Il collettivo
Argon e
l'Accademia d'Arcadia hanno esplorato un nuovo linguaggio performativo per tratteggiare una figura che è stata quanto mai emblematica nell'ambito della storia dell'arte: quella di
Artemisia Gentileschi. L'idea originaria risale al
2012, in occasione del
Festival Mito di Milano/Torino, ma si è evoluta nel corso degli anni in questa nuova versione, presentata l'anno scorso al
CRT Teatro dell'Arte in occasione della
XXI Triennale di Milano. La struttura attuale dello spettacolo va oltre i confini del teatro e diventa una sorta di
'lungometraggio con prologo': un montaggio di scene in cui la sinergia tra arte e musica dal vivo, che rispecchia perfettamente il gusto del collezionismo di molti cardinali romani
(Maria del Monte) e quell'idea di elevazione dell'animo umano presente nei quadri di alcuni grandi pittori
(Caravaggio) dell'inizio del
XVII secolo. Si esce dagli schemi del tradizionale
documentario biografico e si entra in un
territorio sperimentale, in cui vengono proiettati
tredici grandi quadri, corrispondenti a tredici tappe della vita, accompagnati e sincronizzati da brani di musica antica. Da
Monteverdi a
Castello, passando per
Strozzi, Landi e
Falconieri, le melodie seicentesche sono suonate con strumenti originali
dall'Ensemble Accademia d'Arcadia e interpretate dalla soprano
Silvia Frigato, mentre la proiezione scorre in sequenze e il viaggio del pubblico inizia. L'inserimento del prologo dell'attore del collettivo,
Monero Callegari, contribuisce in modo essenziale a introdurre il temperamento di
Artemisia, rievocata attraverso la lettura di parti del romanzo di
Anna Banti, moglie dello storico dell'arte
Roberto Longhi, che la definisce:
"Donna eccezionale, né sposa né fanciulla". Il verbo
'bruciare' ricorre spesso tra le espressioni usate da
Monero Callegari per rappresentare la produzione della pittrice, ma è anche un termine che assume diverse declinazioni durante l'intera proiezione. L'ardente curiosità dello spettatore divampa fin dall'inizio, con la
sequenza di quadri che bruciano lentamente e inesorabilmente: tutto si fa
cenere fino a scomparire nel vuoto, metafora della mancanza d'amore nella vita della donna. Nei quadri più rappresentativi e centrali della sua carriera artistica,
Artemisia ricerca disperatamente un posto nella società: dall'affetto dai suoi cari, al rapporto con il padre, spesso distante e scontroso alla rivendicazione della sua dignità come donna. Ciascuna tappa, nel video, ha il suo
titolo, che rappresenta le parole o le persone chiave che hanno segnato il suo destino di donna e di pittrice. Il padre è una presenza costante e importante per
Artemisia, che dialoga simbolicamente con lui fin dalla prima scena,
'Museum', quando i due sono seduti uno di fronte all'altro e si scambiano profondi sguardi, quasi a ricordare l'emozionante incontro tra
Marina Abramovich e
Ulay al
MoMa. Il sodalizio affettivo viene esplorato nel successivo episodio,
'Casino delle Muse', in cui
Artemisia si arrampica tra le impalcature per sedersi su una trave accanto a
Orazio e realizzare le celebri figure femminile musicanti per
Scipione Borghese. Proprio in quest'occasione, lo sguardo della giovane si posa su
Agostino Tassi, pittore e collaboratore del padre, che appare in questa fase come una figura carismatica per
Artemisia. Nell'ambientazione dell'episodio
'Bath', lo spettatore comincia a intravedere l'inquietante ossessione di
Tassi nei confronti della figlia di
Orazio. Quest'ultima sembra percepire di essere spiata nella sua intimità, mentre ha appena finito di lavarsi. In
'Fare dark', il
Tassi si rivela per quello che è realmente:
"Uno smargiasso, un avventuriero, un soggetto da galera", come lo definisce
Luciano Berti in
'Artemisia'. Le inquadrature ristrette ai mezzi busti e
'l'urlo sordo' di
Artemisia caricano il momento dello
stupro di un alto tasso drammaticità e di coinvolgimento emotivo. Le rappresentazioni successive sono tutte proiezioni di una ferita incolmabile:
Artemisia si aggira in una stalla con le vesti e le mani completamente piene di sangue, mentre sfinita sviene tra le mosche e gli animali, che sottolineano la sporcizia con la quale il suo corpo è stato corrotto per sempre. Un animo errante nella rabbia e nella smania, quasi ossessiva e convulsiva. L'attrice trova il personaggio attraverso l'intensità delle espressioni e la forza delle azioni, in una cornice di poetica dolcezza ed estetica ricercatezza. La logica
maschilista e quella
dell'omertà diffusa nella
società romana del seicento non impedisce alla donna di
denunciare Agostino e di affrontare così le numerose dicerie degli uomini, che colgono l'occasione per diffamarla accusandola di esser stata consenziente. Le riprese finali sottolineano la messa in scena del più simbolico tra i quadri dell'artista,
'Giuditta che taglia la testa di Oloferne', in cui una cruenta e fredda
Artemisia taglia ripetutamente la testa del
Tassi, che emblematicamente rappresenta la continua lotta di una donna contro i pregiudizi del suo tempo.
Trailershttps://youtu.be/Rh_poFH0dNk
https://youtu.be/0O_ryjPQeUs
https://youtu.be/rlgwt4K7N5Q
Siti webwww.etmanchipieta.com
www.anagoor.com
www.fondazionearcadia.orgET MANCHI PIETA'
Introduzione: Moreno Callegari
Musica: Lorenzo Allegri, Claudio Monteverdi, Giovanni Maria Trabaci, Tarquinio Merula, Giovanni Battista Fontana, Andrea Falconieri, Luigi Rossi, Barbara Strozzi, Stefano Landi, Dario Castello
Musiche dirette e arrangiate da: Alessandra Rossi Lürig ed eseguite dall'Ensemble Accademia d'Arcadia con la partecipazione straordinaria del soprano Silvia Frigato
Concept video, riprese e scenografie: Simone Derai, Moreno Callegari, Marco Menegoni/Anagoor
Soggetto e regia: Simone Derai
Produzione: Fondazione d'Arcadia/Anagoor 2012