Michela ZanarellaLa recente diatriba relativa all'Ilva di Taranto ripropone con urgenza la questione della 'sensibilità ambientale', che in Italia sembra essere una 'voce' divenuta politicamente 'fuori moda'. Eppure, la questione avrebbe pienamente un 'senso', benché si sappia, ormai, che negli ambienti della politica italiana la questione della misurazione e del raggiungimento di obiettivi concreti sembra essere diventata una richiesta troppo specifica, se non 'stravagante'. Se in numerosi Paesi, l'attenzione all'ambiente rappresenta una problematica tenuta in debita considerazione, qui da noi proprio non si riesce a uscire da un logica di Partiti e movimenti 'minestrone', che contengono e rappresentano, al loro interno, gruppi e interessi spesso contrapposti tra loro. Eppure, secondo un rapporto dell'agenzia dell'Onu per l'Ambiente (Unep) e dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), presentato in Kenya durante la seconda assemblea delle Nazioni Unite, è sempre più alto il numero dei decessi causati da situazioni ambientali compromesse. Solo nel 2012, oltre 12 milioni di morti premature sono da attribuirsi a questa drammatica realtà. Numeri quasi superiori a quelli di un conflitto mondiale. La percentuale più alta è stata registrata in Asia sud-orientale, con il 28% dei casi, seguita dal Pacifico orientale con il 27%, dall'Africa subsahariana con il 23% e dal Medio Oriente, con il 22%. L'Unione europea raggiunge quota 15%, ma non per questo il 'quadro' complessivo che ne viene fuori può essere cosiderato rassicurante: l'inquinamento è il quarto fattore di rischio di morte a livello mondiale. La metà dei decessi si concentra nell'area delle due economie più sviluppate: Cina e India. I 'killer' sono diversi: dalle centrali elettriche, alla produzione industriale, dalle emissioni dei veicoli, al riscaldamento a carbone e a legna. Secondo Michael Brauer, ricercatore presso l'università della British Columbia, il fenomeno ha contribuito al 'boom' di malattie cardiache, infezioni acute e problemi respiratori. La crescita economica, insomma, porta con sé non solo sviluppo, ma anche nubi tossiche nell'aria. Si continua a perdere la vita e quasi 840 mila persone muoiono, tra le altre cose, per l'assenza di acqua potabile. Per non parlare dell'esposizione all'amianto - è sempre di questi giorni, la drammatica vicenda giudiziaria della cittadina di Casale - che provoca 107 mila vittime, oltre al piombo che 'spegne', ogni anno, 654 mila individui. Altra fetta rilevante è data dai disastri ambientali, che hanno colpito 4 miliardi di persone. Numeri i quali, se analizzati con precisone, lasciano intuire il rischio di nuovi ammalati. Bisognerebbe, pertanto, attivare i 'piani' necessari a una prevenzione efficace. Se dati e statistiche mostrano un peggioramento sistematico, confermando come la percentuale di anidride carbonica nell'atmosfera abbia superato, nel 2015, per la prima volta, le 400 parti per milione, c'è anche da dire che tale soglia era già stata oltrepassata, seppur sporadicamente, anche in passato, con il riscaldamento delle acque del Pacifico. Ma prima di 'affondare' nella generalità delle cause di mortalità, occorre fare attenzione: inglobare cifre nella categoria 'inquinamento', forse è troppo generico e si può rischiare di dare informazioni approssimative. Tutti i casi di ictus, cardiopatie ed enfisemi sono interamente legati a polveri sottili e smog? Se si vanno ad analizzare i dati Istat del 2012, i decessi per patologie respiratorie probabilmente causate dall'inquinamento, risultano essere 21.842 soltanto in Italia. Sta di fatto che l'alterazione ambientale possa causare danni gravi alla salute dell'uomo. Il più conosciuto e diffuso, ovviamente, è il tumore: non lo si può negare. Gli effetti son diversi, a seconda se si tratta di contaminazioni a lungo termine, o a piccole dosi di sostanze nocive. A essere maggiormente colpiti sono gli anziani, o quei soggetti già affetti da malattie respiratorie, che risultando più deboli, possono rischiare di morire. In pericolo sono, comunque, anche donne e bambini. Anche l'ambiente domestico, infatti, risulta essere una sorgente di inquinamento piuttosto dannosa. Nel 1952, a Londra, un'alta concentrazione di smog fece registrare un picco di decessi in tre giorni: oltre 4 mila morti. E' naturale pensare che vi sia una correlazione tra inquinamento atmosferico e stato di salute degli individui. Dalle ultime ricerche sugli effetti delle emissioni di gas nell'atmosfera, le persone soggette all'inquinamento nelle città rischiano di contrarre il diabete con più facilità rispetto a chi vive dove l'aria è più pulita. A rivelarlo, uno studio epidemiologico effettuato negli Usa, che ha analizzato le reazioni alle polveri sottili, dimostrando come anche lo smog possa esserne responsabile. Lo stesso vale per allergie e attacchi di panico, che si stanno diffondendo a vista d'occhio per la presenza di anidride carbonica in quantità eccessive. Nel nostro Paese, le città più inquinate si trovano al nord. I dati più allarmanti arrivano dall'area padana: Brescia, Monza, Milano e Torino superano quasi regolarmente la concentrazione stabilita dall'Ue. Ma la situazione è spesso innanzi a una 'soglia critica' anche a Roma e in alcune città del sud, come Bari, Messina e, ovviamente, Taranto. Anche se si stanno eliminando centinaia di sostanze responsabili del buco dell'ozono e si è tolto il piombo dalla benzina, evitando la morte di milioni di persone, la lotta all'inquinamento è un obiettivo non semplice da conseguire. Si punta a una riduzione di quasi 2 milioni dei casi di cancro alla pelle entro il 2030, ma la strada da percorrere è ancora lunga e faticosa. L'inquinamento, purtroppo, fa vittime ovunque E ogni Paese ha il compito di identificare le azioni per migliorare la salute pubblica. Perché al di là della correttezza dei numeri, la priorità di tutela dev'essere dedicata alla collettività.


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