Gli italiani si dimostrano un popolo
generoso: sono oltre
3 mila e 300 all'anno, infatti, le operazioni chirurgiche di
trapianto, concentrate prevalentemente nelle regioni del nord. Dal
cuore al
fegato, dal
pancreas al
rene e al
polmone, sono in forte aumento gli interventi, ma sono più di
9 mila le persone che ancora aspettano la
sostituzione di un organo malato con uno sano, prelevato da un
donatore. I dati emergono dal report sulle attività di donazione e trapianto del
Centro nazionale trapianti e si riferiscono al
2015. I
trapianti sono stati esattamente
3326, contro i
3250 del
2014 e i
3089 del
2013. Crescono anche le
donazioni: 1489 rispetto alle
1443 del
2014 e le
1350 del
2013. Rene e
fegato sono gli organi che vedono più richieste, ma sono in aumento anche i
trapianti di tessuti e di
cellule staminali emopoietiche. Notevole la cifra delle azioni di trapianto di rene da
donatore vivente: le persone che hanno donato sono state
301, mentre le donazioni da cadavere sono state
1165. Il
trapianto da vivente è comunque possibile solo per
legame genetico, legale o
affettivo. Rara è la
donazione samaritana, ovvero quella svincolata da ogni parentela, libera, consapevole e gratuita. Fino a ora ne esiste
solo un caso. Per quanto riguarda le
liste di attesa, esse sono stabili, ma c'è da dire che la
sopravvivenza di chi aspetta di essere
trapiantato si è
allungata grazie alla qualità delle terapie farmacologiche. E' quindi minore il
tasso di mortalità, che oscilla tra il
2% dei malati di
rene e il
10% di quelli al
polmone. A fine dicembre
2015 erano
9070 le persone in aspettativa: tre quarti in fila per un
rene, dove la media di attesa è di
tre anni, 2,8 per il
cuore, due per il
fegato, superiore ai
3 anni per il
pancreas. Un segnale positivo arriva dai comuni: sono circa
500 a seguire la
direttiva ministeriale del 2015, grazie alla quale è possibile indicare sulla
carta d'identità, la disponibilità a
donare gli organi in caso di
decesso. Delle amministrazioni partite con il sistema di raccolta, solo un
10% dei firmatari ha scelto il
diniego. La
Lombardia si conferma la regione più virtuosa con
273 donatori; segue la
Toscana con
180; l'Emilia Romagna con
135; il
Veneto con
128. La
Calabria registra solo
20 casi;
l'Abruzzo 27; la
Sardegna 36; le
Marche 47 e
Puglia e
Sicilia 50. L'evidente differenza è data da una
maggiore efficienza delle strutture del nord. Al
sud c'è anche un antico
retaggio che si oppone al prelievo degli organi: sul totale degli accertamenti di morte, nel
2014 per il
31% dei casi c'è stata
resistenza e
contrarietà. Le
rianimazioni lavorano bene, nonostante non manchino le difficoltà e una serie di criticità da risolvere. Ma è soprattutto
l'innovazione con l'uso delle
tecnologie a garantire la funzionalità delle operazioni. Una rete ben coordinata riesce a ridurre le spese, tanto che i voli per i
trasporti degli organi sono stati
razionalizzati, creando un risparmio di quasi
un milione e mezzo di euro. Il bilancio è sicuramente
positivo: l'Italia è
un'eccellenza nelle
tecniche di trapianto. Tuttavia, è necessario incrementare i numeri e l'impegno, attraverso delle
campagne informative che facilitino questo genere di scelta. Per salvare una vita basta una
firma, ma bisogna
volerlo.