Un vecchio proverbio cinese recita:
"Quando il dito indica la luna, lo stolto guarda il dito". Come a dire che, spesso, le persone - giornalisti compresi - rimangono
'in superficie', non colgono le
provocazioni, o se le colgono, spesso le
strumentalizzano a proprio piacimento, dimenticando gli argomenti di fondo, quelli pregnanti, sui quali occorrerebbe riflettere davvero. È un difetto, questo, tipicamente italiano, che vediamo palesarsi troppe volte. L'ultimo esempio, in tal senso, è fornito dalla
'querelle Grillo-Mentana', con da un lato il comico
'pentastellato' che - esagerando come al solito - nel suo
blog ha attaccato tutti i
media, additandoli come
"fabbricatori di false notizie" proponendo, altresì, l'istituzione di una
giuria popolare per la verifica della veridicità delle informazioni; dall'altro,
Enrico Mentana che, per il rispetto della sua professionalità, ha replicato intimando la
querela. Una
'minaccia' prontamente ritirata a seguito del
'dietro-front' di
Grillo. Ora, non è la prima volta che il leader dei
'cinque stelle' si scaglia contro le
'bufale' e il
'cattivo giornalismo': basta ricordare, tra tutti, l'attacco al presidente dell'antitrust,
Giovanni Pitruzzella, che in un'intervista al
'Financial Times' aveva proposto la creazione di un
network di
agenzie per rilevare le
'bufale del web'. "Il web non si ferma. Questo blog non smetterà mai di scrivere", aveva precisato
Grillo, parlando di inquisitori e di libertà dei
'social'. Ed è proprio su questa circostanza che dovremmo riflettere, andando
oltre il 'dito', vale a dire la pur
'brutta uscita' del
Garante del
M5S e il suo
post scriptum che ricuce col direttore del telegiornale de
'La7'. Tuttavia,
Grillo procede per
provocazioni: è troppo intelligente per non sapere che i
tribunali del popolo sono inattuabili e appartengono ad un
lato 'oscuro' della nostra Storia. Non è, pertanto, su questo punto che dovremmo insistere, ma andare oltre le sue parole, per carpirne i
reali contenuti. E ragionare, per contro, sull'attacco, ben orchestrato, in atto contro la libera circolazione delle
idee online, di cui il presidente dell'antitrust,
Pitruzzella, con le sue
"agenzie pubbliche dei Paesi Ue", si fa portavoce e sostenitore. Un argomento sul quale si pone poca attenzione, poiché la
stampa 'gossippara' preferisce commentare l'infelice uscita del leader senza leggere nient'altro
tra le righe. La
'rete' è il luogo in cui - a volte con esiti positivi, altre volte meno - il cittadino è in grado di affrancarsi dalla classe dirigente, il territorio in cui è possibile esprimere, più o meno liberamente, le proprie opinioni. Senza dubbo, è lo
'spazio' in cui sopravvivono i
'populisti' e spopolano le
'bufale', ma circolano anche
molte verità attraverso
blog e
testate indipendenti e
'apartitiche' (come la nostra). Tutte
'voci' non direttamente coinvolte negli
'affari' della politica, poiché
'autofinanziate' o sostenute da sponsor provenienti dal
mercato (come dovrebbe essere per tutti...). La
'rete' è anche il luogo dove la gente dice
'basta' e si ribella - almeno virtualmente -
all'oligarchia dei politici, degli
imprenditori e dei
banchieri; è il contesto in cui meglio circola quel senso di
sfiducia nei riguardi delle istituzioni e nel quale emerge il desiderio di
cambiamento che ha condotto a guardare con speranza al
M5S. Una fiducia da soffocare, distruggendo l'immagine di questa nuova forza politica mediante l'amplificazione degli errori commessi dai loro esponenti, come insegna la
'vicenda Raggi'. Magari, arrivando fino al punto di
censurare internet con veri e propri provvedimenti legislativi. Del resto, un popolo che non ragiona con la propria
testa e che non si informa autonomamente sul
web è più facilmente
controllabile. Insomma, lo
'sproloquio' di
Grillo andrebbe letto in un contesto più ampio - come si è fatto molte altre volte, in passato, con Umberto Bossi - perché
tra le righe, probabilmente in maniera non
'ortodossa', ci sta dicendo che se si vuole limitare le
'bufale' censurando il
web, allora bisognerebbe partire proprio dalla
'stampa politicizzata', da sottoporre, per assurdo, alla giurisdizione di quel popolo che si vorrebbe ridurre al
silenzio. La libertà conquistata dai cittadini con la
rete non si tocca, sostiene in sostanza
Beppe Grillo. Quella
libertà di cui spesso ci vantiamo e che dovremmo provare a preservare guardando la
'luna' e non certo il
'dito'.