Possiamo salvaguardare e diffondere il nostro patrimonio culturale attraverso la
tecnologia aerospaziale e le
applicazioni web-based? Sembrerebbe di sì. A dimostrarlo, il progetto internazionale, della durata di due anni, denominato
'ArTeK - Satellite enabled services for preservation and valorisation of cultural heritage', nel quale
l'Italia sta dando il suo valido contributo grazie
all'Istituto superiore per la conservazione e il restauro (Iscr). Un progetto che, nella sua prima revisione - tenutasi il 27 e 28 febbraio 2017 a
Roma, presso la Sala Conferenze
dell'Iscr, più precisamente al Complesso del San Michele - ha visto la presenza di un tecnico revisore
dell'Agenzia spaziale europea, insieme con alcuni enti coinvolti nelle fasi di dimostrazione del piano di lavoro. E che, nell'occasione, ha confermato lo sviluppo di una particolare
piattaforma informatica per erogare servizi nel settore dei
Beni culturali. Servizi i quali sfrutteranno e combineranno insieme le
tecnologie spaziali (osservazione della Terra da satellite e drone, telecomunicazione, navigazione) e il settore delle
applicazioni web, come la
piattaforma 'Cloud', o
'Cloud computing', che consiste nella memorizzazione ed elaborazione di dati grazie a
risorse hardware e
software localizzate su
internet. In questo specifico caso, la piattaforma sarà utilizzata non solo per
monitorare e
valorizzare i
beni culturali, ma anche per aggiornare, condividere e diffondere informazioni provenienti da altre piattaforme istituzionali sullo stato di conservazione dei beni, le possibili minacce e le misure di prevenzione che li riguardano. È un progetto, quello che sta interessando i
siti Unesco di
Matera e
Villa Adriana, fino alle località di
Civita di Bagnoregio, Gianola e
Baiaci, costruito su una
'filosofia sharing' che fa della condivisione di informazioni la colonna portante di qualsiasi progresso scientifico. Basato soprattutto sulla costante osservazione di quelle aree che necessitano di particolari controlli, poiché minacciate da fattori ambientali causati dalla natura e dall'uomo,
ArTeK potrebbe divenire un valido sostegno alla valorizzazione del patrimonio, sfruttando meccanismi di fruizione avanzati come lo studio del comportamento dei visitatori all'interno di un sito di interesse culturale, il quale - in base al calcolo dei tempi di sosta degli individui nei pressi di uno specifico monumento - evidenzi i
principali interessi del pubblico e le sue eventuali
violazioni. Tanti e diversi gli attori coinvolti: il già citato
Iscr del
Mibact, ovvero uno dei principali enti italiani attivi nel campo della conservazione dei beni culturali;
l'Agenzia spaziale europea (Esa), che ha finanziato il progetto; e la
Nextant Applications and Innovative Solutions (Nais), media impresa del
Lazio, che lo ha sviluppato in collaborazione con
l'Agenzia apaziale italiana (Asi), l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), il Consiglio nazionale per le ricerche - Istituto di metodologie per l'analisi ambientale (Cnr-Imaa) e le aziende
Superelectric s.r.l., Strago s.p.a., l'Ente nazionale per l'assistenza al volo (Enav) e
ipTronix. In questo senso,
ArTek si pone in totale continuità con
Videor, altro progetto promosso dall'istituto di restauro italiano con alcuni degli enti internazionali di cui sopra. Presentato il 28 gennaio 2016 a
Tivoli, Videor costituisce il primo esempio sperimentale di
monitoraggio 'web-based' del
patrimonio culturale, al momento focalizzato sull'area archeologica di
Villa Adriana. Monitoraggio che, per rilevare l'instabilità delle strutture e gli illeciti umani, come scavi clandestini e abusi edilizi, utilizza i dati di
osservazione satellitare e aerea raccolti attraverso la tecnologia dei
droni, ormai ampiamente utilizzati nel campo della conservazione e il restauro del patrimonio culturale.
Per ulteriori approfondimenti:
http://www.laici.it/viewarticolo.asp?Id=2604