà di culto, è uno dei diritti fondamentali riconosciuti, dopo la catastrofe della II guerra mondiale, dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Tuttavia, a questa proclamazione non si è accompagnata, in Europa, una vera sedimentazione di culture pluralistiche e l’adozione di forme giuridiche adeguate per garantire l’effettivo esercizio delle libertà religiose. Oggi, la presenza di religioni non cristiane nello spazio sociale e politico europeo rende ancora più urgente individuare una normativa moderna ed equilibrata. Nel nostro Paese sono ancora in vigore le leggi fasciste del 1929 – ‘30 e i principi costituzionali in materia non hanno ancora avuto piena attuazione. Per questo, da tempo riteniamo che sia urgente una legge sulla libertà religiosa”.
Un Paese democratico deve necessariamente riconoscere la propria essenzialità culturale in una sola religione, oppure deve porre ogni forma di fede sul medesimo piano di analisi e di giudizio?
“Dobbiamo uscire dalla sovrapposizione tra identità nazionale e identità religiosa e culturale. Oggi, le società sono estremamente complesse e vivono in un contesto multireligioso e di pluralismo culturale. Quindi, uno Stato moderno, democratico e non confessionale, deve affrontare con responsabilità il tema della laicità, delle differenze, della tutela dei diritti di tutti i cittadini e delle forme di convivenza pacifica tra le religioni. Il pluralismo religioso è ben presente in Europa e nella vita quotidiana delle persone. Quindi, il legislatore non può ignorare la necessità di regolare le relazioni tra lo Stato e le diverse confessioni religiose, essenzialmente per quanto riguarda i diritti di cittadinanza”.
Quali sono, a suo parere, i difetti del progetto di legge sulla libertà religiosa presentato dalla maggioranza?
“Il centrosinistra ha condiviso i contenuti di fondo del disegno di legge e ha lavorato costruttivamente per migliorarlo. Ma oggi quel testo si è trasformato in un elenco di divieti e di controlli. Ciò è avvenuto a causa dei condizionamenti e dei veti, basati su atteggiamenti xenofobi e intolleranti, imposti dalla Lega Nord a tutta la Casa delle Libertà. Noi oggi non condividiamo questo testo, che dopo un iter parlamentare travagliato e a causa degli scontri interni alla coalizione di centrodestra, non sarà mai approvato dal Parlamento”.
Dunque, la materia della libertà religiosa è un tema che maggioranza e opposizione dovrebbero affrontare secondo una logica bipartisan?
“Sì. E noi abbiamo cercato di farlo. Ma i problemi sono venuti dall’interno della maggioranza: Forza Italia ha subito i ricatti della Lega Nord che ha ottenuto di cambiare pesantemente il testo e, di fatto, ha affossato tutte le norme riguardanti la libertà religiosa”.
La laicità è dialogo con le distinte credenze religiose, mentre il laicismo è indifferenza verso di esse?
“Il laicismo viene utilizzato da alcuni per definire un atteggiamento che non riconosce alla sfera religiosa una dimensione pubblica, ma soltanto privata. Altri usano negativamente il termine laicismo per evocare il pericolo di una deriva per quelle società che disconoscono le proprie radici. Io credo che il dibattito sulla laicità debba trovare categorie concettuali e filosofiche nuove. Il concetto di laicità si è affermato nell’Europa che cercava di uscire da sanguinose guerre di religione quale dimensione politica di convivenza tra fedi diverse, ma tutte cristiane. Oggi, quel concetto va ripensato anche in relazione al fatto che siamo in presenza di religioni non cristiane. La discussione italiana è spesso propagandistica e foriera di confusione: si associa ai principi di laicità l’arrendevolezza verso le credenze culturali presenti nelle religioni non cristiane. I laici, insomma, sono accusati di relativismo quando, al contrario, la laicità delle istituzioni e la separazione tra la vita civile e la sfera religiosa sono il miglior baluardo proprio contro il relativismo”.