La recente diatriba relativa
all'Ilva di
Taranto ripropone con urgenza la questione della
'sensibilità ambientale', che in
Italia sembra essere una
'voce' divenuta politicamente
'fuori moda'. Eppure, la questione avrebbe pienamente un
'senso', benché si sappia, ormai, che negli ambienti della
politica italiana la questione della
misurazione e del
raggiungimento di
obiettivi concreti sembra essere diventata una richiesta troppo
specifica, se non
'stravagante'. Se in numerosi Paesi, l'attenzione all'ambiente rappresenta una problematica tenuta in debita considerazione, qui da noi proprio non si riesce a uscire da un logica di
Partiti e
movimenti 'minestrone', che contengono e rappresentano, al loro interno,
gruppi e
interessi spesso
contrapposti tra loro. Eppure, secondo un rapporto
dell'agenzia dell'Onu per l'Ambiente (Unep) e
dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), presentato in
Kenya durante la seconda assemblea delle
Nazioni Unite, è sempre più alto il numero dei
decessi causati da
situazioni ambientali compromesse. Solo nel
2012, oltre
12 milioni di morti premature sono da attribuirsi a questa drammatica realtà. Numeri quasi superiori a quelli di un conflitto mondiale. La percentuale più alta è stata registrata in
Asia sud-orientale, con il
28% dei casi, seguita dal
Pacifico orientale con il
27%, dall'Africa subsahariana con il
23% e dal
Medio Oriente, con il
22%. L'Unione europea raggiunge quota
15%, ma non per questo il
'quadro' complessivo che ne viene fuori può essere cosiderato rassicurante:
l'inquinamento è il
quarto fattore di rischio di
morte a livello mondiale. La metà dei decessi si concentra nell'area delle due economie più sviluppate:
Cina e
India. I
'killer' sono diversi: dalle
centrali elettriche, alla
produzione industriale, dalle
emissioni dei veicoli, al
riscaldamento a carbone e a
legna. Secondo
Michael Brauer, ricercatore presso
l'università della British Columbia, il fenomeno ha contribuito al
'boom' di
malattie cardiache, infezioni acute e
problemi respiratori. La crescita economica, insomma, porta con sé non solo
sviluppo, ma anche
nubi tossiche nell'aria. Si continua a perdere la vita e quasi
840 mila persone muoiono, tra le altre cose, per l'assenza di
acqua potabile. Per non parlare dell'esposizione
all'amianto - è sempre di questi giorni, la drammatica vicenda giudiziaria della cittadina di
Casale - che provoca
107 mila vittime, oltre al
piombo che
'spegne', ogni anno,
654 mila individui. Altra fetta rilevante è data dai
disastri ambientali, che hanno colpito
4 miliardi di persone. Numeri i quali, se analizzati con precisone, lasciano intuire il rischio di nuovi ammalati. Bisognerebbe, pertanto, attivare i
'piani' necessari a una
prevenzione efficace. Se dati e statistiche mostrano un
peggioramento sistematico, confermando come la percentuale di
anidride carbonica nell'atmosfera abbia superato, nel
2015, per la prima volta, le
400 parti per milione, c'è anche da dire che tale soglia era già stata oltrepassata, seppur sporadicamente, anche in passato, con il riscaldamento delle acque del
Pacifico. Ma prima di
'affondare' nella generalità delle
cause di mortalità, occorre fare
attenzione: inglobare cifre nella categoria
'inquinamento', forse è troppo
generico e si può rischiare di dare informazioni approssimative. Tutti i casi di
ictus, cardiopatie ed enfisemi sono interamente legati a
polveri sottili e
smog? Se si vanno ad analizzare i dati
Istat del
2012, i decessi per
patologie respiratorie probabilmente causate
dall'inquinamento, risultano essere
21.842 soltanto in
Italia. Sta di fatto che
l'alterazione ambientale possa causare danni gravi alla salute dell'uomo. Il più conosciuto e diffuso, ovviamente, è il
tumore: non lo si può negare. Gli effetti son diversi, a seconda se si tratta di
contaminazioni a lungo termine, o a
piccole dosi di
sostanze nocive. A essere maggiormente colpiti sono gli anziani, o quei soggetti già
affetti da malattie respiratorie, che risultando più deboli, possono rischiare di
morire. In pericolo sono, comunque, anche
donne e
bambini. Anche
l'ambiente domestico, infatti, risulta essere una
sorgente di inquinamento piuttosto dannosa. Nel
1952, a
Londra, un'alta concentrazione di
smog fece registrare un picco di decessi in tre giorni: oltre
4 mila morti. E' naturale pensare che vi sia una
correlazione tra
inquinamento atmosferico e
stato di salute degli individui. Dalle ultime ricerche sugli effetti delle emissioni di gas nell'atmosfera, le persone soggette
all'inquinamento nelle città rischiano di contrarre il
diabete con più facilità rispetto a chi vive dove l'aria è più pulita. A rivelarlo, uno
studio epidemiologico effettuato negli
Usa, che ha analizzato le reazioni alle
polveri sottili, dimostrando come anche lo
smog possa esserne responsabile. Lo stesso vale per
allergie e
attacchi di panico, che si stanno diffondendo a
vista d'occhio per la presenza di
anidride carbonica in quantità eccessive. Nel nostro Paese, le città più inquinate si trovano al
nord. I dati più allarmanti arrivano dall'area padana:
Brescia, Monza, Milano e
Torino superano quasi regolarmente la concentrazione stabilita
dall'Ue. Ma la situazione è spesso innanzi a una
'soglia critica' anche a
Roma e in alcune città del sud, come
Bari, Messina e, ovviamente,
Taranto. Anche se si stanno eliminando centinaia di sostanze responsabili del
buco dell'ozono e si è tolto il
piombo dalla
benzina, evitando la morte di milioni di persone, la lotta all'inquinamento è un obiettivo non semplice da conseguire. Si punta a una
riduzione di quasi
2 milioni dei casi di
cancro alla pelle entro il
2030, ma la strada da percorrere è ancora lunga e faticosa. L'inquinamento, purtroppo, fa vittime ovunque E ogni
Paese ha il compito di identificare le azioni per migliorare la
salute pubblica. Perché al di là della correttezza dei numeri, la
priorità di tutela dev'essere dedicata alla
collettività.