La morte spaventa e disorienta. Parlarne, fa paura. Se a farlo è un giovane poeta, si rimane attoniti.
Gabriele Galloni nella raccolta
'In che luce cadranno', edita da
RP Libri, sceglie coraggiosamente di affrontare in versi un tema complesso e non semplice. Vien quasi spontaneo un riferimento a
Foscolo, che vedeva la morte come un momento di verità, in cui l'uomo si misura con se stesso.
Antonio Bux, che ha curato la prefazione del volume, ci presenta un poeta che ha già una sua maturità stilistica e un talento di cesello. In effetti, le poesie di
Galloni sono caratterizzate
dall'essenzialità: i versi sono brevi, incisivi, diretti. Le sue parole vivono una sorta di sospensione, assumono un significato che va oltre l'immagine stessa:
"I morti tentano di consolarci/ma il loro tentativo è incomprensibile:/sono i lapsus, gli inciampi, l'indicibile della conversazione". Sono i morti a consolare i vivi. E questa visione ci fa entrare in una dimensione in cui la linea che separa la vita dalla morte è talmente sottile che, alla fine, i termini si sovrappongono e si capovolgono. Emerge l'invisibile a cui tendere l'orecchio, l'anima per comprendere che l'uomo è di passaggio sulla Terra e che la morte non è qualcosa di oscuro da allontanare o da temere. I morti che il poeta ci descrive sono
'presenze' in dialogo costante con l'umanità: non serve
'ucciderle' per rimuoverle dal ricordo. Il sogno è la strada reale dell'inconscio, in cui riposano le situazioni più scabrose e le persone più amate:
"Nel sogno ci nascondevamo in fondo/alla navata di una chiesa. Insieme/cercavamo un accesso per la casa/dei morti./Fuori tutto il mondo". Con la premessa dell'autore sulla scambievolezza dei ruoli
'vivo-morto', è lecito interrogarsi e
"chiedersi come resuscitino i morti e quale voce verrà data loro in dono". E' da considerarsi una silloge dell'infinito, dove l'inizio si unisce, alla fine, nella catena delle esistenze. Il passaggio:
"Ci basterebbe credere a una riva" rappresenta la speranza di una vita migliore dopo la vita. Entra in gioco la fede, che diventa l'àncora di salvezza a cui si tende.
Galloni ci affida la poesia della verità e ci parla di esistenze passate non come corpi abbandonati e forse dimenticati: i morti torneranno alla vita e avranno voce di creatore. La
'luna-morte' in contrapposizione al
'sole-vita' è considerata dai morti un errore, una sorta di illusione: è di sesso neutro, come l'opalescente luna di
memoria 'leopardiana'. Prepotente lo spirito di Ugo Foscolo che ritorna nelle maschere funerarie, nelle lapidi, nei necrologi, nelle ammonizioni che il mondo dei vivi ha affidato ai morti e viceversa.
In che luce cadranno
di Gabriele Galloni, RP Libri
Pagg. 48, 10 €
L'autoreGabriele Galloni è nato a Roma nel 1995. Studia Lettere Moderne all'Università 'La Sapienza'. Ha pubblicato 'Slitta_menti' (Augh Edizioni, Viterbo 2017) con una nota di Antonio Veneziani.